24 Novembre 2011

“L’Italia sono anch’io” ad Arezzo
Il contributo dei Giovani Democratici

Nel corso della mattinata di sabato 19 novembre, giorno di mobilitazione nazionale del comitato promotore di “L’Italia sono anch’io”, anche i Giovani Democratici della Provincia di Arezzo hanno dato il proprio contributo alla causa raccogliendo le firme per le due leggi di iniziativa popolare di cui il progetto si fa portatore.

Il piccolo banchetto sistemato tra una bancarella e l’altra del consueto mercato cittadino di Via Giotto di Arezzo è stato un punto di incontro per tutti i cittadini della nostra provincia, italiani e non, rimasti incuriositi da questo serio programma di riforma delle due leggi attualmente vigenti in merito alla concessione della cittadinanza e del diritto di voto amministrativo.
Come cittadini non più solo di uno stato, ma di un mondo che sempre più si caratterizza come un continuo scambio tra popoli e culture diverse, i Giovani Democratici ritengono fondamentale la revisione delle leggi in vigore, discordanti con le convenzioni europee, per cui, ad esempio, i bambini nati in Italia da genitori stranieri non acquisiscono la cittadinanza neppure se crescono da italiani. La cittadinanza, infatti, è una condizione che non dovrebbe essere acquisita per “sangue”, ma per diritto. Un diritto che spetta a chiunque viva nella nostra società, ne rispetta le norme e le regole, paga tutte le imposte dovute e che quindi contribuisce da un lato alla crescita fiscale del Paese, dall’altro allo sviluppo della stessa comunità. Quale altra giusta definizione può essere data alla parola “cittadino”, se non questa? Ecco perché i Giovani Democratici, come il comitato promotore dell’iniziativa, credono anche che sia giusto conferire ai cittadini stranieri il diritto di voto amministrativo: non è ammissibile che oggi una gran parte di persone che popolano le nostre città non possano decidere chi debba amministrare il bene comune. Queste e altre considerazioni sono state fatte dai nostri ragazzi a tutti i passanti fermatisi a chiedere informazioni e che hanno ritenuto poi giusto appoggiare l’iniziativa con una firma.
Come Giovani Democratici non possiamo che essere lieti dei risultati ottenuti. La campagna, ricordiamo, non è finita: terminerà infatti a febbraio 2012. Invitiamo pertanto tutti coloro che volessero contribuire con una firma a recarsi presso la sede del Coordinamento Provinciale PD, sede anche del gruppo dei Giovani Democratici Provinciali, o negli appositi sportelli “Unico” attivati dal comune di Arezzo.
Qualora foste interessati a saperne di più sul programma de “L’Italia sono anch’io”, vi invitiamo a visitare il sito internet www.litaliasonoanchio.it o la pagina Facebook dedicata.

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23 Novembre 2011

Ferrucci: «No alle dimissioni di Fassina.
Credibili nel mondo del lavoro anche grazie a lui»

Chiedere le dimissioni di Stefano Fassina mi sembra fuori luogo e strumentale. La posizione del Partito Democratico sui temi di economia e lavoro è chiara e allo stesso tempo aperta al confronto come si addice ad un partito come il nostro. L’operato di Fassina in questi mesi è positivo ed è anche dovuta a questo la credibilità che abbiamo oggi nel mondo del lavoro”.
Così il responsabile Economia e Lavoro del PD toscano, Ivan Ferrucci, commenta la richiesta di dimissioni del responsabile nazionale Stefano Fassina, contenuta in un documento dei Liberal PD.
Non mi pare francamente che ci sia contraddizione tra le posizioni di Fassina e le linee di responsabilità e di rigore assunte da Bersani di cui parlano i sottoscrittori del documento. E in riferimento alla vicenda della lettera della Bce, ad esempio, credo che sia fuori luogo pensare che, per un dirigente politico, avere espresso un’opinione rispetto a un’istituzione comunitaria corrisponda a un motivo di allontanamento da un organismo politico come una segreteria di partito”, conclude Ferrucci.

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«Per uscire dalla crisi, bisogna
rendere fiato a giovani e lavoratori»

“La vera sfida del futuro del Paese è rendere fiato ai lavoratori e alle giovani generazioni. In passato non si è puntato su di loro, ed è stato l’errore più grave”. Il segretario regionale del Pd, Andrea Manciulli, interviene ai microfoni del Tgr della Rai.

“Monti – prosegue il segretario – ha esordito bene perchè è tornato a parlare del merito delle questioni. Il Pd cerchi di portare l’Italia su un versante più sociale perchè la crisi non possono continuare a pagarla sempre gli stessi. Le misure che devono essere prese siano ispirate al criterio dell’equità”.

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«Per uscire dalla crisi, bisogna
rendere fiato a giovani e lavoratori»

“La vera sfida del futuro del Paese è rendere fiato ai lavoratori e alle giovani generazioni. In passato non si è puntato su di loro, ed è stato l’errore più grave”. Il segretario regionale del Pd, Andrea Manciulli, interviene ai microfoni del Tgr della Rai.

“Monti – prosegue il segretario – ha esordito bene perchè è tornato a parlare del merito delle questioni. Il Pd cerchi di portare l’Italia su un versante più sociale perchè la crisi non possono continuare a pagarla sempre gli stessi. Le misure che devono essere prese siano ispirate al criterio dell’equità”.

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Gatti: “Italia firmi Convenzione di Istanbul
contro la violenza sulla donne”

Intervento dell’onorevole Pd Maria Grazia Gatti alla vigilia
della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne,
in calendario il 25 novembre. 

Gatti: “Lotta alla violenza, per il Pd è una priorità
Lavoreremo per avere un Paese più rispettoso”

 

“I dati del Centro Antiviolenza di Pisa presentati dall’Associazione Casa della Donna per quest’anno parlano di 153 donne maltrattate, ci dicono che è in aumento il numero di donne italiane in controtendenza con le altre rilevazioni e che si tratta di donne con difficoltà lavorative: solo un terzo ha un lavoro a tempo indeterminato. Senza un lavoro o con un lavoro precario è difficile uscire dalle situazioni di maltrattamento.

Al 2006 l’Istat ha quantificato in 6 milioni e 743.000 le donne che tra i 16 e i 70 anni sono state vittima di molestie o violenze fisiche, psichiche o sessuali nel corso della vita. Secondo le rilevazioni della Casa delle donne di Bologna ogni 3 giorni una donna muore a causa di violenza. Tante, troppe donne.

Da tempo le Istituzioni europee, i coordinamenti delle reti di donne, hanno individuato indirizzi e linee guida per sostenere utili politiche, a partire dalla definizione di una strategia globale di contrasto.

Accoglienza e sostegno, prevenzione, rimozione degli stereotipi di genere, educazione al rispetto tra i sessi, efficacia ed integrazione delle strutture sanitarie e sociali, della pubblica sicurezza, conoscenza dei dati basata su una analisi rigorosa.

Di questo abbiamo parlato, in un incontro delle parlamentari del Pd con le coordinatrici di “D.i.re”, rete delle associazioni, e dei centri impegnati nella lotta contro la violenza sulle donne.

Un incontro utile a svolgere una seria ricognizione sul quadro normativo comunitario e nazionale, sulle difficoltà e sulle prospettive che, in questa fase così complessa, rischiano di interrompere una delle attività più efficaci svolte nel nostro Paese a sostegno delle donne che hanno subito violenza.

Oggi in una fase indubbiamente complessa, ma auspicabilmente caratterizzata da nuove condizioni di confronto e di dialogo parlamentare tra le forze politiche, le parlamentari Pd ritengono che la lotta alla violenza sulle donne debba rappresentare anch’essa una priorità. La presenza di tre donne alla guida di Ministeri “pesanti” può rappresentare una opportunità a questo riguardo.

Dopo il varo in extremis del bando per il sostegno ai centri antiviolenza, occorre ora definire norme certe ed organiche, vere e proprie linee guida, che intervengano sulla situazione a macchia di leopardo presente nel nostro Paese, e istituiscano un Osservatorio permanente sul fenomeno.

E’ necessario che l’Italia sottoscriva la Convenzione di Istanbul del 2011 contro la violenza sulle donne, già firmata da 16 Paesi. Come parlamentari del PD abbiamo preso un impegno: ci impegneremo in Parlamento con ogni strumento possibile perché la conclusione naturale di questa legislatura ci consegni un Paese più rispettoso delle donne, delle loro vite, delle loro persone e dei loro diritti, a partire dall’inviolabilità del loro corpo. Confidiamo di incontrare su un tema così grande e così urgente una comune volontà politica, a partire dalle tre Ministre, e dalle colleghe degli altri gruppi parlamentari nel raggiungere questo importante obiettivo”.

Maria Grazia Gatti
Deputata PD in Commissione Lavoro

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22 Novembre 2011

Ad Arezzo prime pietre della ricostruzione
Grande successo per la manifestazione del Pd

Un’Italia da ricostruire col lavoro e il confronto quotidiano e costante fra politica e cittadini, fra amministratori e realtà sociale. E’ un PD attivo e aperto quello che si candida a essere la forza politica più credibile per il Governo del Paese e fa questo ripartendo dai territori, dalle comunità locali, dall’incontro con le persone. Ad Arezzo questo “esperimento” di nuova politica funziona ed è stato sorprendente, ieri sera, il successo raccolto dalla manifestazione promossa dal Coordinamento Provinciale alla Borsa Merci a cui ha partecipato l’on. Paolo Gentiloni. Erano presenti tantissimi militanti, rappresentanti istituzionali, tanti cittadini ed esponenti del mondo del lavoro, delle associazioni e della parte più vitale della nostro tessuto sociale. Tutti insieme per porre insieme le prime pietre della ricostruzione.
Dopo l’introduzione del segretario provinciale Marco Meacci si sono susseguiti interventi volti a offrire un quadro, ovviamente parziale, della realtà sociale e produttiva aretina. Sul palco sono saliti il delegato RSU della Beltrame Antonio Fascetto, il responsabile produzione di Power-One Luciano Raviola, la delegata PD per le politiche di genere Erika Falsini, il responsabile dell’Osservatorio Caritas Andrea Dalla Verde, il sindaco Maurizio Seri, membro della consulta dei piccoli Comuni di ANCI.
Esperienze dirette e proposte utili per una prima analisi della situazione nel mondo del lavoro e dell’impresa, degli effetti della crisi sulle categorie più esposte al disagio sociale, delle difficoltà crescenti per gli enti locali.
“Abbiamo creduto molto in questa iniziativa e siamo stati ripagati”, dichiara Marco Meacci. “Siamo convinti che il PD in questa cruciale fase di svolta non possa giocare un ruolo di secondo piano. Essenziale è la concretezza. Tanto c’è da fare, per l’Italia e anche per la nostra realtà locale: tanto potrà e dovrà fare la politica nazionale, ma sta anche a noi dare il buon esempio, a tutti i livelli. Iniziamo a fissare le priorità: veniamo da un anno di grande impegno e grandi risultati, ma il lavoro vero inizia adesso. Pensiamo prima di tutto alla coesione sociale, al lavoro, al rilancio occupazionale, al sostegno ai giovani e al loro spirito di iniziativa, alle politiche culturali, alla scuola. Ma lavoriamo anche per una politica che si riavvicini alla gente. Opportuno, come abbiamo detto ieri sera, un ridimensionamento dei costi e dei privilegi, la riduzione di tanti inutili orpelli e burocrazie, ma bisogna andare a colpire dove c’è reale necessità, non penalizzando gli enti locali. Serve poi una nuova legge elettorale nazionale che ci auguriamo figuri nell’agenda politica del nuovo governo: se non dovesse arrivare saremo noi a proporre nel 2013 le primarie. La grande voglia di rinnovamento, di impegno civile per un’Italia migliore che si respira in questi giorni è un grande tesoro che non va disperso”.

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Ad Arezzo prime pietre della ricostruzione
Grande successo per la manifestazione del Pd

Un’Italia da ricostruire col lavoro e il confronto quotidiano e costante fra politica e cittadini, fra amministratori e realtà sociale. E’ un PD attivo e aperto quello che si candida a essere la forza politica più credibile per il Governo del Paese e fa questo ripartendo dai territori, dalle comunità locali, dall’incontro con le persone. Ad Arezzo questo “esperimento” di nuova politica funziona ed è stato sorprendente, ieri sera, il successo raccolto dalla manifestazione promossa dal Coordinamento Provinciale alla Borsa Merci a cui ha partecipato l’on. Paolo Gentiloni. Erano presenti tantissimi militanti, rappresentanti istituzionali, tanti cittadini ed esponenti del mondo del lavoro, delle associazioni e della parte più vitale della nostro tessuto sociale. Tutti insieme per porre insieme le prime pietre della ricostruzione.
Dopo l’introduzione del segretario provinciale Marco Meacci si sono susseguiti interventi volti a offrire un quadro, ovviamente parziale, della realtà sociale e produttiva aretina. Sul palco sono saliti il delegato RSU della Beltrame Antonio Fascetto, il responsabile produzione di Power-One Luciano Raviola, la delegata PD per le politiche di genere Erika Falsini, il responsabile dell’Osservatorio Caritas Andrea Dalla Verde, il sindaco Maurizio Seri, membro della consulta dei piccoli Comuni di ANCI.
Esperienze dirette e proposte utili per una prima analisi della situazione nel mondo del lavoro e dell’impresa, degli effetti della crisi sulle categorie più esposte al disagio sociale, delle difficoltà crescenti per gli enti locali.
“Abbiamo creduto molto in questa iniziativa e siamo stati ripagati”, dichiara Marco Meacci. “Siamo convinti che il PD in questa cruciale fase di svolta non possa giocare un ruolo di secondo piano. Essenziale è la concretezza. Tanto c’è da fare, per l’Italia e anche per la nostra realtà locale: tanto potrà e dovrà fare la politica nazionale, ma sta anche a noi dare il buon esempio, a tutti i livelli. Iniziamo a fissare le priorità: veniamo da un anno di grande impegno e grandi risultati, ma il lavoro vero inizia adesso. Pensiamo prima di tutto alla coesione sociale, al lavoro, al rilancio occupazionale, al sostegno ai giovani e al loro spirito di iniziativa, alle politiche culturali, alla scuola. Ma lavoriamo anche per una politica che si riavvicini alla gente. Opportuno, come abbiamo detto ieri sera, un ridimensionamento dei costi e dei privilegi, la riduzione di tanti inutili orpelli e burocrazie, ma bisogna andare a colpire dove c’è reale necessità, non penalizzando gli enti locali. Serve poi una nuova legge elettorale nazionale che ci auguriamo figuri nell’agenda politica del nuovo governo: se non dovesse arrivare saremo noi a proporre nel 2013 le primarie. La grande voglia di rinnovamento, di impegno civile per un’Italia migliore che si respira in questi giorni è un grande tesoro che non va disperso”.

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Ente CRF, Mazzei nuovo presidente
Gli auguri di buon lavoro di Manciulli

“A Jacopo Mazzei congratulazioni e auguri per questo nuovo incarico. L’Ente Cassa di Risparmio di Firenze rappresenta un punto di riferimento importante per la realizzazione di opere e progetti in tanti campi della nella società, un’istituzione prestigiosa che da oggi ha una nuova guida e a cui facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro”.
Così il segretario regionale del Pd della Toscana Andrea Manciulli rivolge le congratulazioni a Jacopo Mazzei dopo l’elezione a Presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze avvenuta oggi.

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21 Novembre 2011

Manciulli: «Bene Monti, ma ora
dal Pd spinta per l’equità»

Intervista al segretario regionale del Pd,  Andrea Manciulli,
pubblicata su l’Unità – Toscana,  domenica 20 novembre 2011.

 

«Bene Monti, ma ora dal Pd spinta per l’equità».
Il segretario Pd chiede al neoministro Passera
un incontro con le istituzioni toscane per Lucchini e Breda:
«Serve riavviare una vera politica industriale».

di Vladimiro Frulletti.

“Ora il Pd spinga per l’equità». Il segretario dei democratici toscani, Andrea Manciulli promuove il nuovo Governo, ma lo mette subito alla prova chiedendo che il neo ministro convochi subito un incontro con le istituzioni toscane sulle vertenze Lucchini e Breda.
Cosa chiede al Governo?
«Vista la qualità del ministro allo sviluppo economico ci aspettiamo molto sul rilancio delle politiche industriali per venire incontro alle difficoltà delle piccole e medie imprese toscane e per risolvere le vicende di alcune grandi aziende a cominciare dalla Lucchini, dove è stato chiuso l’alto forno per mancanza di ordini, e dalla Breda che rientra nella complicata partita Finmeccanica. Chiediamo un incontro fra istituzioni toscane e Governo perché la nuova fase deve partire proprio dalla centralità del lavoro e dello sviluppo che sono gli unici elementi che possono rilanciare la crescita del Paese».
Ma intanto lei che idea s’è fatto del Governo Monti?
“Il primo effetto positivo è che c’è un altro stile. Sta facendo vedere che un altro modo di governare e possibile».
Quale altro modo?
«Monti entra nel merito delle cose. Dopo anni di battute e toni superficiali è evidente la crescita culturale e di orizzonte. È un punto fondamentale perché per risollevare Paese c’è da togliere la politica dalla palude in cui berlusconismo l’ha fatta sprofondare. Finalmente possiamo confrontarci sui contenuti».
Delle proposte del nuovo Governo quali trova più convincenti?
«Mi piace il fatto che non parli solo di risanamento ma anche di crescita. E dopo anni in cui si è negato che c’era la crisi, salta agli occhi anche l’estrema franchezza. E poi apprezzo fortemente la volontà di coesione che Monti ha espresso. Perché in questi anni c’è stato approccio ideologico ai problemi che ha impedito di trovare soluzioni».
E sulle scelte concrete?
«Mi piace l’idea della patrimoniale e l’approccio costruttivo che ha assunto sulle pensioni e il lavoro. La priorità è liberare risorse da destinare alle nuove generazioni che sono la parte produttiva del Paese, se non riusciremo a tutelare queste non aiuteremo nemmeno le altre».
Sul lavoro di Monti accoglie le tesi di Ichino su cui però non tutto il Pd è d’accordo. E lei?
«Che l’impostazione di Monti sia liberale si sa, ma mi pare propenso al dialogo e a trovare soluzioni condivise. Del resto il ruolo del Pd dovrà essere, appunto, quello di far vivere con forza una dimensione sociale».
Che vuol dire?
«Che si debbano fare cose non gradevoli lo sappiamo tutto, ma se si parte dal presupposto che sarà l’equità la bussola di queste scelte tutto sarà più semplice. Dovranno pagare soprattutto quelli che possono permetterselo. Chi ha di più deve dare di più. E il Pd dovrà svolgere questo compito, dare questa spinta all’ equità».
Resta il fatto che ci sono misure che il Governo dovrà prendere che rischiano di farvi perdere voti.
«Quando le cose si fanno seriamente con equità e esercitando nell’interesse dei cittadini il principio di responsabilità il consenso non si perde. Gli italiani sanno che alcuni sacrifici vanno fatti e sanno che il governo Berlusconi, che come uno struzzo ha messo la testa sotto la sabbia per non vedere problemi, ha fatto deteriorare ulteriormente la situazione. In Toscana oggi la sanità pubblica e il sistema sociale funzionano. Sono il nostro fiore a occhiello. Ma sono il frutto di riforme fatte attraverso scelte non sempre gradevoli nell’immediato. C’è da tornare a un’idea di politica in cui non si insegue consenso a breve, ma si risolvono i problemi della gente. C’è da guardare oltre le mode e il vento. I sondaggi dicevano che l’80% dei tedeschi era contrario a comprare titoli di Stato italiani. Se il governo Merkel avesse guardato ai sondaggi noi oggi saremmo al disastro. Invece ha guardato al futuro dell’Europa e si è assunta quella responsabilità. Questa è politica».
Al Pd e Bersani non conveniva andare alle elezioni?
«Bersani ha dimostrato di essere un uomo di Stato perché un partito come il nostro deve sempre anteporre il Paese a qualsiasi convenienza di parte. Questa generosità farà crescere il nostro consenso e radicamento. Ma il più grande merito è di Napolitano che con forza e tempestività ha ridato ruolo a istituzioni e senso Stato».
Anche l’Europa è parecchio malata.
«L’epicentro di questa crisi è proprio il tema dell’Europa politica e del rapporto fra politica e economia. Il 9 dicembre discuteremo di questo con Martin Schulz e numerosi esponenti dell’economia e della politica europea».
Ma non dovreste riflettere anche sul ruolo del mercato?
«La sfida è come la democrazia può tornare a essere motore dello sviluppo perché è evidente che il mercato come regolatore di democrazia non è sufficiente. Ed è chiaro anche che uno dei grandi slogan di questi anni nel quale in troppi hanno creduto, e cioè che ci vuole meno politica, sia profondamente sbagliato. Italia e Europa torneranno a crescere quando oltre allo sviluppo si saranno capaci di rilegittimare ruolo della politica e delle istituzioni».

 

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Manciulli: «Bene Monti, ma ora
dal Pd spinta per l’equità»

Intervista al segretario regionale del Pd,  Andrea Manciulli,
pubblicata su l’Unità – Toscana,  domenica 20 novembre 2011.

 

«Bene Monti, ma ora dal Pd spinta per l’equità».
Il segretario Pd chiede al neoministro Passera
un incontro con le istituzioni toscane per Lucchini e Breda:
«Serve riavviare una vera politica industriale».

di Vladimiro Frulletti.

“Ora il Pd spinga per l’equità». Il segretario dei democratici toscani, Andrea Manciulli promuove il nuovo Governo, ma lo mette subito alla prova chiedendo che il neo ministro convochi subito un incontro con le istituzioni toscane sulle vertenze Lucchini e Breda.
Cosa chiede al Governo?
«Vista la qualità del ministro allo sviluppo economico ci aspettiamo molto sul rilancio delle politiche industriali per venire incontro alle difficoltà delle piccole e medie imprese toscane e per risolvere le vicende di alcune grandi aziende a cominciare dalla Lucchini, dove è stato chiuso l’alto forno per mancanza di ordini, e dalla Breda che rientra nella complicata partita Finmeccanica. Chiediamo un incontro fra istituzioni toscane e Governo perché la nuova fase deve partire proprio dalla centralità del lavoro e dello sviluppo che sono gli unici elementi che possono rilanciare la crescita del Paese».
Ma intanto lei che idea s’è fatto del Governo Monti?
“Il primo effetto positivo è che c’è un altro stile. Sta facendo vedere che un altro modo di governare e possibile».
Quale altro modo?
«Monti entra nel merito delle cose. Dopo anni di battute e toni superficiali è evidente la crescita culturale e di orizzonte. È un punto fondamentale perché per risollevare Paese c’è da togliere la politica dalla palude in cui berlusconismo l’ha fatta sprofondare. Finalmente possiamo confrontarci sui contenuti».
Delle proposte del nuovo Governo quali trova più convincenti?
«Mi piace il fatto che non parli solo di risanamento ma anche di crescita. E dopo anni in cui si è negato che c’era la crisi, salta agli occhi anche l’estrema franchezza. E poi apprezzo fortemente la volontà di coesione che Monti ha espresso. Perché in questi anni c’è stato approccio ideologico ai problemi che ha impedito di trovare soluzioni».
E sulle scelte concrete?
«Mi piace l’idea della patrimoniale e l’approccio costruttivo che ha assunto sulle pensioni e il lavoro. La priorità è liberare risorse da destinare alle nuove generazioni che sono la parte produttiva del Paese, se non riusciremo a tutelare queste non aiuteremo nemmeno le altre».
Sul lavoro di Monti accoglie le tesi di Ichino su cui però non tutto il Pd è d’accordo. E lei?
«Che l’impostazione di Monti sia liberale si sa, ma mi pare propenso al dialogo e a trovare soluzioni condivise. Del resto il ruolo del Pd dovrà essere, appunto, quello di far vivere con forza una dimensione sociale».
Che vuol dire?
«Che si debbano fare cose non gradevoli lo sappiamo tutto, ma se si parte dal presupposto che sarà l’equità la bussola di queste scelte tutto sarà più semplice. Dovranno pagare soprattutto quelli che possono permetterselo. Chi ha di più deve dare di più. E il Pd dovrà svolgere questo compito, dare questa spinta all’ equità».
Resta il fatto che ci sono misure che il Governo dovrà prendere che rischiano di farvi perdere voti.
«Quando le cose si fanno seriamente con equità e esercitando nell’interesse dei cittadini il principio di responsabilità il consenso non si perde. Gli italiani sanno che alcuni sacrifici vanno fatti e sanno che il governo Berlusconi, che come uno struzzo ha messo la testa sotto la sabbia per non vedere problemi, ha fatto deteriorare ulteriormente la situazione. In Toscana oggi la sanità pubblica e il sistema sociale funzionano. Sono il nostro fiore a occhiello. Ma sono il frutto di riforme fatte attraverso scelte non sempre gradevoli nell’immediato. C’è da tornare a un’idea di politica in cui non si insegue consenso a breve, ma si risolvono i problemi della gente. C’è da guardare oltre le mode e il vento. I sondaggi dicevano che l’80% dei tedeschi era contrario a comprare titoli di Stato italiani. Se il governo Merkel avesse guardato ai sondaggi noi oggi saremmo al disastro. Invece ha guardato al futuro dell’Europa e si è assunta quella responsabilità. Questa è politica».
Al Pd e Bersani non conveniva andare alle elezioni?
«Bersani ha dimostrato di essere un uomo di Stato perché un partito come il nostro deve sempre anteporre il Paese a qualsiasi convenienza di parte. Questa generosità farà crescere il nostro consenso e radicamento. Ma il più grande merito è di Napolitano che con forza e tempestività ha ridato ruolo a istituzioni e senso Stato».
Anche l’Europa è parecchio malata.
«L’epicentro di questa crisi è proprio il tema dell’Europa politica e del rapporto fra politica e economia. Il 9 dicembre discuteremo di questo con Martin Schulz e numerosi esponenti dell’economia e della politica europea».
Ma non dovreste riflettere anche sul ruolo del mercato?
«La sfida è come la democrazia può tornare a essere motore dello sviluppo perché è evidente che il mercato come regolatore di democrazia non è sufficiente. Ed è chiaro anche che uno dei grandi slogan di questi anni nel quale in troppi hanno creduto, e cioè che ci vuole meno politica, sia profondamente sbagliato. Italia e Europa torneranno a crescere quando oltre allo sviluppo si saranno capaci di rilegittimare ruolo della politica e delle istituzioni».

 

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