Manciulli: «Bene Monti, ma ora
dal Pd spinta per l’equità»

Intervista al segretario regionale del Pd,  Andrea Manciulli,
pubblicata su l’Unità – Toscana,  domenica 20 novembre 2011.

 

«Bene Monti, ma ora dal Pd spinta per l’equità».
Il segretario Pd chiede al neoministro Passera
un incontro con le istituzioni toscane per Lucchini e Breda:
«Serve riavviare una vera politica industriale».

di Vladimiro Frulletti.

“Ora il Pd spinga per l’equità». Il segretario dei democratici toscani, Andrea Manciulli promuove il nuovo Governo, ma lo mette subito alla prova chiedendo che il neo ministro convochi subito un incontro con le istituzioni toscane sulle vertenze Lucchini e Breda.
Cosa chiede al Governo?
«Vista la qualità del ministro allo sviluppo economico ci aspettiamo molto sul rilancio delle politiche industriali per venire incontro alle difficoltà delle piccole e medie imprese toscane e per risolvere le vicende di alcune grandi aziende a cominciare dalla Lucchini, dove è stato chiuso l’alto forno per mancanza di ordini, e dalla Breda che rientra nella complicata partita Finmeccanica. Chiediamo un incontro fra istituzioni toscane e Governo perché la nuova fase deve partire proprio dalla centralità del lavoro e dello sviluppo che sono gli unici elementi che possono rilanciare la crescita del Paese».
Ma intanto lei che idea s’è fatto del Governo Monti?
“Il primo effetto positivo è che c’è un altro stile. Sta facendo vedere che un altro modo di governare e possibile».
Quale altro modo?
«Monti entra nel merito delle cose. Dopo anni di battute e toni superficiali è evidente la crescita culturale e di orizzonte. È un punto fondamentale perché per risollevare Paese c’è da togliere la politica dalla palude in cui berlusconismo l’ha fatta sprofondare. Finalmente possiamo confrontarci sui contenuti».
Delle proposte del nuovo Governo quali trova più convincenti?
«Mi piace il fatto che non parli solo di risanamento ma anche di crescita. E dopo anni in cui si è negato che c’era la crisi, salta agli occhi anche l’estrema franchezza. E poi apprezzo fortemente la volontà di coesione che Monti ha espresso. Perché in questi anni c’è stato approccio ideologico ai problemi che ha impedito di trovare soluzioni».
E sulle scelte concrete?
«Mi piace l’idea della patrimoniale e l’approccio costruttivo che ha assunto sulle pensioni e il lavoro. La priorità è liberare risorse da destinare alle nuove generazioni che sono la parte produttiva del Paese, se non riusciremo a tutelare queste non aiuteremo nemmeno le altre».
Sul lavoro di Monti accoglie le tesi di Ichino su cui però non tutto il Pd è d’accordo. E lei?
«Che l’impostazione di Monti sia liberale si sa, ma mi pare propenso al dialogo e a trovare soluzioni condivise. Del resto il ruolo del Pd dovrà essere, appunto, quello di far vivere con forza una dimensione sociale».
Che vuol dire?
«Che si debbano fare cose non gradevoli lo sappiamo tutto, ma se si parte dal presupposto che sarà l’equità la bussola di queste scelte tutto sarà più semplice. Dovranno pagare soprattutto quelli che possono permetterselo. Chi ha di più deve dare di più. E il Pd dovrà svolgere questo compito, dare questa spinta all’ equità».
Resta il fatto che ci sono misure che il Governo dovrà prendere che rischiano di farvi perdere voti.
«Quando le cose si fanno seriamente con equità e esercitando nell’interesse dei cittadini il principio di responsabilità il consenso non si perde. Gli italiani sanno che alcuni sacrifici vanno fatti e sanno che il governo Berlusconi, che come uno struzzo ha messo la testa sotto la sabbia per non vedere problemi, ha fatto deteriorare ulteriormente la situazione. In Toscana oggi la sanità pubblica e il sistema sociale funzionano. Sono il nostro fiore a occhiello. Ma sono il frutto di riforme fatte attraverso scelte non sempre gradevoli nell’immediato. C’è da tornare a un’idea di politica in cui non si insegue consenso a breve, ma si risolvono i problemi della gente. C’è da guardare oltre le mode e il vento. I sondaggi dicevano che l’80% dei tedeschi era contrario a comprare titoli di Stato italiani. Se il governo Merkel avesse guardato ai sondaggi noi oggi saremmo al disastro. Invece ha guardato al futuro dell’Europa e si è assunta quella responsabilità. Questa è politica».
Al Pd e Bersani non conveniva andare alle elezioni?
«Bersani ha dimostrato di essere un uomo di Stato perché un partito come il nostro deve sempre anteporre il Paese a qualsiasi convenienza di parte. Questa generosità farà crescere il nostro consenso e radicamento. Ma il più grande merito è di Napolitano che con forza e tempestività ha ridato ruolo a istituzioni e senso Stato».
Anche l’Europa è parecchio malata.
«L’epicentro di questa crisi è proprio il tema dell’Europa politica e del rapporto fra politica e economia. Il 9 dicembre discuteremo di questo con Martin Schulz e numerosi esponenti dell’economia e della politica europea».
Ma non dovreste riflettere anche sul ruolo del mercato?
«La sfida è come la democrazia può tornare a essere motore dello sviluppo perché è evidente che il mercato come regolatore di democrazia non è sufficiente. Ed è chiaro anche che uno dei grandi slogan di questi anni nel quale in troppi hanno creduto, e cioè che ci vuole meno politica, sia profondamente sbagliato. Italia e Europa torneranno a crescere quando oltre allo sviluppo si saranno capaci di rilegittimare ruolo della politica e delle istituzioni».

 

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