Barnini: “L’Empolese Valdelsa sostiene ancora l’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia”
«La politica è in ritardo di venti anni. La prima volta che si è sentito parlare di Città metropolitana era il 1990 con la legge 142, presidente de Consiglio era Giulio Andreotti, io frequentavo le scuole. Basterebbero queste due indicazioni per capire che di tempo se ne è perso tantissimo. Da questo iniziò la discussione delle Regioni e in Toscana con il decreto della Giunta regionale del 3/05/91 si definisce che le province di Prato, Pistoia e di Firenze saranno i confini della futura Città metropolitana. Poi nacque la provincia di Prato e quindi i confini previsti cambiarono connotazione e l’Empolese Valdelsa volle rivendicare una sua indipendenza e autonomia dalla città di Firenze costituendo il Circondario, un ente di decentramento amministrativo» così Brenda Barnini, segretario Pd Empolese Valdelsa traccia una sintesi di ciò che successe venti anni fa.
«La città metropolitana non è quindi una novità della spending review proposta dal governo Monti, piuttosto il treno perso dalla politica italiana. Oggi al Senato è prevista la fiducia al decreto sulla spending review e questo ci obbligherà a prendere decisioni rapidamente. L’esperienza del Circondario-spiega Barnini- ci permette di dire che noi questi 20 anni non li abbiamo persi, ma anzi, abbiamo creato un ente che ha unito 11 comuni e che conta circa 170mila abitanti, che ha gestito deleghe regionali e provinciali importanti, formando quindi una vera unità territoriale, investendo nel sostegno istituzionale e nello sviluppo economico del territorio.
Per noi quindi la città metropolitana è un’evoluzione del nostro Circondario e l’area in cui ci riconosciamo comprende le province di Firenze, Prato e Pistoia. Se però, come sembra dal decreto, inglobare Prato e Pistoia non sarà possibile, noi non possiamo pensare di non essere nella città metropolitana di Firenze».
«E’ certo che l’Empolese Valdelsa si presenterà come Unione dei comuni nella città metropolitana, un’ulteriore evoluzione del Circondario e questo ci mette nelle condizioni di non aver paura di questo passaggio, ma anzi di coglierne tutte le opportunità. Ovviamente serve che Firenze diventi una capitale con una propensione non più provinciale ma europea, che sappia guardare oltre i suoi confini e svolgere il ruolo di capitale della Toscana».
«Tutta questa discussione avviene sotto la mannaia della crisi e con un intervento legislativo di urgenza volto a recuperare 29 miliardi di euro. In Toscana dobbiamo cogliere l’occasione per farlo diventare un momento di svolta strategica per far ripartire lo sviluppo tenendo conto dei nostri punti di forza: Firenze come polo tecnologico della cultura riconoscibile dalla rete globale; Arezzo, Prato, Pistoia e Empolese Valdelsa sedi avanzate di produzione manifatturiera e industriale; la costa una piattaforma logistica e il sud della Toscana culla del patrimonio naturale e agricolo della regione».
«Ciò detto non si può ridurre la discussione al risiko delle province come se fosse un argomento slegato dalla vita dei cittadini, tanto meno subire la superficialità del dibattito fiorentino che interpreta questo passaggio come scorciatoia senza dimostrare il senso di responsabilità adeguato al suo ruolo. Noi– conclude Barnini- sappiamo dove vogliamo andare e cosa vogliamo fare: saremo in un percorso di innovazione istituzionale che non può che gravitare attorno a Firenze, con l’esperienza di 20 anni di autogoverno con un’unione dei comuni che rafforzi i nostri legami interni per renderci più pronti ad una nuova sfida. L’idea del comune unico lanciata da Campigli (segretario Pd Empoli, ndr) non è un tabù, ma prima di arrivare a metterlo seriamente in agenda c’è bisogno di fare un lavoro altrettanto impegnativo per far nascere l’Unione dei Comuni e posizionare l’Empolese Valdelsa nel nuovo scenario delle istituzioni toscane ».
Barnini: “L’Empolese Valdelsa sostiene ancora l’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia”
«La politica è in ritardo di venti anni. La prima volta che si è sentito parlare di Città metropolitana era il 1990 con la legge 142, presidente de Consiglio era Giulio Andreotti, io frequentavo le scuole. Basterebbero queste due indicazioni per capire che di tempo se ne è perso tantissimo. Da questo iniziò la discussione delle Regioni e in Toscana con il decreto della Giunta regionale del 3/05/91 si definisce che le province di Prato, Pistoia e di Firenze saranno i confini della futura Città metropolitana. Poi nacque la provincia di Prato e quindi i confini previsti cambiarono connotazione e l’Empolese Valdelsa volle rivendicare una sua indipendenza e autonomia dalla città di Firenze costituendo il Circondario, un ente di decentramento amministrativo» così Brenda Barnini, segretario Pd Empolese Valdelsa traccia una sintesi di ciò che successe venti anni fa.
«La città metropolitana non è quindi una novità della spending review proposta dal governo Monti, piuttosto il treno perso dalla politica italiana. Oggi al Senato è prevista la fiducia al decreto sulla spending review e questo ci obbligherà a prendere decisioni rapidamente. L’esperienza del Circondario-spiega Barnini- ci permette di dire che noi questi 20 anni non li abbiamo persi, ma anzi, abbiamo creato un ente che ha unito 11 comuni e che conta circa 170mila abitanti, che ha gestito deleghe regionali e provinciali importanti, formando quindi una vera unità territoriale, investendo nel sostegno istituzionale e nello sviluppo economico del territorio.
Per noi quindi la città metropolitana è un’evoluzione del nostro Circondario e l’area in cui ci riconosciamo comprende le province di Firenze, Prato e Pistoia. Se però, come sembra dal decreto, inglobare Prato e Pistoia non sarà possibile, noi non possiamo pensare di non essere nella città metropolitana di Firenze».
«E’ certo che l’Empolese Valdelsa si presenterà come Unione dei comuni nella città metropolitana, un’ulteriore evoluzione del Circondario e questo ci mette nelle condizioni di non aver paura di questo passaggio, ma anzi di coglierne tutte le opportunità. Ovviamente serve che Firenze diventi una capitale con una propensione non più provinciale ma europea, che sappia guardare oltre i suoi confini e svolgere il ruolo di capitale della Toscana».
«Tutta questa discussione avviene sotto la mannaia della crisi e con un intervento legislativo di urgenza volto a recuperare 29 miliardi di euro. In Toscana dobbiamo cogliere l’occasione per farlo diventare un momento di svolta strategica per far ripartire lo sviluppo tenendo conto dei nostri punti di forza: Firenze come polo tecnologico della cultura riconoscibile dalla rete globale; Arezzo, Prato, Pistoia e Empolese Valdelsa sedi avanzate di produzione manifatturiera e industriale; la costa una piattaforma logistica e il sud della Toscana culla del patrimonio naturale e agricolo della regione».
«Ciò detto non si può ridurre la discussione al risiko delle province come se fosse un argomento slegato dalla vita dei cittadini, tanto meno subire la superficialità del dibattito fiorentino che interpreta questo passaggio come scorciatoia senza dimostrare il senso di responsabilità adeguato al suo ruolo. Noi– conclude Barnini- sappiamo dove vogliamo andare e cosa vogliamo fare: saremo in un percorso di innovazione istituzionale che non può che gravitare attorno a Firenze, con l’esperienza di 20 anni di autogoverno con un’unione dei comuni che rafforzi i nostri legami interni per renderci più pronti ad una nuova sfida. L’idea del comune unico lanciata da Campigli (segretario Pd Empoli, ndr) non è un tabù, ma prima di arrivare a metterlo seriamente in agenda c’è bisogno di fare un lavoro altrettanto impegnativo per far nascere l’Unione dei Comuni e posizionare l’Empolese Valdelsa nel nuovo scenario delle istituzioni toscane ».
Scritte No Tav Isolotto, la condanna unanime del Pd fiorentino
Il coordinamento metropolitano e quello cittadino del Partito Democratico e il circolo Pd Isolotto condannano fermamente il vile atto vandalico avvenuto ieri contro un importante edificio di valore urbanistico storico e religioso della nostra città, deturpato da scritte contro la Tav: un gesto ancora più incomprensibile per la scelta del luogo in cui è stato compiuto.
Siamo per la modernizzazione di questo paese e per l’implementazione della mobilità collettiva su ferro, a scala nazionale, regionale e cittadina. Siamo però sempre pronti a discutere con chi ha opinioni differenti, purchè espresse con mezzi leciti e all’interno di una discussione democratica, com’è ovviamente nel Dna del nostro partito. Non possiamo tollerare che ci sia chi si ostina a esprimere le proprie posizioni senza rispettare persone, oggetti, edifici: in questo caso, trattandosi di un luogo di culto, vogliamo ribadire che è nostra priorità anche il rispetto di chi professa un credo religioso, qualsiasi esso sia, che in questo caso è mancato del tutto. Al parroco e a tutta la comunità parrocchiale del quartiere va quindi tutta la nostra solidarietà.
Pd metropolitano e cittadino Firenze
Circolo Pd Isolotto
Scritte No Tav Isolotto, la condanna unanime del Pd fiorentino
Il coordinamento metropolitano e quello cittadino del Partito Democratico e il circolo Pd Isolotto condannano fermamente il vile atto vandalico avvenuto ieri contro un importante edificio di valore urbanistico storico e religioso della nostra città, deturpato da scritte contro la Tav: un gesto ancora più incomprensibile per la scelta del luogo in cui è stato compiuto.
Siamo per la modernizzazione di questo paese e per l’implementazione della mobilità collettiva su ferro, a scala nazionale, regionale e cittadina. Siamo però sempre pronti a discutere con chi ha opinioni differenti, purchè espresse con mezzi leciti e all’interno di una discussione democratica, com’è ovviamente nel Dna del nostro partito. Non possiamo tollerare che ci sia chi si ostina a esprimere le proprie posizioni senza rispettare persone, oggetti, edifici: in questo caso, trattandosi di un luogo di culto, vogliamo ribadire che è nostra priorità anche il rispetto di chi professa un credo religioso, qualsiasi esso sia, che in questo caso è mancato del tutto. Al parroco e a tutta la comunità parrocchiale del quartiere va quindi tutta la nostra solidarietà.
Pd metropolitano e cittadino Firenze
Circolo Pd Isolotto
Manciulli e Tortolini: “Serve una politica pubblica per l’industria”
L’intervento del segretario regionale del Pd Toscana Andrea Manciulli e del responsabile Infrastrutture del Pd Toscana Matteo Tortolini pubblicato su L’Unità Toscana sabato 28 luglio 2012
“La vicenda della siderurgia piombinese per dimensioni del problema, per le implicazioni territoriali e regionali che porta con sé non può che entrare in cima all’agenda del Governo.
Per le aziende siderurgiche piombinesi la questione è trovare un acquirente, nonostante le condizioni difficilissime viste le incognite del mercato e il pesante monte debitorio, sopratutto per Lucchini.
Un aquirente è più probabile trovarlo se si affrontano alla radice i nodi irrisolti della competitività del comparto siderurgico di Piombino la cui situazione si è aggravata anche per effetto della crisi globale. Non c’è altra strada: dobbiamo immaginare un intervento pubblico dei tempi moderni, che non si configuri cioè come un illegittimo aiuto di stato, ma che affronti i costi per le bonifiche, i costi per l’energia, le infrastrutture, aprendo lo spazio a potenziali interessi che si potrebbero affacciare.
Occorre una politica pubblica non assistenzialista ma seria e contemporanea come dovrebbe mettere in campo uno stato autorevole che pensa al proprio futuro industriale, in un territorio dove, a differenza di Taranto, non senza conflitti, si è marciato verso un processo di ambientalizzazione che oggi non ci pone di fronte alla drammatica alternativa tra il lavoro e l’ambiente.
Del resto in tutt’altre condizioni economiche e normative certamente non riproponibili, negli anni ’50 e ’60, l’Italia scommise su di sé diventando un grande paese industriale proprio perché investì su infrastrutture, strade e ferrovie modernizzando un paese distrutto e coperto dalle macerie della guerra.
Ieri a Piombino c’era tutta la città e il territorio, operai, artigiani, studenti, e i commercianti che hanno accompagnato il corteo abbassando le serrande in segno di partecipazione. Un mondo operaio e piccolo imprenditoriale consapevole che il futuro del territorio dovrà essere sempre più articolato rispetto al solo motore siderurgico, ma che oggi la chiusura degli stabilimenti aprirebbe un dramma sociale senza precendenti.
Ieri Piombino era l’emblema di ciò che dovrebbe essere l’Italia: il lavoro, l’impresa e le istituzioni unite per il futuro del paese.
Il PD, come sempre, farà la sua parte insieme ad Enrico Rossi e al Sindaco Gianni Anselmi, a fianco dei lavoratori e delle imprese. Per Piombino e per l’Italia”.
Fabiani su Province
“Il decreto del Governo in materia di Spending Review è decisamente poco chiaro e rischia di lasciare gli enti locali in una situazione di precarietà circa il proprio futuro oltreché rispetto alle risorse disponibili e questo potrebbe compromettere lo svolgimento di servizi importanti per i cittadini” così il Segretario PD Val di Cornia-Elba Valerio Fabiani interviene sulla questione della Province.
“La Pubblica Amministrazione deve essere riformata, le istituzioni riorganizzate per renderle più efficienti e metterle al passo con una società che è radicalmente cambiata in questi anni. È difficile capire cosa accadrà delle province, di fronte a tutta questa confusione ed è quantomeno legittimo domandarsi se non sarebbe stato più opportuno immaginare una riforma più coraggiosa orientata al superamento definitivo di questo livello istituzionale e al rafforzamento dei comuni spingendoli a cooperare e incoraggiando forme di accorpamento “dal basso”, per volontà dei comuni stessi e dei cittadini – Prosegue Fabiani – Penso che rifiutare l’ipotesi di riforma proposta da Rossi e dalla Regione Toscana ben prima che il Governo Monti assumesse un’iniziativa in questa direzione, sia stato un grave errore.
Se in quel momento avessimo affrontato noi per primi questa discussione andando verso una forte semplificazione, immaginando tre macro province, forse il decreto del governo oggi ci avrebbe trovati meno impreparati e quanto meno già con una proposta “toscana” concertata con i territori da portare al tavolo del confronto con il governo centrale.
Tuttavia oggi il quadro è un altro e aldilà di certe discussioni un po’ folcloristiche cui assistiamo, come quelle che riguardano Pisa e Livorno, la verità è che i territori più piccoli e periferici, come il nostro, sono quelli che rischiano di più, all’interno di accorpamenti di grandi aree.
Il nostro territorio deve restare unito e l’unico modo per aumentare il peso specifico politico e istituzionale di questa nostra area è guardarla nella sua dimensione più vasta e omogenea. Non solo la Val di Cornia ma, insieme a noi, Castagneto che con i nostri comuni già condivide molto e che, per bocca del suo sindaco, intende proseguire su questa strada mettendo sempre più servizi e funzioni in comune; l’Isola d’Elba e la costa antistante che rappresentano sempre di più le due facce di una stessa medaglia legate da medesimi problemi e comuni ambizioni – e così conclude il Segretario PD – Dobbiamo rimanere insieme per fare massa critica e scongiurare il rischio di diventare territori marginali. Sarebbe auspicabile restare insieme anche all’area delle Colline Metallifere, perché tutti insieme rappresentiamo quel bacino omogeneo entro il quale è possibile mantenere un adeguato livello di prestazioni dal punto di vista dei servizi al cittadino e per poter meglio progettar il futuro, in termini di sviluppo. Anche per questo motivo, all’interno di una discussione circa una nuova riorganizzazione delle province, dovremmo porre il tema della nostra integrazione con la Toscana meridionale. Non solo per questo, ma anche perché così saremmo più coerenti con un disegno strategico al quale stiamo lavorando da anni. Questa porzione di Toscana che insiste fra Livorno e Grosseto nell’ambito della Toscana meridionale può giocare un ruolo forte all’insegna di un nuovo protagonismo determinato dai fatti e non più da discorsi”.
E conclude “So perfettamente che esistono delle consuetudini nei legami e nei rapporti con la parte settentrionale della Provincia, ma non è questo ad essere messo in discussione. La crisi ha ridotto all’osso le risorse pubbliche, i servizi sono rischio e sappiamo bene che l’unica via d’uscita per garantire l’efficienza è che ci si rivolga ad un bacino più ampio, così come sappiamo bene che il futuro di questo territorio dipenderà in gran parte dalla nostra capacità di candidarsi come sbocco a mare della Toscana meridionale e come snodo logistico strategico dell’Italia centrale. In ogni caso, dopo aver capito cosa succederà con questo decreto, dovremo discutere per giocare tutti insieme le nostre carte”.
Fabiani su Province
“Il decreto del Governo in materia di Spending Review è decisamente poco chiaro e rischia di lasciare gli enti locali in una situazione di precarietà circa il proprio futuro oltreché rispetto alle risorse disponibili e questo potrebbe compromettere lo svolgimento di servizi importanti per i cittadini” così il Segretario PD Val di Cornia-Elba Valerio Fabiani interviene sulla questione della Province.
“La Pubblica Amministrazione deve essere riformata, le istituzioni riorganizzate per renderle più efficienti e metterle al passo con una società che è radicalmente cambiata in questi anni. È difficile capire cosa accadrà delle province, di fronte a tutta questa confusione ed è quantomeno legittimo domandarsi se non sarebbe stato più opportuno immaginare una riforma più coraggiosa orientata al superamento definitivo di questo livello istituzionale e al rafforzamento dei comuni spingendoli a cooperare e incoraggiando forme di accorpamento “dal basso”, per volontà dei comuni stessi e dei cittadini – Prosegue Fabiani – Penso che rifiutare l’ipotesi di riforma proposta da Rossi e dalla Regione Toscana ben prima che il Governo Monti assumesse un’iniziativa in questa direzione, sia stato un grave errore.
Se in quel momento avessimo affrontato noi per primi questa discussione andando verso una forte semplificazione, immaginando tre macro province, forse il decreto del governo oggi ci avrebbe trovati meno impreparati e quanto meno già con una proposta “toscana” concertata con i territori da portare al tavolo del confronto con il governo centrale.
Tuttavia oggi il quadro è un altro e aldilà di certe discussioni un po’ folcloristiche cui assistiamo, come quelle che riguardano Pisa e Livorno, la verità è che i territori più piccoli e periferici, come il nostro, sono quelli che rischiano di più, all’interno di accorpamenti di grandi aree.
Il nostro territorio deve restare unito e l’unico modo per aumentare il peso specifico politico e istituzionale di questa nostra area è guardarla nella sua dimensione più vasta e omogenea. Non solo la Val di Cornia ma, insieme a noi, Castagneto che con i nostri comuni già condivide molto e che, per bocca del suo sindaco, intende proseguire su questa strada mettendo sempre più servizi e funzioni in comune; l’Isola d’Elba e la costa antistante che rappresentano sempre di più le due facce di una stessa medaglia legate da medesimi problemi e comuni ambizioni – e così conclude il Segretario PD – Dobbiamo rimanere insieme per fare massa critica e scongiurare il rischio di diventare territori marginali. Sarebbe auspicabile restare insieme anche all’area delle Colline Metallifere, perché tutti insieme rappresentiamo quel bacino omogeneo entro il quale è possibile mantenere un adeguato livello di prestazioni dal punto di vista dei servizi al cittadino e per poter meglio progettar il futuro, in termini di sviluppo. Anche per questo motivo, all’interno di una discussione circa una nuova riorganizzazione delle province, dovremmo porre il tema della nostra integrazione con la Toscana meridionale. Non solo per questo, ma anche perché così saremmo più coerenti con un disegno strategico al quale stiamo lavorando da anni. Questa porzione di Toscana che insiste fra Livorno e Grosseto nell’ambito della Toscana meridionale può giocare un ruolo forte all’insegna di un nuovo protagonismo determinato dai fatti e non più da discorsi”.
E conclude “So perfettamente che esistono delle consuetudini nei legami e nei rapporti con la parte settentrionale della Provincia, ma non è questo ad essere messo in discussione. La crisi ha ridotto all’osso le risorse pubbliche, i servizi sono rischio e sappiamo bene che l’unica via d’uscita per garantire l’efficienza è che ci si rivolga ad un bacino più ampio, così come sappiamo bene che il futuro di questo territorio dipenderà in gran parte dalla nostra capacità di candidarsi come sbocco a mare della Toscana meridionale e come snodo logistico strategico dell’Italia centrale. In ogni caso, dopo aver capito cosa succederà con questo decreto, dovremo discutere per giocare tutti insieme le nostre carte”.
Province, il commento di Silvia Velo
Si è aperto un dibattito in tutta Italia in generale e naturalmente in Toscana in particolare in seguito all’approvazione della cosiddetta Spending Review sul futuro delle province.
Un dibattito tipicamente italiano in cui emergono campanilismo, idee più o meno brillanti, per non dire stravaganti, per arginare gli effetti del decreto, rivalità storiche tra città e territori ecc. Il bello, ma anche il limite della cultura e della tradizione del nostro paese. Sarebbe invece importante che una misura come questa, pur inserita in un provvedimento emergenziale quale il decreto per il contenimento della spesa pubblica, fosse l’occasione per ripensare in termini di efficienza e modernizzazione la geografia istituzionale del nostro Paese.
Certo non aiuta a questo scopo il modo in cui il provvedimento è stato scritto; per la Regione Toscana questi limiti sono particolarmente evidenti: l’impossibilità di accorpare province alle città metropolitane che impedisce la costituzione dell’area metropolitana di Firenze, Prato, Pistoia; il limite perentorio di 350.000 abitanti che impedisce alla provincia di Arezzo (circa 345.000 abitanti) di rimanere in vita ecc.
Occorre aver presente questo quadro anche nella discussione che si è avviata nel nostro territorio, Val di Cornia – Isola d’Elba, che coinvolge utilmente e auspicabilmente anche Castagneto Carducci. Penso anche io come il sindaco di Piombino che le prospettive del nostro territorio ci stiano spingendo sempre di più verso l’area grossetana: organizzazione di servizi, quali rifiuti, sanità e trasporti, ruolo del porto di Piombino ecc. Tuttavia non è indifferente se il quadro che si sta componendo porterà ad una provincia generata dall’accorpamento di Siena e Grosseto, con Grosseto capoluogo, o a una provincia che comprenda Arezzo, Siena e Grosseto, con Arezzo capoluogo. C’è una priorità comunque inderogabile, l’unità di tutto il territorio della Val di Cornia e dell’Isola d’Elba. La nostra storia, le politiche in atto, il ruolo che svolgiamo nel panorama regionale non possono prescindere da questo e nessuna decisione che prenderemo a mio avviso potrà mettere in discussione questo principio di unità territoriale.
Oltretutto la Spending Review non permette di effettuare l’accorpamento delle provincie con il contemporaneo distaccamento di comuni per aggregarli ad un’altra provincia. Per fare questo occorre attivare la procedura prevista dall’art 133 della Costituzione, una procedura non complicata ma che richiede tempi più lunghi. Tempi che dovranno da subito essere utilizzati per una riflessione approfondita che porti ad una decisione condivisa, senza rotture e contrapposizioni, sia all’interno del nostro territorio, sia nei confronti delle altre realtà provinciali e con un ruolo da protagonista di tutte le comunità locali.
On. Silvia Velo
Province, il commento di Silvia Velo
Si è aperto un dibattito in tutta Italia in generale e naturalmente in Toscana in particolare in seguito all’approvazione della cosiddetta Spending Review sul futuro delle province.
Un dibattito tipicamente italiano in cui emergono campanilismo, idee più o meno brillanti, per non dire stravaganti, per arginare gli effetti del decreto, rivalità storiche tra città e territori ecc. Il bello, ma anche il limite della cultura e della tradizione del nostro paese. Sarebbe invece importante che una misura come questa, pur inserita in un provvedimento emergenziale quale il decreto per il contenimento della spesa pubblica, fosse l’occasione per ripensare in termini di efficienza e modernizzazione la geografia istituzionale del nostro Paese.
Certo non aiuta a questo scopo il modo in cui il provvedimento è stato scritto; per la Regione Toscana questi limiti sono particolarmente evidenti: l’impossibilità di accorpare province alle città metropolitane che impedisce la costituzione dell’area metropolitana di Firenze, Prato, Pistoia; il limite perentorio di 350.000 abitanti che impedisce alla provincia di Arezzo (circa 345.000 abitanti) di rimanere in vita ecc.
Occorre aver presente questo quadro anche nella discussione che si è avviata nel nostro territorio, Val di Cornia – Isola d’Elba, che coinvolge utilmente e auspicabilmente anche Castagneto Carducci. Penso anche io come il sindaco di Piombino che le prospettive del nostro territorio ci stiano spingendo sempre di più verso l’area grossetana: organizzazione di servizi, quali rifiuti, sanità e trasporti, ruolo del porto di Piombino ecc. Tuttavia non è indifferente se il quadro che si sta componendo porterà ad una provincia generata dall’accorpamento di Siena e Grosseto, con Grosseto capoluogo, o a una provincia che comprenda Arezzo, Siena e Grosseto, con Arezzo capoluogo. C’è una priorità comunque inderogabile, l’unità di tutto il territorio della Val di Cornia e dell’Isola d’Elba. La nostra storia, le politiche in atto, il ruolo che svolgiamo nel panorama regionale non possono prescindere da questo e nessuna decisione che prenderemo a mio avviso potrà mettere in discussione questo principio di unità territoriale.
Oltretutto la Spending Review non permette di effettuare l’accorpamento delle provincie con il contemporaneo distaccamento di comuni per aggregarli ad un’altra provincia. Per fare questo occorre attivare la procedura prevista dall’art 133 della Costituzione, una procedura non complicata ma che richiede tempi più lunghi. Tempi che dovranno da subito essere utilizzati per una riflessione approfondita che porti ad una decisione condivisa, senza rotture e contrapposizioni, sia all’interno del nostro territorio, sia nei confronti delle altre realtà provinciali e con un ruolo da protagonista di tutte le comunità locali.
On. Silvia Velo
Direttivo Pd Piombino su siderurgia
Il Direttivo del Circolo due Giugno del Partito Democratico partendo dall’esame della relazione del segretario Bersani all’ assemblea nazionale del PD del 14 Luglio, condividendone integralmente il contenuto, ha ritenuto di esprimere un documento politico di sintesi che accompagnasse ed integrasse la relazione stessa.
Occorre evidenziare che i lavori attorno alla posizione del Partito Democratico, posizione espressa con grande chiarezza da Bersani, hanno dimostrato come sia presente una piattaforma politica del PD che mette in fila punto per punto tutti gli aspetti che caratterizzano l’insieme di una società moderna, al passo con i tempi, che superi le attuali difficoltà attraverso un concorso di interventi basati davvero sulla equità sociale, a partire dalla salvaguardia dei diritti e delle aspettative dei giovani e delle donne fino alla concreta attuazione dei diritti civili.
Ci si è espressi anche in merito al Governo Monti: in particolare si è rilevato come con molta tempestività si siano avviate e realizzate riforme come quella sulle pensioni che vanno ad incidere seriamente e negativamente sulla popolazione più esposta e debole, così come il tentativo di eliminare totalmente l’art. 18 dallo Statuto dei lavoratori, tentativo rintuzzato e contenuto grazie all’azione del nostro Partito, che ancora una volta colpisce le fasce più deboli, mentre sulla vera ricchezza e sui grandi patrimoni non si è ancora fatto niente per l’opposizione delle forze conservatrici come il PDL e la Lega che rappresentano ancora oggi la maggioranza in sede parlamentare.
La crisi è in pieno svolgimento ed attanaglia l’intero pianeta, in questo quadro di difficoltà generali è emersa con chiarezza la difficilissima fase che sta attraversando l’industria nel nostro territorio e conseguentemente tutto l’indotto che, oltre alle imprese orbitanti nelle fabbriche, è rappresentato dall’intera economia di Piombino e della Val di Cornia a cominciare dal commercio. Su questo aspetto la relazione è stata necessariamente molto sui titoli e non ha accentuato la necessità di avere finalmente un piano industriale basato su politiche che rappresentino un riferimento certo per l’industria nel nostro Paese e che sappia finalmente coniugare gli aspetti finanziari alla economia reale del Paese e quindi del nostro comprensorio.
In questo senso il direttivo ha espresso solidarietà e appoggio alla lotta che i Sindacati C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L. stanno sostenendo da tempo per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma soprattutto l’imprenditoria affinché si possa uscire da questo tunnel senza fine che vede le nostre fabbriche ed in particolare la Lucchini e la Magona d’Italia in grande pericolo di sopravvivenza e con loro tutto l’indotto diretto rappresentato da decine di imprese.
Il Direttivo ha raccolto il messaggio di fiducia e di sicurezza che la relazione intende trasmettere al suo interno ai militanti ed agli iscritti, ma soprattutto all’intera cittadinanza invitandola a farsi avanti, ad entrare da cittadini nel nostro Circolo che è sempre aperto e disponibile, a porre domande e pretendere risposte, noi ci siamo e saremo sempre presenti a fianco dei lavoratori, delle imprese e dei cittadini per la tutela dei loro diritti e della loro vita sociale in sicurezza e serenità.
Il Direttivo del Circolo due Giugno – Partito Democratico
Piombino
