Barnini: “L’Empolese Valdelsa sostiene ancora l’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia”

«La politica è in ritardo di venti anni. La prima volta che si è sentito parlare di Città metropolitana era il 1990 con la legge 142, presidente de Consiglio era Giulio Andreotti, io frequentavo le scuole. Basterebbero queste due indicazioni per capire che di tempo se ne è perso tantissimo. Da questo iniziò la discussione delle Regioni e in Toscana con il decreto della Giunta regionale del 3/05/91 si definisce che le province di Prato, Pistoia e di Firenze saranno i confini della futura Città metropolitana. Poi nacque la provincia di Prato e quindi i confini previsti cambiarono connotazione e l’Empolese Valdelsa volle rivendicare una sua indipendenza e autonomia dalla città di Firenze costituendo il Circondario, un ente di decentramento amministrativo» così Brenda Barnini, segretario Pd Empolese Valdelsa traccia una sintesi di ciò che successe venti anni fa.

«La città metropolitana non è quindi una novità della spending review proposta dal governo Monti, piuttosto il treno perso dalla politica italiana. Oggi al Senato è prevista la fiducia al decreto sulla spending review e questo ci obbligherà a prendere decisioni rapidamente. L’esperienza del Circondario-spiega Barnini- ci permette di dire che noi questi 20 anni non li abbiamo persi, ma anzi, abbiamo creato un ente che ha unito 11 comuni e che conta circa 170mila abitanti, che ha gestito deleghe regionali e provinciali importanti, formando quindi una vera unità territoriale, investendo nel sostegno istituzionale e nello sviluppo economico del territorio.

Per noi quindi la città metropolitana è un’evoluzione del nostro Circondario e l’area in cui ci riconosciamo comprende le province di Firenze, Prato e Pistoia. Se però, come sembra dal decreto, inglobare Prato e Pistoia non sarà possibile, noi non possiamo pensare di non essere nella città metropolitana di Firenze».

 «E’ certo che l’Empolese Valdelsa si presenterà come Unione dei comuni nella città metropolitana, un’ulteriore evoluzione del Circondario e questo ci mette nelle condizioni di non aver paura di questo passaggio, ma anzi di coglierne tutte le opportunità. Ovviamente serve che Firenze diventi una capitale con una propensione non più provinciale ma europea, che sappia guardare oltre i suoi confini e svolgere il ruolo di capitale della Toscana».

«Tutta questa discussione avviene sotto la mannaia della crisi e con un intervento legislativo di urgenza volto a recuperare 29 miliardi di euro. In Toscana dobbiamo cogliere l’occasione per farlo diventare un momento di svolta strategica per far ripartire lo sviluppo tenendo conto dei nostri punti di forza: Firenze come polo tecnologico della cultura riconoscibile dalla rete globale;  Arezzo, Prato, Pistoia e Empolese Valdelsa sedi avanzate di produzione manifatturiera e industriale; la costa una piattaforma logistica e il sud della Toscana culla del patrimonio naturale e agricolo della regione».

«Ciò detto non si può ridurre la discussione al risiko delle province come se fosse un argomento slegato dalla vita dei cittadini, tanto meno subire la superficialità del dibattito fiorentino che interpreta questo passaggio come scorciatoia senza dimostrare il senso di responsabilità adeguato al suo ruolo. Noi– conclude Barnini- sappiamo dove vogliamo andare e cosa vogliamo fare: saremo in un percorso di innovazione istituzionale che non può che gravitare attorno a Firenze, con l’esperienza di 20 anni di autogoverno con un’unione dei comuni che rafforzi i nostri legami interni per renderci più pronti ad una nuova sfida. L’idea del comune unico lanciata da Campigli (segretario Pd Empoli, ndr) non è un tabù, ma prima di arrivare a metterlo seriamente in agenda c’è bisogno di fare un lavoro altrettanto impegnativo per far nascere l’Unione dei Comuni e posizionare l’Empolese Valdelsa nel nuovo scenario delle istituzioni toscane ».