300 persone per l’iniziativa sul Jobs Act a Navacchio con il ministro Poletti
19 dicembre 2014 – Circa 300 persone hanno assistito ieri all’iniziativa del PD al Polo tecnologico di Navacchio dedicata al Jobs Act con il ministro Giuliano Poletti, i segretari pisano e toscano del PD, Francesco Nocchi e Dario Parrini, il responsabile organizzazione regionale Antonio Mazzeo.
Un confronto tra politica e imprese sui temi del lavoro, che ha visto interventi e domande degli amministratori di aziende di diversi settori: dal conciario all’aerospaziale, dalla produzione di software per smartphone all’eolico, solo per fare alcuni esempi.
Nel suo intervento il ministro Poletti ha spiegato l’impegno del governo a superare una condizione normativa per cui il contratto a tempo indeterminato costa più di quello a termine.
Toccato anche il tema delle “false” partite iva, intestate a coloro che in realtà svolgono un lavoro subordinato. L’obiettivo è, da un lato di ricondurre alla condizione reale di dipendente questi lavoratori, dall’altro tutelare quelle partite iva che invece svolgono un reale lavoro autonomo da situazioni come ad esempio i casi di clienti debitori.
Poletti ha parlato anche del quadro istituzionale, che oggi richiede un riassetto adatto ai tempi, con il superamento di livelli che servivano in passato, ma ora non permettono più di governare con l’efficienza e la velocità necessaria.
INTERVISTA A GIULIANO POLETTI – https://www.youtube.com/watch?v=lN3oMik7Zr0
Anche Dario Parrini ha insistito sulla necessità di favorire l’impiego stabile “per i lavoratori, ai quali è giusto garantire una maggiore sicurezza di vita – ha detto il segretario -, ma anche per le imprese e la loro produttività, che è strettamente legata al capitale umano e all’esperienza aziendale di chi lavora all’interno”.
Poi il tema della semplificazione: “Ci mettiamo troppo a decidere: la Francia nel giro di pochi mesi ha proposto e realizzato il dimezzamento delle regioni. Oggi la velocità delle scelte è fondamentale per cogliere le opportunità che si aprono. Pensiamo ad esempio al momento attuale favorevole per l’Europa e l’Italia, con la riduzione del cambio dell’euro verso il dollaro utile all’export, la riduzione dei tassi di interesse ai quali ci indebitiamo, il calo del prezzo del petrolio.”
INTERVISTA A DARIO PARRINI – https://www.youtube.com/watch?v=P8VUbsElWXQ
Il responsabile organizzazione del Pd toscano, Antonio Mazzeo, ha formulato tre proposte, ricordando che derivano dalle oltre 100 iniziative sul tema del lavoro che il PD ha organizzato in Toscana negli ultimi tre mesi: “Per competere in un mondo che cambia molto velocemente le imprese chiedono più rapidità nelle scelte, meno burocrazia, più investimenti. Le tre proposte che emergono sono: defiscalizzazione totale per chi finanzia progetti di ricerca e sviluppo, iniziative per le zone sottosviluppate, un fondo di garanzia giovani. Non dobbiamo ripetere gli errori del passato in cui i finanziamenti a pioggia sono andati anche ad imprese ormai decotte”.
INTERVISTA A ANTONIO MAZZEO – https://www.youtube.com/watch?v=gA5fvUfZnEg
A margine dell’iniziativa del Pd toscano sul Jobs act, il ministro del lavoro Giuliano Poletti, con il segretario regionale Pd Dario Parrini, il responsabile organizzazione Antonio Mazzeo e il segretario pisano Francesco Nocchi, hanno incontrato una delegazione di lavoratori della Provincia di Pisa. Poletti ha riferito di avere parlato in serata con il ministro Marianna Madia e ha rassicurato che nessun lavoratore delle province perdera’ il posto, con l’obiettivo inoltre che la professionalita’ di ognuno non vada dispersa.
Parrini su pista Peretola e sistema aeroportuale toscano: “Non si torna indietro”



Così il segretario del Pd toscano, Dario Parrini, interviene commentando il documento del Coordinamento SinistraDem Comuni Piana fiorentina che esprime contrarietà alla realizzazione della nuova pista di Peretola.
Parrini su pista Peretola e sistema aeroportuale toscano: “Non si torna indietro”



Così il segretario del Pd toscano, Dario Parrini, interviene commentando il documento del Coordinamento SinistraDem Comuni Piana fiorentina che esprime contrarietà alla realizzazione della nuova pista di Peretola.
Emiliano Poli: “Mafia Capitale: corruzione, moralità e trasparenza”



Io, che nel mio piccolo, mi occupo di queste tematiche mi stupisco dello stupore. Non è certo mia intenzione fare del facile populismo perché quello lo lascio ai politici che non hanno altro da dire, che attaccano per guadagnare voti. Credo nella politica e conosco tanti politici che, ad ogni livello, ogni giorno con la propria onestà cercano di creare un paese migliore. A quelli che si stupiscono però rispondo che è sufficiente guardare ogni anno il CPI (Indice di Percezione della Corruzione) redatto da “Transparency International Italia”. Anche quest’anno l’Italia è al 69° posto. Se considerate che l’Italia è l’ottava potenza industriale del mondo (malgrado la crisi economica che stiamo vivendo), vi renderete conto quanto sia grave la situazione della corruzione in Italia. Quante volte ho sentito dire “chissà quanto sono corrotti i paesi dell’est o quelli africani” Niente di più falso. Noi lo siamo più di Namibia, Ghana, Turchia. Non vi faccio l’elenco. Fate un sospirone e leggetelo con calma perché probabilmente dopo averlo letto capirete molte cose.
La corruzione italiana è stimata in 60 mld annui. Avete capito bene, 60 miliardi di euro. Una somma che da sola basterebbe in pochi anni a far crescere in modo esponenziale il nostro paese.
Continua lo stupore nel vedere chi si stupisce ascoltando le intercettazioni che testimoniano che quando c’è bisogno di fare soldi non ci si preoccupa dell’immigrato, del tossicodipendente, del disabile. Solo Beppe Grillo è convinto che la mafia abbia una sua “moralità”.
Fin qui i fatti. Troppo facile però limitarsi al racconto. Non sono un giornalista, ma una persona che rappresenta i temi della Legalità del Partito Democratico in Toscana ed è giusto non sottrarmi nel dire come penso sia possibile risolvere i problemi, anche se esponenti molto più autorevoli di me hanno fatto le proprie proposte.
- Giovanni Giolitti diceva “Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano.”. Il Partito Democratico è partito di Governo ed è dal nostro interno che dobbiamo dimostrare il valore delle regole. Le regole si applicano senza se e senza ma. Per far rispettare le leggi e le regole dobbiamo essere i primi a rispettarle. Occorre che, ad ogni livello, tutti rispettino le regole che ci sono. Non ne servono altre. Moralità significa anche rispetto dei propri iscritti, a partire dal fatto che è immorale che ci siano consiglieri e parlamentari che non versano i contributi economici dovuti al partito. Fuori dal partito chi non rispetta le regole perché non sarà mai credibile nel chiedere il rispetto delle regole agli altri. Basta doppi incarichi, deroghe e contro deroghe.
- Chi non rispetta le leggi del Partito non venga più candidato a nessun ruolo istituzionale e politico, senza nessuna possibilità di rifugiarsi in partecipate varie.
- Torniamo ad una selezione vera della classe dirigente. Non sono sufficienti le primarie. Chi vi partecipa deve avere quella trasparenza che i cittadini ci chiedono e pretendono. Deve esserci una selezione vera che non può limitarsi al manuale Cencelli per la suddivisione dei candidati in base alla corrente di riferimento. Democrazia diretta e scelta dei candidati non significa automaticamente scegliere bene ed il sistema della preferenze, se da una parte è positivo, può essere pericoloso se non seguito attentamente.
- Passando dal finanziamento pubblico a quello privato è necessaria ancora più trasparenza. Nessun appello alla “privacy”. Come elettore, iscritto e dirigente di partito pretendo di sapere da chi arrivano i soldi al mio partito e pretendo di sapere chi sono gli eletti che non versano regolarmente i contributi.
- Chiunque, nel Partito Democratico venga indagato per reati gravi come la corruzione dovrebbe avere il buon senso di sospendersi dal Partito per non intaccare la fiducia degli elettori nel nostro partito senza necessariamente aspettare la condanna definitiva.
- Le liste del Partito devono essere pulite e sui candidati non ci deve essere nessuna “macchia”. Al Partito Democratico non devono interessare i “signori delle preferenze”. Il rinnovamento si fa anche in questo modo, partendo da persone che non hanno voti “già acquisiti” ma che li conquistano sul campo con la buona politica e la buona amministrazione.
- Necessario che a livello nazionale sia istituito il ruolo di “Responsabile Nazionale Legalità”. Il primo partito europeo deve avere un riferimento su un tema così importante. Importante che vengano sensibilizzati i livelli locali del partito affinché questo ruolo diventi sempre più importante e che anche nelle Unioni comunali e Regionali ci siano dei riferimenti che possano contribuire a parlare e fare proposte su questi temi.
- Elettori ed iscritti devono essere le prime “sentinelle della legalità” per evitare di candidare persone non moralmente degne di stare nel nostro partito.
- Per la corruzione avrei preferito un Decreto che avrebbe consentito in tempi rapidi l’approvazione di nuove norme. Il disegno di legge consente comunque modifiche che possono essere ancora apportate. Entrando nel merito delle proposte:
- Positivo il fatto che non sarà più possibile accedere al patteggiamento se non vengono restituiti i beni ottenuti con la corruzione.
- Avrei preferito che la cessazione della prescrizione subentrasse subito e non fra il primo ed il secondo grado di giudizio.
- Improrogabile la notevole diminuzione delle stazioni appaltanti (ad oggi oltre 30.000)
- Occorre occuparsi non soltanto della “corruzione propria” ma anche della corruzione giudiziaria e della concussione.
- Bene l’aspetto della confisca dei beni ai corrotti ma ciò deve andare di pari passo con il ddl governativo sui patrimoni
- mafiosi, in modo da rendere più efficaci e veloci le confische.
- Occorre inserire tutele per chi denuncia fatti commessi nelle pubbliche amministrazioni.
- Il reato di prescrizione va rivisto per tutti i reati e non soltanto per quelli legati alla corruzione.
Per concludere la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la legalità, la moralità e la trasparenza devono diventare punti fondamentali del programma del Partito Democratico. Solo in questo modo potremo diventare un paese normale, restituendo ai cittadini fiducia nella politica. Il dato dell’astensionismo non può essere sottovalutato. Spetta al Partito Democratico farsi carico del malcontento dei cittadini e dimostrare che la Politica è qualcosa di bello, lasciando l’antipolitica ai populisti, ai cabarettisti ed ai comici.
Emiliano Poli,
responsabile Forum Legalità e sicurezza Pd Toscana
Emiliano Poli: “Mafia Capitale: corruzione, moralità e trasparenza”



Io, che nel mio piccolo, mi occupo di queste tematiche mi stupisco dello stupore. Non è certo mia intenzione fare del facile populismo perché quello lo lascio ai politici che non hanno altro da dire, che attaccano per guadagnare voti. Credo nella politica e conosco tanti politici che, ad ogni livello, ogni giorno con la propria onestà cercano di creare un paese migliore. A quelli che si stupiscono però rispondo che è sufficiente guardare ogni anno il CPI (Indice di Percezione della Corruzione) redatto da “Transparency International Italia”. Anche quest’anno l’Italia è al 69° posto. Se considerate che l’Italia è l’ottava potenza industriale del mondo (malgrado la crisi economica che stiamo vivendo), vi renderete conto quanto sia grave la situazione della corruzione in Italia. Quante volte ho sentito dire “chissà quanto sono corrotti i paesi dell’est o quelli africani” Niente di più falso. Noi lo siamo più di Namibia, Ghana, Turchia. Non vi faccio l’elenco. Fate un sospirone e leggetelo con calma perché probabilmente dopo averlo letto capirete molte cose.
La corruzione italiana è stimata in 60 mld annui. Avete capito bene, 60 miliardi di euro. Una somma che da sola basterebbe in pochi anni a far crescere in modo esponenziale il nostro paese.
Continua lo stupore nel vedere chi si stupisce ascoltando le intercettazioni che testimoniano che quando c’è bisogno di fare soldi non ci si preoccupa dell’immigrato, del tossicodipendente, del disabile. Solo Beppe Grillo è convinto che la mafia abbia una sua “moralità”.
Fin qui i fatti. Troppo facile però limitarsi al racconto. Non sono un giornalista, ma una persona che rappresenta i temi della Legalità del Partito Democratico in Toscana ed è giusto non sottrarmi nel dire come penso sia possibile risolvere i problemi, anche se esponenti molto più autorevoli di me hanno fatto le proprie proposte.
- Giovanni Giolitti diceva “Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano.”. Il Partito Democratico è partito di Governo ed è dal nostro interno che dobbiamo dimostrare il valore delle regole. Le regole si applicano senza se e senza ma. Per far rispettare le leggi e le regole dobbiamo essere i primi a rispettarle. Occorre che, ad ogni livello, tutti rispettino le regole che ci sono. Non ne servono altre. Moralità significa anche rispetto dei propri iscritti, a partire dal fatto che è immorale che ci siano consiglieri e parlamentari che non versano i contributi economici dovuti al partito. Fuori dal partito chi non rispetta le regole perché non sarà mai credibile nel chiedere il rispetto delle regole agli altri. Basta doppi incarichi, deroghe e contro deroghe.
- Chi non rispetta le leggi del Partito non venga più candidato a nessun ruolo istituzionale e politico, senza nessuna possibilità di rifugiarsi in partecipate varie.
- Torniamo ad una selezione vera della classe dirigente. Non sono sufficienti le primarie. Chi vi partecipa deve avere quella trasparenza che i cittadini ci chiedono e pretendono. Deve esserci una selezione vera che non può limitarsi al manuale Cencelli per la suddivisione dei candidati in base alla corrente di riferimento. Democrazia diretta e scelta dei candidati non significa automaticamente scegliere bene ed il sistema della preferenze, se da una parte è positivo, può essere pericoloso se non seguito attentamente.
- Passando dal finanziamento pubblico a quello privato è necessaria ancora più trasparenza. Nessun appello alla “privacy”. Come elettore, iscritto e dirigente di partito pretendo di sapere da chi arrivano i soldi al mio partito e pretendo di sapere chi sono gli eletti che non versano regolarmente i contributi.
- Chiunque, nel Partito Democratico venga indagato per reati gravi come la corruzione dovrebbe avere il buon senso di sospendersi dal Partito per non intaccare la fiducia degli elettori nel nostro partito senza necessariamente aspettare la condanna definitiva.
- Le liste del Partito devono essere pulite e sui candidati non ci deve essere nessuna “macchia”. Al Partito Democratico non devono interessare i “signori delle preferenze”. Il rinnovamento si fa anche in questo modo, partendo da persone che non hanno voti “già acquisiti” ma che li conquistano sul campo con la buona politica e la buona amministrazione.
- Necessario che a livello nazionale sia istituito il ruolo di “Responsabile Nazionale Legalità”. Il primo partito europeo deve avere un riferimento su un tema così importante. Importante che vengano sensibilizzati i livelli locali del partito affinché questo ruolo diventi sempre più importante e che anche nelle Unioni comunali e Regionali ci siano dei riferimenti che possano contribuire a parlare e fare proposte su questi temi.
- Elettori ed iscritti devono essere le prime “sentinelle della legalità” per evitare di candidare persone non moralmente degne di stare nel nostro partito.
- Per la corruzione avrei preferito un Decreto che avrebbe consentito in tempi rapidi l’approvazione di nuove norme. Il disegno di legge consente comunque modifiche che possono essere ancora apportate. Entrando nel merito delle proposte:
- Positivo il fatto che non sarà più possibile accedere al patteggiamento se non vengono restituiti i beni ottenuti con la corruzione.
- Avrei preferito che la cessazione della prescrizione subentrasse subito e non fra il primo ed il secondo grado di giudizio.
- Improrogabile la notevole diminuzione delle stazioni appaltanti (ad oggi oltre 30.000)
- Occorre occuparsi non soltanto della “corruzione propria” ma anche della corruzione giudiziaria e della concussione.
- Bene l’aspetto della confisca dei beni ai corrotti ma ciò deve andare di pari passo con il ddl governativo sui patrimoni
- mafiosi, in modo da rendere più efficaci e veloci le confische.
- Occorre inserire tutele per chi denuncia fatti commessi nelle pubbliche amministrazioni.
- Il reato di prescrizione va rivisto per tutti i reati e non soltanto per quelli legati alla corruzione.
Per concludere la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la legalità, la moralità e la trasparenza devono diventare punti fondamentali del programma del Partito Democratico. Solo in questo modo potremo diventare un paese normale, restituendo ai cittadini fiducia nella politica. Il dato dell’astensionismo non può essere sottovalutato. Spetta al Partito Democratico farsi carico del malcontento dei cittadini e dimostrare che la Politica è qualcosa di bello, lasciando l’antipolitica ai populisti, ai cabarettisti ed ai comici.
Emiliano Poli,
responsabile Forum Legalità e sicurezza Pd Toscana
Parrini: “Sel contro la maggioranza in Toscana, un pezzo di Pd contro il governo a Roma: due esempi di sinistra irresponsabile”



Lo scrive su Facebook il deputato e segretario del Pd della Toscana, Dario Parrini, commentando due fatti politici avvenuti nella giornata di ieri: il voto di SEL contro il bilancio e la finanziaria regionale in Toscana e il voto contrario al governo a Roma di un gruppo di deputati del PD in commissione affari costituzionali alla Camera.
Parrini: “Sel contro la maggioranza in Toscana, un pezzo di Pd contro il governo a Roma: due esempi di sinistra irresponsabile”



Lo scrive su Facebook il deputato e segretario del Pd della Toscana, Dario Parrini, commentando due fatti politici avvenuti nella giornata di ieri: il voto di SEL contro il bilancio e la finanziaria regionale in Toscana e il voto contrario al governo a Roma di un gruppo di deputati del PD in commissione affari costituzionali alla Camera.
Rapporto Ocse 2014 su flussi migratori e politiche di settore nei 34 paesi membri. Intervento di Massimiliano Vrenna e Stefania Magi



Già adesso la cronaca e il tam tam mediatico spesso portano ad associare anche nella nostra regione l’immigrazione alla marginalità sociale e al bisogno. Si tratta di un aspetto che è certamente presente e non si possono negare i molti problemi ancora irrisolti ma dobbiamo anche far emergere con forza una migrazione che pure esiste e che non trova spazio sui mezzi di comunicazione. Non va dimenticato che tutte le indagini statistiche puntualmente fotografano un dinamismo imprenditoriale dei migranti che arricchisce il tessuto imprenditoriale regionale sotto diversi punti di vista, nonostante la negatività dell’attuale congiuntura economica. Alcuni di loro già in patria hanno lavorato come artigiani, piccoli imprenditori o liberi professionisti e possono così valorizzare in Toscana le competenze acquisite, inoltre sebbene siamo in presenza spesso di piccole aziende dove lavora in maniera continuativa solo il titolare diventano sempre più numerose anche quelle che occupano altre persone, tra le quali gli stessi lavoratori italiani. I benefici che gli immigrati imprenditori con il loro lavoro assicurano alla Regione sono di dunque di natura occupazionale, economica e finanziaria.
Fin qui la buona immigrazione che già risiede nel nostro territorio e lo arricchisce. Tuttavia dobbiamo riuscire a guardare oltre, verso un orizzonte temporale più lungo per la nostra regione cercando di capire anche che tipo di immigrazione vogliamo attirare nei prossimi anni. Se pensiamo ai distretti industriali avanzati di molte aree europee o degli Stati Uniti le ricolleghiamo subito al benessere, agli stipendi elevati, all’innovazione, a settori industriali in prorompente sviluppo: la Silicon Valley, Toronto, Londra, Hannover, Singapore ecc. Si tratta di aree urbane che sono un potente polo di attrazione anche per i nostri migliori talenti. La vera differenza che ha fatto e continua a fare di questi distretti dei luoghi all’avanguardia è la capacità di attrarre percentuali elevate di migranti altamente qualificati, in primis italiani, in territori che sono certamente già predisposti.
La sfida della Toscana è proprio questa: diventare una terra di attrazione per un’immigrazione qualificata. Bisogna essere consapevoli che da molti anni è in atto una vera e propria sfida internazionale tra aree urbane e distretti industriali non solo per attrarre investimenti ma soprattutto per attrarre i migliori talenti. Si tratta di studenti, Phd, ricercatori, imprenditori e altri innovatori che cercano dei territori in cui proseguire i propri studi, effettuare ricerche, brevettare invenzioni, fare imprese innovative e cosi via. Si tratta di fisici, ingegneri, imprenditori, informatici provenienti soprattutto da paesi in forte sviluppo economico e tecnologico. L’economia della conoscenza ha bisogno di giovani talenti così come i settori tecnologicamente più avanzati dell’industria regionale necessitano di ricercatori che provengano da paesi in forte sviluppo industriale. Il nostro Paese è molto indietro in questo campo.
E’ pur che vero sotto la spinta della normativa europea negli ultimi anni sono stati introdotti dei permessi di soggiorno nuovi come quello per ricerca scientifica oppure per lavori altamente qualificati. Da ultimo il piano “Destinazione Italia” ha anche introdotto una procedura speciale chiamata Italia Startup Visa per gli stranieri che vogliano avviare nel nostro Paese delle start up innovative. Tuttavia i numeri degli stranieri che hanno utilizzato questi permessi sono davvero risicati e talora praticamente inesistenti. Non basta prevedere una tipologia nuova di permesso. Occorre che tutto il sistema territoriale sia attraente. Occorre creare un mix di qualità della vita, attenzione sanitaria, istruzione, facilità di collegamenti, presenza di centri di ricerca, possibilità di finanziamento ecc.
La Toscana è un territorio davvero speciale perché è una straordinaria combinazione di molti di questi elementi. Occorre creare un ambiente urbano e produttivo accogliente per questa immigrazione qualificata e governare tale fenomeno con la collaborazione, le risorse, l’apporto di ciascun livello istituzionale e pensando ad una vera e propria rete regionale di supporto. Utilizzando alcune ricerche Ocse sappiamo che sono molti i fattori che sono suscettibili di disincentivare i flussi di stranieri altamente qualificati verso i distretti italiani, tra questi: la limitata diffusione della lingua inglese nei servizi, la relativa difficoltà di trovare alloggi, l’assenza di informazione e di orientamento della domanda, l’assenza di politiche di incentivazione di borse di studio, la scarsa valorizzazione degli studenti stranieri al termine del loro corso di studi, il loro limitato coinvolgimento nelle iniziative di cooperazione interuniversitaria, le limitazioni imposte dalla normativa sui permessi di soggiorno ma anche la burocrazia che pervade ogni aspetto della vita quotidiana cosi come la scarsa trasparenza e meritocrazia nei percorsi di carriera. Certo si tratta di questioni che vanno affrontate con decisione e coraggio a livello nazionale ma il nostro territorio deve essere di esempio e tracciare la strada cosi come è riuscito a fare altre volte. Pensiamo che la legge regionale sull’immigrazione del 2009 ha previsto, prima in Italia, una previsione specifica per stimolare l’ingresso e il soggiorno in regione dei migranti altamente qualificati che potessero essere volano di sviluppo sia locale che nei paesi di origine, anticipando, la legislazione statale. Tuttavia non sono ancora seguite azioni specifiche orientate a configurare la Toscana come una meta territoriale attraente per l’immigrazione altamente qualificata.
Occorre fare molto di più e costruire in sinergia con i Comuni e le Università una vera e propria rete regionale a sostegno all’ingresso dei ricercatori stranieri e degli stranieri altamente qualificati. In generale tutte le università toscane coltivano una forte proiezione internazionale che ha portato negli ultimi anni a numerosi accordi con università straniere tra cui si segnalano alcune della Cina e dell’India. Occorre porre in atto ogni azione volta ad accrescere l’attrattività dei distretti toscani della conoscenza come le città di Pisa, Firenze, Siena nei confronti dei ricercatori stranieri e renderli competitivi rispetto alla media internazionale. Va utilizzato più a fondo e occorre trasformare in sistema anche il lavoro di rete che pure è stato compiuto negli ultimi anni, si pensi per es. alla Fondazione Toscana Life Sciences. La Toscana ha molte città con una fortissima vocazione internazionale, rappresenta un ambiente unico per studiare, fare ricerca e lavorare tuttavia dobbiamo lavorare affinché, compatibilmente con le necessarie formalità, il soggiorno legale sul territorio per motivi legati allo studio, alla ricerca, e ai lavori qualificati così come il diritto a ricevere prestazioni da parte delle strutture pubbliche, siano il più possibile alleggeriti da ogni ostacolo burocratico.
Dunque oltre a stimolare il legislatore nazionale verso un alleggerimento dei vincoli burocratici imposti dalla normativa statale occorre anche creare dei percorsi chiari e semplici per coloro che vogliano trasferirsi in Toscana con un punto di riferimento istituzionale unico sul modello delle agenzie specializzate. Occorre orientare gli ingressi per formazione professionale dall’estero verso i settori manifatturieri a più alta necessità di innovazione e sostenere un quadro regionale che supporti gli incubatori nelle procedure legate all’ingresso e al soggiorno dei talenti stranieri.
Dobbiamo convincerci che non esiste una “immigrazione” unica ma tante immigrazioni diverse a seconda del territorio che le riceve. Allo stesso modo a fianco di flussi migratori che dipendono da tragici fattori geopolitici e che ci chiamano alla solidarietà a alla responsabilità, esistono ingenti flussi migratori legati più propriamente alle aspirazioni professionali, alle innovazioni industriali e tecnologiche che sono un asset imprescindibile nella competizione globale. Ecco perché dobbiamo continuare a costruire le condizioni perché l’immigrazione che riceve la nostra regione sia più qualificata, più produttiva e innovativa. Come sottolineato recentemente da alcuni economisti, l’afflusso di alcuni tipi di manodopera straniera non ha ripercussioni esclusivamente sul salario ma può anche influenzare le scelte in termini di intensità di capitale umano e fisico, livelli di automazione e specializzazione delle imprese manifatturiere. Dunque la qualità dei lavoratori e il livello di conoscenza degli stessi è in grado di indirizzare in modo più deciso verso la produzione di beni più sofisticati con importanti conseguenze in termini di prospettive di crescita di lungo periodo della Toscana.
Come ha dimostrato agli Stati Uniti recentemente un “nostro” talento che ha trovato fortuna a Berkeley, l’economista Enrico Moretti, l’economia postindustriale, basata sul sapere e sull’innovazione, sta cambiando profondamente il mercato del lavoro, sia per la tipologia dei beni prodotti sia per le modalità e, soprattutto, le località in cui vengono realizzati, creando enormi disparità geografiche in termini di istruzione, aspettativa di vita e stabilità famigliare ecc. La Toscana sarà investita da questi profondi cambiamenti come tutto il “vecchio continente”. L’economista italiano ha dimostrato, dati alla mano, che il modo più efficace per creare posti anche per lavoratori meno qualificati è attrarre imprese hi-tech con dipendenti altamente qualificati e potenziare i distretti della conoscenza. Ogni lavoratore altamente qualificato che decide di restare o di arrivare in Toscana ha un effetto moltiplicatore su tutte le tipologie di impieghi. Quindi solo una gestione attenta, coordinata, di sistema della mobilità internazionale potrà offrire uno degli assi principali di cui necessita il sistema economico e produttivo toscano per vincere le sfide del prossimo futuro.
Intervento di
Stefania Magi, responsabile Sanità, Welfare e Immigrazione Pd Toscana e
Massimiliano Vrenna, responsabile Forum Immigrazione Pd Toscana
Rapporto Ocse 2014 su flussi migratori e politiche di settore nei 34 paesi membri. Intervento di Massimiliano Vrenna e Stefania Magi



Già adesso la cronaca e il tam tam mediatico spesso portano ad associare anche nella nostra regione l’immigrazione alla marginalità sociale e al bisogno. Si tratta di un aspetto che è certamente presente e non si possono negare i molti problemi ancora irrisolti ma dobbiamo anche far emergere con forza una migrazione che pure esiste e che non trova spazio sui mezzi di comunicazione. Non va dimenticato che tutte le indagini statistiche puntualmente fotografano un dinamismo imprenditoriale dei migranti che arricchisce il tessuto imprenditoriale regionale sotto diversi punti di vista, nonostante la negatività dell’attuale congiuntura economica. Alcuni di loro già in patria hanno lavorato come artigiani, piccoli imprenditori o liberi professionisti e possono così valorizzare in Toscana le competenze acquisite, inoltre sebbene siamo in presenza spesso di piccole aziende dove lavora in maniera continuativa solo il titolare diventano sempre più numerose anche quelle che occupano altre persone, tra le quali gli stessi lavoratori italiani. I benefici che gli immigrati imprenditori con il loro lavoro assicurano alla Regione sono di dunque di natura occupazionale, economica e finanziaria.
Fin qui la buona immigrazione che già risiede nel nostro territorio e lo arricchisce. Tuttavia dobbiamo riuscire a guardare oltre, verso un orizzonte temporale più lungo per la nostra regione cercando di capire anche che tipo di immigrazione vogliamo attirare nei prossimi anni. Se pensiamo ai distretti industriali avanzati di molte aree europee o degli Stati Uniti le ricolleghiamo subito al benessere, agli stipendi elevati, all’innovazione, a settori industriali in prorompente sviluppo: la Silicon Valley, Toronto, Londra, Hannover, Singapore ecc. Si tratta di aree urbane che sono un potente polo di attrazione anche per i nostri migliori talenti. La vera differenza che ha fatto e continua a fare di questi distretti dei luoghi all’avanguardia è la capacità di attrarre percentuali elevate di migranti altamente qualificati, in primis italiani, in territori che sono certamente già predisposti.
La sfida della Toscana è proprio questa: diventare una terra di attrazione per un’immigrazione qualificata. Bisogna essere consapevoli che da molti anni è in atto una vera e propria sfida internazionale tra aree urbane e distretti industriali non solo per attrarre investimenti ma soprattutto per attrarre i migliori talenti. Si tratta di studenti, Phd, ricercatori, imprenditori e altri innovatori che cercano dei territori in cui proseguire i propri studi, effettuare ricerche, brevettare invenzioni, fare imprese innovative e cosi via. Si tratta di fisici, ingegneri, imprenditori, informatici provenienti soprattutto da paesi in forte sviluppo economico e tecnologico. L’economia della conoscenza ha bisogno di giovani talenti così come i settori tecnologicamente più avanzati dell’industria regionale necessitano di ricercatori che provengano da paesi in forte sviluppo industriale. Il nostro Paese è molto indietro in questo campo.
E’ pur che vero sotto la spinta della normativa europea negli ultimi anni sono stati introdotti dei permessi di soggiorno nuovi come quello per ricerca scientifica oppure per lavori altamente qualificati. Da ultimo il piano “Destinazione Italia” ha anche introdotto una procedura speciale chiamata Italia Startup Visa per gli stranieri che vogliano avviare nel nostro Paese delle start up innovative. Tuttavia i numeri degli stranieri che hanno utilizzato questi permessi sono davvero risicati e talora praticamente inesistenti. Non basta prevedere una tipologia nuova di permesso. Occorre che tutto il sistema territoriale sia attraente. Occorre creare un mix di qualità della vita, attenzione sanitaria, istruzione, facilità di collegamenti, presenza di centri di ricerca, possibilità di finanziamento ecc.
La Toscana è un territorio davvero speciale perché è una straordinaria combinazione di molti di questi elementi. Occorre creare un ambiente urbano e produttivo accogliente per questa immigrazione qualificata e governare tale fenomeno con la collaborazione, le risorse, l’apporto di ciascun livello istituzionale e pensando ad una vera e propria rete regionale di supporto. Utilizzando alcune ricerche Ocse sappiamo che sono molti i fattori che sono suscettibili di disincentivare i flussi di stranieri altamente qualificati verso i distretti italiani, tra questi: la limitata diffusione della lingua inglese nei servizi, la relativa difficoltà di trovare alloggi, l’assenza di informazione e di orientamento della domanda, l’assenza di politiche di incentivazione di borse di studio, la scarsa valorizzazione degli studenti stranieri al termine del loro corso di studi, il loro limitato coinvolgimento nelle iniziative di cooperazione interuniversitaria, le limitazioni imposte dalla normativa sui permessi di soggiorno ma anche la burocrazia che pervade ogni aspetto della vita quotidiana cosi come la scarsa trasparenza e meritocrazia nei percorsi di carriera. Certo si tratta di questioni che vanno affrontate con decisione e coraggio a livello nazionale ma il nostro territorio deve essere di esempio e tracciare la strada cosi come è riuscito a fare altre volte. Pensiamo che la legge regionale sull’immigrazione del 2009 ha previsto, prima in Italia, una previsione specifica per stimolare l’ingresso e il soggiorno in regione dei migranti altamente qualificati che potessero essere volano di sviluppo sia locale che nei paesi di origine, anticipando, la legislazione statale. Tuttavia non sono ancora seguite azioni specifiche orientate a configurare la Toscana come una meta territoriale attraente per l’immigrazione altamente qualificata.
Occorre fare molto di più e costruire in sinergia con i Comuni e le Università una vera e propria rete regionale a sostegno all’ingresso dei ricercatori stranieri e degli stranieri altamente qualificati. In generale tutte le università toscane coltivano una forte proiezione internazionale che ha portato negli ultimi anni a numerosi accordi con università straniere tra cui si segnalano alcune della Cina e dell’India. Occorre porre in atto ogni azione volta ad accrescere l’attrattività dei distretti toscani della conoscenza come le città di Pisa, Firenze, Siena nei confronti dei ricercatori stranieri e renderli competitivi rispetto alla media internazionale. Va utilizzato più a fondo e occorre trasformare in sistema anche il lavoro di rete che pure è stato compiuto negli ultimi anni, si pensi per es. alla Fondazione Toscana Life Sciences. La Toscana ha molte città con una fortissima vocazione internazionale, rappresenta un ambiente unico per studiare, fare ricerca e lavorare tuttavia dobbiamo lavorare affinché, compatibilmente con le necessarie formalità, il soggiorno legale sul territorio per motivi legati allo studio, alla ricerca, e ai lavori qualificati così come il diritto a ricevere prestazioni da parte delle strutture pubbliche, siano il più possibile alleggeriti da ogni ostacolo burocratico.
Dunque oltre a stimolare il legislatore nazionale verso un alleggerimento dei vincoli burocratici imposti dalla normativa statale occorre anche creare dei percorsi chiari e semplici per coloro che vogliano trasferirsi in Toscana con un punto di riferimento istituzionale unico sul modello delle agenzie specializzate. Occorre orientare gli ingressi per formazione professionale dall’estero verso i settori manifatturieri a più alta necessità di innovazione e sostenere un quadro regionale che supporti gli incubatori nelle procedure legate all’ingresso e al soggiorno dei talenti stranieri.
Dobbiamo convincerci che non esiste una “immigrazione” unica ma tante immigrazioni diverse a seconda del territorio che le riceve. Allo stesso modo a fianco di flussi migratori che dipendono da tragici fattori geopolitici e che ci chiamano alla solidarietà a alla responsabilità, esistono ingenti flussi migratori legati più propriamente alle aspirazioni professionali, alle innovazioni industriali e tecnologiche che sono un asset imprescindibile nella competizione globale. Ecco perché dobbiamo continuare a costruire le condizioni perché l’immigrazione che riceve la nostra regione sia più qualificata, più produttiva e innovativa. Come sottolineato recentemente da alcuni economisti, l’afflusso di alcuni tipi di manodopera straniera non ha ripercussioni esclusivamente sul salario ma può anche influenzare le scelte in termini di intensità di capitale umano e fisico, livelli di automazione e specializzazione delle imprese manifatturiere. Dunque la qualità dei lavoratori e il livello di conoscenza degli stessi è in grado di indirizzare in modo più deciso verso la produzione di beni più sofisticati con importanti conseguenze in termini di prospettive di crescita di lungo periodo della Toscana.
Come ha dimostrato agli Stati Uniti recentemente un “nostro” talento che ha trovato fortuna a Berkeley, l’economista Enrico Moretti, l’economia postindustriale, basata sul sapere e sull’innovazione, sta cambiando profondamente il mercato del lavoro, sia per la tipologia dei beni prodotti sia per le modalità e, soprattutto, le località in cui vengono realizzati, creando enormi disparità geografiche in termini di istruzione, aspettativa di vita e stabilità famigliare ecc. La Toscana sarà investita da questi profondi cambiamenti come tutto il “vecchio continente”. L’economista italiano ha dimostrato, dati alla mano, che il modo più efficace per creare posti anche per lavoratori meno qualificati è attrarre imprese hi-tech con dipendenti altamente qualificati e potenziare i distretti della conoscenza. Ogni lavoratore altamente qualificato che decide di restare o di arrivare in Toscana ha un effetto moltiplicatore su tutte le tipologie di impieghi. Quindi solo una gestione attenta, coordinata, di sistema della mobilità internazionale potrà offrire uno degli assi principali di cui necessita il sistema economico e produttivo toscano per vincere le sfide del prossimo futuro.
Intervento di
Stefania Magi, responsabile Sanità, Welfare e Immigrazione Pd Toscana e
Massimiliano Vrenna, responsabile Forum Immigrazione Pd Toscana
Scandalo Roma. “Vecchia politica è morta. Pd persegua cambiamento. In Toscana, anche se virtuosa, per Regionali codice etico stringente”


Lo dice il responsabile organizzazione del Pd toscano, Antonio Mazzeo.
“Ciò premesso, sullo scandalo di Roma si devono però analizzare i fatti con razionalità e senso della realtà, senza incappare in inutile e strumentale demagogia. Dire che sono “tutti uguali”, “tutti responsabili”, “tutti conniventi” è profondamente sbagliato. E’ una argomentazione “da bar” che da tempo è diventata – seppur in una forma più sottile – anche tema di battaglia politica. Utilizzare l’arma dello sdegno generale per far passare un messaggio di “contrapposizione politica” è un metodo che prosegue una tradizione molto gettonata, specie nella sinistra post-1989. Certi interventi di esponenti della minoranza interna del partito vorrebbero insomma far credere che con la segreteria Renzi il partito non esiste più, che la politica è solo marketing e con un uomo solo al comando questi processi degenerativi sono più semplici. E’ un messaggio che vogliamo confutare con forza. Con argomenti e fatti che ci sembrano palesi, non con sterili polemiche.
Il sistema Roma scoperchia un mix di criminalità e pessima politica che ha le sue radici in tempi lontanissimi. Non è difesa acritica del governo o della segreteria Renzi, ma semplice realtà, dire che gli eventi venuti fuori in questi giorni a Roma riguardano anni in cui lo stesso Renzi era sindaco di Firenze e il suo legame con il PD romano era quasi inesistente. Non di meno, l’attuale Governo ha messo in campo, sin da subito, l’Autorità anti-corruzione di Raffaele Cantone e il PD di Roma è stato immediatamente commissariato ed ha deciso di verificare tutte le iscrizioni degli ultimi anni. Un segnale duro ed inequivocabile verso chi ha usato il PD e la politica per interessi personali e criminali.
Per questo, quello che arriva con forza da Roma è piuttosto l’invito a Renzi ad andare avanti e accelerare il processo di cambiamento, del partito e del governo, che ha messo in piedi in questi mesi. E’ la richiesta di nuova politica, di un nuovo modo di fare partito con meno strutture “ammalate” e più comunità e energie libere e forti. Quelli che chiedono di tornare indietro, invece, sono evidentemente i nostalgici di vecchi sistemi di potere che non hanno ancora capito che la vecchia politica è definitivamente morta insieme ai suoi troppi cattivi maestri.
E’ evidente che le riforme messe in campo negli ultimi mesi da Renzi hanno come obiettivo quello di costruire un Paese meno ingessato, con leggi più chiare ed Istituzioni più trasparenti, e quindi anche meno soggetto ad essere infettate dal virus della corruzione. Basteranno a trasformare il Paese? Lo vedremo, ma intanto vanno conosciute a fondo per poter essere valutate e capire la loro portata. Prendiamo ad esempio il Jobs Act. E’ una legge che permette di far fare un importante passo avanti al mercato del lavoro, alla semplificazione delle norme, all’allargamento delle tutele e alla produzione di politiche e servizi attivi attirando maggiori investimenti esteri e ripensando il sistema degli ammortizzatori sociali. Fino a pochi mesi fa nel nostro Partito se ne parlava solo in convegni per “pulirsi” la coscienza, oggi quelle idee sono una riforma per il Paese.
Certo, non ci nascondiamo. Ci sono e ci saranno anche aspetti che non convinceranno tutti gli osservatori, noi compresi. Ma è necessario che tutto sia esaminato in buona fede e senza pregiudizi. Perché continuare a stigmatizzare il processo riformatore, magari da parte di chi per 20 anni ha guidato il nostro partito o uno di quelli che in esso sono confluiti, ritenendolo affrontato “sulla base di battute funzionali ai messaggi comunicativi” è davvero sorprendente. Cosa è stato fatto in questi vent’anni sul piano della lotta alla corruzione e delle riforme a parte la nefasta riforma del Titolo V? Come mai molti di coloro che adesso fanno distinzioni, precisazioni e “benaltrismi”, pur avendo passato gli ultimi venti anni nelle istituzioni, non si lasciano andare a un briciolo di autocritica?
Sarebbe, crediamo, un atto dovuto e un segno di consapevolezza, ma la risposta la sappiamo. E’ un gioco politico-tattico di aree organizzate all’interno del PD, come prima lo era nei partiti di provenienza e lo è stato anche nei partiti storici della Prima Repubblica. Ma fortunatamente i tempi sono cambiati e i cittadini chiedono ora al PD di risolvere i problemi in tempi rapidi e certi, non di vivere in un congresso permanente che limita l’azione di governo.
Sia chiaro a tutti. Noi a questo gioco non ci adeguiamo e continueremo ad usare il cervello, in piena onestà intellettuale, perché questo e solo questo e’, da sempre, l’unico modo per aiutare davvero la propria comunità” conclude Mazzeo.

