13 Aprile 2012

Arezzo, il Pd: “Stop alle dimissioni in bianco sui luoghi di lavoro”

Si è svolta questa mattina presso la sede del coordinamento provinciale Pd di Arezzo la conferenza stampa sui risultati dell’attività della campagna “Io firmo, contro le dimissioni in bianco” lanciata dal Partito Democratico qualche settimana fa.
Grande e continuativa la presenza sul territorio che ha visto tutte le vallate coinvolte nella raccolta delle firme e l’impegno dei consigli comunali a presentare ed approvare rapidamente l’Odg contro le dimissioni in bianco e per il ripristino della legge 188.

“E’ un’iniziativa alla quale diamo un rilevante significato”, ha detto il segretario provinciale Pd Marco Meacci. “In undici Comuni della nostra provincia e dal consiglio provinciale l’Odg è già stato approvato, in alcuni casi all’unanimità proprio perchè la causa che rappresentiamo va oltre le appartenenze politiche e nelle prossime settimane saranno altri i comuni a ratificare l’Odg tra i quali anche Arezzo. La piaga delle dimissioni in bianco è purtroppo presente anche nel nostro territorio, la mobilitazione nella provincia ha voluto lanciare un messaggio forte anche in direzione del governo”.

In sede di conferenza è stata presentata l’iniziativa pubblica che si terrà lunedì 16 alle ore 17 presso il Circolo Aurora alla presenza dell’on. Maria Grazia Gatti, prima firmataria della proposta di legge.
“E’ un lavoro prezioso per la nostra realtà provinciale quello di Meacci e di Erika Falsini, referente per le Politiche di genere – spiega l’on. Donella Mattesini -. La legge che vogliamo reintegrare fu fatta dal governo Prodi e subito cancellata, oggi Maria Grazia Gatti della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, ha riproposto il ripristino della normativa contro le dimissioni in bianco tema che coinvolge in special modo le donne ma anche gli uomini. I numeri fanno riflettere, si pensi che nel biennio 2009-2010, nel corso di una delle più devastanti crisi economiche, sono 36.693 le lavoratrici che hanno abbandonato il posto di lavoro a seguito della maternità”.

Ed è proprio dalla riflessione che è partita l’iniziativa ad Arezzo.
“Tutti i circoli si sono confrontati con i tanti cittadini che hanno posto la propria firma nei moduli indirizzati alla ministra Fornero – dice Erika Falsini, referente per le politiche di genere -. Il nostro è stato un impegno a tutto tondo che è partito dal basso, dalle donne e dagli uomini che si sono dedicati ai gazebo, ai volantinaggi e al confronto con le persone interessate alla causa. E’ stato recepito come lavoro sistematico all’interno dell’assemblea provinciale permanente delle donne del Partito Democratico che si impegnano anche dopo questa ottima riuscita a portare l’intervento anche in sede di assemblea regionale delle donne. L’impegno che portiamo avanti come gruppo per le politiche di genere è un lavoro strutturato che oggi si dota di un altro importante tassello volto a migliorare la qualità della vita di ogni donna, il lavoro è una parte fondamentale dell’esistenza dell’individuo e non è accettabile lasciare sole le lavoratrici in un momento di difficoltà come questo”.

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“Finanziamento pubblico: trasparenza e meno soldi ma senza partiti non c’è democrazia”

Intervista di Vladimiro Frulletti pubblicata da l’Unità il 13 aprile 2012

 

«Senza i partiti e la politica il figlio di un lavoratore delle acciaierie come me non avrebbe mai potuto ricoprire incarichi pubblici».
Il segretario del Pd della Toscana, Andrea Manciulli, ritiene che il finanziamento pubblico della politica vada sì ridotto, ma non abolito. Ricorda che i bilanci del Pd toscano sono consultabili da tutti online e chiede massima trasparenza sui soldi che i privati danno a politici e partiti, invitando i colleghi della sua generazione a non «surfare» sull’onda dell’antipolitica, ma a impegnarsi in una battaglia anche culturale che risollevi il Paese dal degrado prodotto da 15 anni di berlusconismo.
Dopo Lusi, la Lega. Che idea s’è fatto di queste vicende?
La vicenda Lega in profondità appare ancora più grave.
Perché?
Perché la Lega in questi anni non è stato un partito qualunque, ma un partito che si è fondato più di altri sulla contestazione alla politica e all’establishment, sulla protesta del nord operoso contro Roma ladrona. E stato cioè il partito che più di altri ha accarezzato l’ondata anti-politica. E proprio in virtù di questo ha acquisito consenso ed è diventata una forza nazionale. Vederli che usavano i soldi pubblici per finalità personali mette a nudo le contraddizioni di questo Paese e rende urgente la necessità di ridefinire la democrazia e la politica.
In che senso?
La Lega era uno dei tentativi più chiari di governare facendo esprimere la “pancia” del Paese. Il loro fallimento morale non può essere considerato solo come l’episodio di due o tre familiari disinvolti. Ma è la prova che la “pancia” non può governare niente.
II fango della Lega però finisce per colpire tutta la politica.
Infatti il vero problema è ridare prestigio e legittimità alle istituzioni e alla politica. In questo senso il governo Monti potrà aiutare. Perché il professore ha sostituito i politici?
No, perché sia il Presidente del Consiglio sia i partiti che lo sostengono stanno cercando di interpretare una nuova stagione di sobrietà e serietà. C’è da tornare a una politica che s’assuma anche il compito di indirizzare il futuro e la vita dei cittadini. Così facevano grandi partiti come Pci e Dc che mai hanno assecondato acriticamente la “pancia” del Paese.
È nostalgico?
No, ma penso che serva un profondo lavoro anche culturale perché il tarlo che s’è diffuso in questi anni non si cancellerà rapidamente. Il berlusconismo l’abbiamo chiuso pochi mesi fa e oggi pare che nessuno si ricordi delle Ruby o delle corna nelle foto o del degrado etico sparso a piene mani fuori e dentro le istituzioni. Ma quella stagione è durata 15 anni e col consenso di tantissimi italiani. S’è diffuso il decadimento della legalità, la tendenza a trovare scorciatoie a far prevalere l’interesse privato sul bene comune. Finché non rilanceremo una diversa idea dello Stato e dell’etica pubblica che superi questo decadimento non usciremo dalla palude.
Sono troppi i soldi che finiscono ai partiti?
Vanno ridotti e equiparati, così come i costi della politica, agli standard europei. Servono regole precise sulla trasparenza, sui controlli. Come mi pare stiano decidendo in Parlamento. Noi come Pd della Toscana del resto i bilanci li abbiamo online sul nostro sito: tutti li possono vedere e controllare. La metà di quel che abbiamo la giriamo ai territori per far vivere i circoli. Ecco, penso la riforma dovrà rendere obbligatorio che gran parte delle risorse siano destinate ai territori, perché politica vera e più sana sta nell’attività quotidiana fatta fra la gente. Ma il problema non è solo il finanziamento pubblico.
E quale sarebbe l’altro?
Il finanziamento privato. Il Consiglio d’Europa ha analizzato le diverse forme di finanziamento ai vari partiti europei. Il nostro sistema è quello meno trasparente. Siamo uno dei pochi Paesi che non prevede l’obbligo di pubblicità sotto i 50mila euro. Invece i finanziatori privati, anche per lottare contro la corruzione e l’invasione dell’interesse privato nella cosa pubblica, devono essere sempre noti e devono essere persone fisiche, non più società. Perché la gente quando elegge qualcuno deve sapere chi lo ha finanziato e per quanto.
È contrario all’abolizione del finanziamento pubblico?
Si, va rivisto e ridotto, ma va mantenuto. E va legato alla democrazia interna dei partiti. Perché i partiti del Capo che non fanno mai congressi, i cui dirigenti sono nominati dall’alto e non scelti dalla base, non sono veri partiti.
Difendere i partiti non è di moda.
Dove non ci sono partiti non c’è democrazia e questa oramai esplicita volontà di superare la politica sostituendola con l’oligarchia dei salotti non mi piace. Il figlio di un lavoratore delle acciaierie, come me, solo se esistono i partiti e la politica può avere la possibilità di ricoprire incarichi pubblici. La politica non può essere fatta solo da chi è ricco o sostenuto dai ricchi. È così in tutti i paesi democratici. La nostra generazione ha su di se’ la grande responsabilità di ridare nobiltà e legittimità alla politica e non credo che lo possa fare “surfando” sull’onda emotiva anti-politica.
Ma la sfiducia verso la politica è in costante aumento.
E lo sarà finché la politica non tornerà a incidere sul futuro delle persone. Quando sono stato in Usa ho visitato un importante centro di broker dove tre giovani a compravano e vendevano titoli di Stato. Il loro dito che batte sulla tastiera oggi è più influente sul nostro destino di qualsiasi decisione che può prendere un politico. Ecco perché il vero tema non è togliere di mezzo la politica, ma fare in modo che incida sulla vita reale delle persone e sul loro lavoro.

 

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“Finanziamento pubblico: trasparenza e meno soldi ma senza partiti non c’è democrazia”

Intervista di Vladimiro Frulletti pubblicata da l’Unità il 13 aprile 2012

 

«Senza i partiti e la politica il figlio di un lavoratore delle acciaierie come me non avrebbe mai potuto ricoprire incarichi pubblici».
Il segretario del Pd della Toscana, Andrea Manciulli, ritiene che il finanziamento pubblico della politica vada sì ridotto, ma non abolito. Ricorda che i bilanci del Pd toscano sono consultabili da tutti online e chiede massima trasparenza sui soldi che i privati danno a politici e partiti, invitando i colleghi della sua generazione a non «surfare» sull’onda dell’antipolitica, ma a impegnarsi in una battaglia anche culturale che risollevi il Paese dal degrado prodotto da 15 anni di berlusconismo.
Dopo Lusi, la Lega. Che idea s’è fatto di queste vicende?
La vicenda Lega in profondità appare ancora più grave.
Perché?
Perché la Lega in questi anni non è stato un partito qualunque, ma un partito che si è fondato più di altri sulla contestazione alla politica e all’establishment, sulla protesta del nord operoso contro Roma ladrona. E stato cioè il partito che più di altri ha accarezzato l’ondata anti-politica. E proprio in virtù di questo ha acquisito consenso ed è diventata una forza nazionale. Vederli che usavano i soldi pubblici per finalità personali mette a nudo le contraddizioni di questo Paese e rende urgente la necessità di ridefinire la democrazia e la politica.
In che senso?
La Lega era uno dei tentativi più chiari di governare facendo esprimere la “pancia” del Paese. Il loro fallimento morale non può essere considerato solo come l’episodio di due o tre familiari disinvolti. Ma è la prova che la “pancia” non può governare niente.
II fango della Lega però finisce per colpire tutta la politica.
Infatti il vero problema è ridare prestigio e legittimità alle istituzioni e alla politica. In questo senso il governo Monti potrà aiutare. Perché il professore ha sostituito i politici?
No, perché sia il Presidente del Consiglio sia i partiti che lo sostengono stanno cercando di interpretare una nuova stagione di sobrietà e serietà. C’è da tornare a una politica che s’assuma anche il compito di indirizzare il futuro e la vita dei cittadini. Così facevano grandi partiti come Pci e Dc che mai hanno assecondato acriticamente la “pancia” del Paese.
È nostalgico?
No, ma penso che serva un profondo lavoro anche culturale perché il tarlo che s’è diffuso in questi anni non si cancellerà rapidamente. Il berlusconismo l’abbiamo chiuso pochi mesi fa e oggi pare che nessuno si ricordi delle Ruby o delle corna nelle foto o del degrado etico sparso a piene mani fuori e dentro le istituzioni. Ma quella stagione è durata 15 anni e col consenso di tantissimi italiani. S’è diffuso il decadimento della legalità, la tendenza a trovare scorciatoie a far prevalere l’interesse privato sul bene comune. Finché non rilanceremo una diversa idea dello Stato e dell’etica pubblica che superi questo decadimento non usciremo dalla palude.
Sono troppi i soldi che finiscono ai partiti?
Vanno ridotti e equiparati, così come i costi della politica, agli standard europei. Servono regole precise sulla trasparenza, sui controlli. Come mi pare stiano decidendo in Parlamento. Noi come Pd della Toscana del resto i bilanci li abbiamo online sul nostro sito: tutti li possono vedere e controllare. La metà di quel che abbiamo la giriamo ai territori per far vivere i circoli. Ecco, penso la riforma dovrà rendere obbligatorio che gran parte delle risorse siano destinate ai territori, perché politica vera e più sana sta nell’attività quotidiana fatta fra la gente. Ma il problema non è solo il finanziamento pubblico.
E quale sarebbe l’altro?
Il finanziamento privato. Il Consiglio d’Europa ha analizzato le diverse forme di finanziamento ai vari partiti europei. Il nostro sistema è quello meno trasparente. Siamo uno dei pochi Paesi che non prevede l’obbligo di pubblicità sotto i 50mila euro. Invece i finanziatori privati, anche per lottare contro la corruzione e l’invasione dell’interesse privato nella cosa pubblica, devono essere sempre noti e devono essere persone fisiche, non più società. Perché la gente quando elegge qualcuno deve sapere chi lo ha finanziato e per quanto.
È contrario all’abolizione del finanziamento pubblico?
Si, va rivisto e ridotto, ma va mantenuto. E va legato alla democrazia interna dei partiti. Perché i partiti del Capo che non fanno mai congressi, i cui dirigenti sono nominati dall’alto e non scelti dalla base, non sono veri partiti.
Difendere i partiti non è di moda.
Dove non ci sono partiti non c’è democrazia e questa oramai esplicita volontà di superare la politica sostituendola con l’oligarchia dei salotti non mi piace. Il figlio di un lavoratore delle acciaierie, come me, solo se esistono i partiti e la politica può avere la possibilità di ricoprire incarichi pubblici. La politica non può essere fatta solo da chi è ricco o sostenuto dai ricchi. È così in tutti i paesi democratici. La nostra generazione ha su di se’ la grande responsabilità di ridare nobiltà e legittimità alla politica e non credo che lo possa fare “surfando” sull’onda emotiva anti-politica.
Ma la sfiducia verso la politica è in costante aumento.
E lo sarà finché la politica non tornerà a incidere sul futuro delle persone. Quando sono stato in Usa ho visitato un importante centro di broker dove tre giovani a compravano e vendevano titoli di Stato. Il loro dito che batte sulla tastiera oggi è più influente sul nostro destino di qualsiasi decisione che può prendere un politico. Ecco perché il vero tema non è togliere di mezzo la politica, ma fare in modo che incida sulla vita reale delle persone e sul loro lavoro.

 

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12 Aprile 2012

Pd Pistoia, 139 lasciano partito. Manciulli: “Scelta sbagliata”

“Ritengo sbagliata la scelta di quei 139 nostri iscritti che hanno deciso di lasciare il Partito di Pistoia”.  Così il segretario regionale del Pd della Toscana Andrea Manciulli si esprime al riguardo del gruppo di iscritti che oggi hanno annunciato di non voler rinnovare la tessera al Pd di Pistoia polemizzando con i vertici del partito.  

“È sbagliato – dice Manciulli – in primo luogo perché avviene nel pieno della campagna elettorale, che dovrebbe vedere tutti, non soltanto gli iscritti ma anche i simpatizzanti, protesi e concentrati a vincere le elezioni del 6 e 7 maggio prossimi. Elezioni che sono importanti non solo per Pistoia ma per tutto il Paese. In secondo luogo perché lasciare un partito è un gesto estremo che non mi pare giustificato in questa circostanza: qualsiasi siano le ragioni che si portano, anche quando ve ne sono, vanno poste nei termini e nei momenti opportuni. È più giusto aprire una discussione all’interno del partito in una fase successiva al voto nelle sedi e negli organismi preposti. Decidere da subito di non affrontare questa discussione interna è sbagliato e invito quindi tutti quegli iscritti a ripensarci e impegnarsi in questa campagna elettorale per riservare le loro riflessioni alla fase che si aprirà in seguito, come si fa in tutti i partiti che si rispettino”.  

“Io – conclude Manciulli – sono sempre stato convinto che bisogna ascoltare le ragioni di tutti, ma questo è il momento dell’unità e non della divisione. Adesso c’è la campagna elettorale e occorre ritrovare l’impegno di tutti a partire da domani con la venuta del nostro segretario Bersani proprio a Pistoia”.

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Finanziamenti ai partiti, Sani: “Impedire che qualcuno si trovi la campagna elettorale pagata a sua insaputa. Norme drastiche sui finanziamenti pubblici, ma anche su quelli provenienti da privati”

«Se non ora, quando? Considerata l’imbarazzante vicenda del corrotto familismo leghista? Subito l’introduzione di controlli su come vengono spesi i finanziamenti pubblici ai partiti e di meccanismi trasparenti per i contributi erogati dai privati, ma parallelamente anche il provvedimento legislativo di contrasto alla corruzione con l’inasprimento delle pene». A chiederlo è l’onorevole Luca Sani, coordinatore della segreteria regionale del Pd della Toscana, che nel giorno in cui ricorre l’anniversario della scomparsa di Primo Levi, parafrasando una delle sue opere più note, entra nel merito del dibattito sulla trasparenza dei fondi destinati ai partiti.

«Da anni il Partito Democratico, l’unico ad avere i bilanci certificati da una società di revisione contabile – dice Sani – propone inascoltato una legge che dia riconoscimento giuridico ai partiti e li sottoponga a controlli rispetto alla gestione dei bilanci. Pierluigi Bersani ha ragione da vendere quando sottolinea che è dai tempi di Pericle che la Democrazia funziona con il sostegno pubblico per sottrarla all’arbitrio dei ricchi che potrebbero manovrarla.
Per questo, oggi più che mai, è il momento, insieme ad una normativa che introduca meccanismi di controllo sull’utilizzo dei rimborsi elettorali, di mettere sotto la lente d’ingrandimento anche i contributi dei privati, che costituiscono la forma di finanziamento alla politica meno trasparente e controllata. Tanto che per le donazioni fino a 50.000 euro non vige l’obbligo di rendere noto chi sia il sostenitore. Questa norma, infatti, impedisce oggettivamente di distinguere in modo chiaro il confine tra finanziamento legittimo e, se non proprio la corruzione, i possibili condizionamenti dell’azione di governo e delle scelte politiche. Pertanto va immediatamente cambiata, portando la soglia al di sopra della quale scatta l’obbligo di dichiarare l’identità del donatore almeno a 5.000 euro».

«Ad ogni modo, qualunque sia la soglia, ritengo che chi appartiene al Partito Democratico debba attenersi ad un codice di autoregolamentazione e dichiarare sempre da chi ha ricevuto qualsiasi finanziamento privato. Aldilà dei proclami, infatti, come avviene con la certificazione del bilancio del Pd, non c’è bisogno di un obbligo di legge per fare politica con trasparenza. Dico questo anche al fine di evitare che qualcuno si trovi la campagna elettorale interamente pagata a sua insaputa».

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Esodati, in provincia di Pisa 300 lavoratori a rischio: il sostegno del Pd provinciale alla manifestazione dei sindacati di domani

Il Pd di Pisa condivide ragioni e obiettivi della manifestazione nazionale unitaria indetta da Cgil, Cisl e UIl per domani a Roma per risolvere la questione degli “esodati”. Si tratta di quei lavoratori, circa 300 in provincia di Pisa, che sono stati incentivati a dimettersi in cambio di una copertura economica (mobilità, disoccupazione, cassa integrazione) che avrebbe dovuto accompagnarli fino alla pensione, ma che in seguito alla riforma rischiano di rimanere senza lavoro, pensione e ammortizzatori sociali.

I deputati Pd della Commissione Lavoro, in particolare la pisana Maria Grazia Gatti, hanno posto da tempo questo tema all’attenzione del governo e proposto atti parlarmentari per risolverlo. Purtroppo ci sono state colpevoli sottovalutazioni, evidenziate anche dalle cifre poco credibili sull’entità del fenomeno fornite in un primo momento dal ministero.
La ministra Fornero si è impegnata ad emanare un decreto entro giugno: ci impegneremo affinché esso affronti e risolva anche i problemi di tutti i lavoratori coinvolti.

Il Pd appoggia lealmente il governo Monti in una situazione di emergenza nazionale, dopo che il centrodestra ha portato il Paese sull’orlo del baratro, ma lo fa evidenziando su ogni tema il punto di vista dei lavoratori e dei ceti più deboli.
E’ stato grazie alla pressione del Pd, oltre che alla mobilitazione dei lavoratori e del sindacato, che sull’art.18 è stato possibile reintrodurre il principio del reintegro stabilito dal giudice anche nei licenziamenti per ragioni economiche.

E pur nell’impegno ad approvare una riforma del mercato del lavoro che contiene elementi positivi, come il fatto che un’ora di lavoro a termine costi di più di un’ora di lavoro a tempo indeterminato, o l’abolizione delle “dimissioni in bianco”, il Pd si impegna a un lavoro parlamentare certosino per garantire che non vengano nascosti elementi di criticità nei dettagli del testo e per migliorare le parti del provvedimento relative agli ammortizzatori sociali, con particolare attenzione all’allargamento delle tipologie dei lavoratori tutelati, e alle tipologie contrattuali, per migliorare le condizioni economiche e di lavoro dei collaboratori a progetto e delle partite Iva. Ma soprattutto siamo consapevoli che la riforma del mercato del lavoro non riattiverà di per sé la crescita, che è ciò che serve all’Italia in questo momento.
Per questo obiettivo c’è bisogno soprattutto di ridurre le disuguaglianze sociali e di ridare sicurezza e rimettere in moto i consumi delle famiglie e dei ceti popolari.

 

Francesco Nocchi
segretario provinciale Pd Pisa

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11 Aprile 2012

Ilio Pasqui, tesoriere del Pd toscano, a l’Unità: “Troppi soldi pubblici perché i partiti o sono liquidi o di proprietà del Capo”

Intervista pubblicata da l’Unità Toscana il 10 aprile 2012, a firma di Vladimiro Frulletti

 

«Meglio tardi che mai». Così Ilio Pasqui, tesoriere del Pd della Toscana, già sindaco di Cortona e consigliere regionale, commenta l’appello del presidente Rossi e la decisione di Bersani, con Alfano e Casini, di far votare subito in Parlamento una riforma urgente per il finanziamento dei partiti.
Pasqui, manca la trasparenza.
«I bilanci del Pd toscano assieme alle varie relazioni sono su internet, tutti li possono vedere. Poi quest’anno saranno certificati da una società esterna anche se noi già abbiamo il controllo del professore Pozzoli che non è del Pd. Del resto da noi il 98% dei movimenti avviene per bonifico bancario. Da noi non esiste il “maneggio” dei soldi. Di contante saranno 20-30mila ero al massimo all’anno. Taxi, treni, ristoranti. Ogni spesa ha la sua pezza d’appoggio. Tutto il resto passa attraverso banca. Siamo trasparenti e precisi, ma è giusto dire anche questo non basta più».
Perché?
«Perché è l’ora di farla finita con l’equivoco».
Che equivoco?
«È una stupidaggine che siano stati dati soldi a partiti morti. E non parliamo più di rimborso elettorale, è un finanziamento ai partiti bello e buono. Ed è in quantità enorme perché oltre ai rimborsi per ogni campagna elettorale vanno considerati anche i finanziamenti ai gruppi Parlamentari e regionali».
Se poi c’è chi li usa per auto o ville.
«Ora parlano di “incidente” della Lega. Ma che incidente! Chi non immaginava l’opportunismo di quei personaggi. Del federalismo, del decentramento non gliene importava nulla. Volevano far man bassa e trafficavano. Hanno fatto passare tutte le leggi a favore di Berlusconi e contro la magistratura».
Però è tutta la politica a essere sotto scacco.
«È per questo che serve il colpo di reni. Questo finanziamento infatti è indispensabile per i partiti liquidi o quelli del Capo. Invece servono partiti veri con gli iscritti veri che contano e con gli eletti che contribuiscono. Servono partiti democratici. Se con due euro decidi senza doverti iscrivere, che cosa conta più la militanza. Per questo gli iscritti calano anche qui in Toscana».
Lei che propone?
«Io sono per il finanziamento pubblico, altrimenti si finisce nelle mani delle varie lobby. Ma serve una legge che dica che i partiti fanno un congresso almeno ogni legislatura se vogliono avere il finanziamento pubblico. E che in questi congressi la regola deve essere quella della democrazia: una testa, un voto. Così si farà chiarezza su noi stessi».
In che senso?
«Su quale partiti vogliamo. Io sono per un partito che abbia militanza, regole e anche disciplina. Le primarie vanno salvate ma per le cariche istituzionali e lì il Pd deve avere un solo nome. È troppo facile scaricare tutto sugli elettori per non voler mai decidere».
E che c’entra il finanziamento pubblico?
«C’entra eccome. Perché è ovvio che a quei partiti che non hanno la base, non hanno iscritti, non hanno la contribuzione degli eletti, servono tante risorse. E infatti coi partiti liquidi o del Capo il sistema è lievitato. È ora che noi come Pd ci tiriamo fuori da questo equivoco. Che senso ha dare soldi a un partito che non fai congressi. Quelli della Lega dicevano “Bossi, il Capo”. Il capo? E che democrazia è? Vuoi avere il capo? Tienitelo, ma non ti do i soldi dei cittadini. Non basta una scorciatoia, serve una vera riforma dell’articolo 49 della Costituzione».

 

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Amministrative, Bersani arriva in Toscana
Il 13 aprile farà tappa a Lucca e a Pistoia

Pier Luigi Bersani arriva in Toscana per sostenere la campagna elettorale dei candidati sindaci del Pd alle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio. Venerdì 13 aprile il segretario nazionale del Pd, accompagnato dal segretario toscano Andrea Manciulli, farà tappa prima a Lucca e poi a Pistoia.

Alle 17 Bersani sarà al cinema Astra di Lucca, in piazza del Giglio, con il candidato sindaco Alessandro Tanbellini.
Due ore e mezzo più tardi, alle 19.30, il segretario sarà invece al circolo dei lavoratori della Breda di Pistoia (via Ciliegiole) con il candidato sindaco Samuele Bertinelli: Bersani incontrerà una delegazione di operai e Rsu dell’azienda.

La chiusura della giornata sarà alla Casa del popolo di Ponte alle Tavole (via Gora e Barbatole a Pistoia), dove a partire dalle 20.30 Bersani parteciperà a una cena elettorale di raccolta fondi. Con lui ci saranno i candidati sindaco di tutta la provincia pistoiese: oltre a Bertinelli, la candidata primo cittadino a San Marcello Pistoiese Silvia Maria Cormio, Marco Mazzanti a Quarrata, Eugenio Patrizio Mugnai a Serravalle Pistoiese e Piera Gonfiantini a Marliana.

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Amministrative, Bersani arriva in Toscana
Il 13 aprile farà tappa a Lucca e a Pistoia

Pier Luigi Bersani arriva in Toscana per sostenere la campagna elettorale dei candidati sindaci del Pd alle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio. Venerdì 13 aprile il segretario nazionale del Pd, accompagnato dal segretario toscano Andrea Manciulli, farà tappa prima a Lucca e poi a Pistoia.

Alle 17 Bersani sarà al cinema Astra di Lucca, in piazza del Giglio, con il candidato sindaco Alessandro Tanbellini.
Due ore e mezzo più tardi, alle 19.30, il segretario sarà invece al circolo dei lavoratori della Breda di Pistoia (via Ciliegiole) con il candidato sindaco Samuele Bertinelli: Bersani incontrerà una delegazione di operai e Rsu dell’azienda.

La chiusura della giornata sarà alla Casa del popolo di Ponte alle Tavole (via Gora e Barbatole a Pistoia), dove a partire dalle 20.30 Bersani parteciperà a una cena elettorale di raccolta fondi. Con lui ci saranno i candidati sindaco di tutta la provincia pistoiese: oltre a Bertinelli, la candidata primo cittadino a San Marcello Pistoiese Silvia Maria Cormio, Marco Mazzanti a Quarrata, Eugenio Patrizio Mugnai a Serravalle Pistoiese e Piera Gonfiantini a Marliana.

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Amministrative, venerdì Bersani a Lucca e Pistoia a sostegno della campagna elettorale del Pd

Pier Luigi Bersani venerdì prossimo, 13 aprile, sarà in Toscana per sostenere la campagna elettorale dei candidati sindaci del Pd alle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio prossimi. Lucca e Pistoia le tappe della giornata.  

Alle 17 il segretario del Partito Democratico sarà a Lucca con il candidato sindaco Alessandro Tambellini per un’iniziativa pubblica presso cinema Astra, in piazza del Giglio.  

Alle 19.30 Bersani sarà a Pistoia con il candidato sindaco Samuele Bertinelli al circolo dei lavoratori della Breda, in via Ciliegiole, per un incontro con una delegazione di operai e Rsu dell’azienda.  

A seguire, intorno alle 20.30, Pier Luigi Bersani sarà alla Casa del popolo di Ponte alle Tavole (via Gora e Barbatole n. 209 a Pistoia) per una cena elettorale di raccolta fondi con i candidati a sindaco dei comuni al voto di tutta la provincia pistoiese: oltre al candidato sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli ci saranno Silvia Maria Cormio, candidata a San Marcello Pistoiese, Marco Mazzanti a Quarrata, Eugenio Patrizio Mugnai a Serravalle Pistoiese e Piera Gonfiantini, candidata sindaco di Marliana.

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