Ilio Pasqui, tesoriere del Pd toscano, a l’Unità: “Troppi soldi pubblici perché i partiti o sono liquidi o di proprietà del Capo”
Intervista pubblicata da l’Unità Toscana il 10 aprile 2012, a firma di Vladimiro Frulletti
«Meglio tardi che mai». Così Ilio Pasqui, tesoriere del Pd della Toscana, già sindaco di Cortona e consigliere regionale, commenta l’appello del presidente Rossi e la decisione di Bersani, con Alfano e Casini, di far votare subito in Parlamento una riforma urgente per il finanziamento dei partiti.
Pasqui, manca la trasparenza.
«I bilanci del Pd toscano assieme alle varie relazioni sono su internet, tutti li possono vedere. Poi quest’anno saranno certificati da una società esterna anche se noi già abbiamo il controllo del professore Pozzoli che non è del Pd. Del resto da noi il 98% dei movimenti avviene per bonifico bancario. Da noi non esiste il “maneggio” dei soldi. Di contante saranno 20-30mila ero al massimo all’anno. Taxi, treni, ristoranti. Ogni spesa ha la sua pezza d’appoggio. Tutto il resto passa attraverso banca. Siamo trasparenti e precisi, ma è giusto dire anche questo non basta più».
Perché?
«Perché è l’ora di farla finita con l’equivoco».
Che equivoco?
«È una stupidaggine che siano stati dati soldi a partiti morti. E non parliamo più di rimborso elettorale, è un finanziamento ai partiti bello e buono. Ed è in quantità enorme perché oltre ai rimborsi per ogni campagna elettorale vanno considerati anche i finanziamenti ai gruppi Parlamentari e regionali».
Se poi c’è chi li usa per auto o ville.
«Ora parlano di “incidente” della Lega. Ma che incidente! Chi non immaginava l’opportunismo di quei personaggi. Del federalismo, del decentramento non gliene importava nulla. Volevano far man bassa e trafficavano. Hanno fatto passare tutte le leggi a favore di Berlusconi e contro la magistratura».
Però è tutta la politica a essere sotto scacco.
«È per questo che serve il colpo di reni. Questo finanziamento infatti è indispensabile per i partiti liquidi o quelli del Capo. Invece servono partiti veri con gli iscritti veri che contano e con gli eletti che contribuiscono. Servono partiti democratici. Se con due euro decidi senza doverti iscrivere, che cosa conta più la militanza. Per questo gli iscritti calano anche qui in Toscana».
Lei che propone?
«Io sono per il finanziamento pubblico, altrimenti si finisce nelle mani delle varie lobby. Ma serve una legge che dica che i partiti fanno un congresso almeno ogni legislatura se vogliono avere il finanziamento pubblico. E che in questi congressi la regola deve essere quella della democrazia: una testa, un voto. Così si farà chiarezza su noi stessi».
In che senso?
«Su quale partiti vogliamo. Io sono per un partito che abbia militanza, regole e anche disciplina. Le primarie vanno salvate ma per le cariche istituzionali e lì il Pd deve avere un solo nome. È troppo facile scaricare tutto sugli elettori per non voler mai decidere».
E che c’entra il finanziamento pubblico?
«C’entra eccome. Perché è ovvio che a quei partiti che non hanno la base, non hanno iscritti, non hanno la contribuzione degli eletti, servono tante risorse. E infatti coi partiti liquidi o del Capo il sistema è lievitato. È ora che noi come Pd ci tiriamo fuori da questo equivoco. Che senso ha dare soldi a un partito che non fai congressi. Quelli della Lega dicevano “Bossi, il Capo”. Il capo? E che democrazia è? Vuoi avere il capo? Tienitelo, ma non ti do i soldi dei cittadini. Non basta una scorciatoia, serve una vera riforma dell’articolo 49 della Costituzione».
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