11 Giugno 2015

Ballottaggi, Il Ministro Madia ed Ernesto Carbone a Pietrasanta

forassiepi11 giugno 2015 – In vista del voto di ballottaggio per le elezioni comunali di domenica prossima il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia ed Ernesto Carbone, membro della segreteria nazionale del Pd saranno a Pietrasanta (LU) a sostegno del candidato sindaco Rossano Forassiepi. Con loro ci sarà anche il sindaco di serravezza Ettore Neri.

L’iniziativa di chiusura della campagna elettorale di Forassiepi sarà in Piazza Duomo al Bar Michelangelo alle ore 19.

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10 Giugno 2015

Ballottaggi, Parrini: “La scelta giusta per Viareggio è Luca Poletti. Il Pd regionale e nazionale lo appoggiano pienamente”

luca poletti10 giugno 2015 – “Conosce a fondo la città, sa quali energie mobilitare per farla ripartire, ha proposte concrete, integrità morale, competenza. La scelta giusta per Viareggio è Luca Poletti”. Così si esprime il segretario regionale del Pd della Toscana Dario Parrini in vista del voto di domenica prossima per l’elezione del nuovo sindaco di Viareggio.

“Luca è la persona ideale per far giocare a Viareggio un ruolo da protagonista sulla ribalta regionale e nazionale. E il Pd regionale e nazionale lo appoggiano pienamente. Di questo è testimonianza anche la presenza del vicesegretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini”, annuncia Parrini riferendosi alla conferenza stampa convocata per domani a Viareggio.

“Il nostro partito sta facendo un importante sforzo di rinnovamento a Viareggio, di cui la candidatura stessa di Poletti è concreta espressione. L’attuale gestione commissariale proseguirà in ogni caso fino a che, ultimato il tesseramento 2015, non si terrà il congresso, nel quale questo processo di rinnovamento troverà il suo coronamento”.

www.lucapoletti.it

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Ballottaggi, Parrini: “La scelta giusta per Viareggio è Luca Poletti. Il Pd regionale e nazionale lo appoggiano pienamente”

luca poletti10 giugno 2015 – “Conosce a fondo la città, sa quali energie mobilitare per farla ripartire, ha proposte concrete, integrità morale, competenza. La scelta giusta per Viareggio è Luca Poletti”. Così si esprime il segretario regionale del Pd della Toscana Dario Parrini in vista del voto di domenica prossima per l’elezione del nuovo sindaco di Viareggio.

“Luca è la persona ideale per far giocare a Viareggio un ruolo da protagonista sulla ribalta regionale e nazionale. E il Pd regionale e nazionale lo appoggiano pienamente. Di questo è testimonianza anche la presenza del vicesegretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini”, annuncia Parrini riferendosi alla conferenza stampa convocata per domani a Viareggio.

“Il nostro partito sta facendo un importante sforzo di rinnovamento a Viareggio, di cui la candidatura stessa di Poletti è concreta espressione. L’attuale gestione commissariale proseguirà in ogni caso fino a che, ultimato il tesseramento 2015, non si terrà il congresso, nel quale questo processo di rinnovamento troverà il suo coronamento”.

www.lucapoletti.it

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4 Giugno 2015

“Al Pd stessi voti del 2010 e in consiglio regionale più donne e volti nuovi”, intervista a Dario Parrini su Repubblica-Firenze del 4 giugno

logo rep

La soddisfazione del segretario Panini: il modello toscano e vincente. “Non vedo astensionismo a sinistra e non era un voto per il governo”

 

 

Intervista di Simona Poli a Dario Parrini su Repubblica-Firenze del 4 giugno

«Basta con la storia del Pd che perde voti, Confrontare le regionali con le Europee è una cosa che non ha senso, sono due elezioni profondamente diverse, non paragonabili». Sfoglia tabelle e proiezioni grafiche seduto in Transatlantico il parlamentare Dario Parrini, segretario dei Democratici toscani, molto preso dalle analisi del voto di domenica scorsa. Un piccolo Archimede.

D’Alimonte, che certo non si può definire ostile al premier, sostiene che “l’effetto Renzi” stavolta non ci sia stato.

«E dice anche che non poteva esserci. Concordo perfettamente con la sua tesi. Le Europee sono elezioni nazionali e davvero misuravano il consenso su Renzi. Le regionali sono elezioni locali in cui si valutano prevalentemente i candidati presidenti. Non era il governo nazionale il principale oggetto di questa consultazione, mi pare evidente».

Quindi il Pd può festeggiare?

«A livello nazionale è andata bene perché con questo turno si chiude un ciclo che ha portato il Pd a governare 16 regioni su 20 per la prima volta nella storia. E in voti assoluti nelle 7 regioni che hanno votato domenica il partito e le liste civiche collegate hanno preso 3 milioni e 200 mila voti, gli stessi del 2010, con un’affluenza di 10 punti minore, In Toscana rispetto alle ultime regionali abbiamo ripreso gli stessi 600mila voti col 10% in meno di votanti».

L’astensione non la allarma?

«L’astensione colpisce tutti i partiti tranne la Lega, non vedo un astensionismo sbilanciato a sinistra. Incidono molto la pessima reputazione delle Regioni, dovuta a scandali e sprechi, e lo scarso potere mobilitante delle elezioni locali. Le Regioni hanno bisogno di una profonda riforma».

I renziani hanno fatto cappotto nella battaglia delle preferenze.

«In consiglio regionale abbiamo aumentato la percentuale di seggi di 18punti, portiamo il doppio di donne e di neoeletti che sono19 su 24 rispetto ai 10 su 23 del 2010 e diventiamo la regione più rosa d’Italia col 30 per cento femminile».

Effetto dei Toscanellum?

«Ha funzionato bene. Nonostante in Toscana non si votasse con le preferenze dal 2000 stavolta le ha usate il 32% degli elettori, il doppio di allora. E’ stata una buona idea stampare i nomi sulla scheda».

Tra le “vittime” delle preferenze c’è l’ex capogruppo Ferrucci.

«Sono molto dispiaciuto per la sua mancata rielezione, per oltre un anno abbiamo collaborato in modo produttivo. Trovo incomprensibile la scelta della sinistra del Pd pisano di contrapporgli il segretario di federazione appartenente alla stessa area politica. Un atto divisivo di cui mi sfugge il senso».

Rossi, uomo di sinistra, vince col 48% e si trova a guidare un gruppo fortemente renziano. E’ questo il giusto mix per il Pd?

«Quello toscano è un modello vincente che deve diventare modello nazionale. Non per il mix Rossi-Renzi ma perché il partito è rimasto unito e ha ha scelto senza se e senza ma di esercitare la propria vocazione maggioritaria, dicendo no alle alleanze extralarge con la sinistra massimalista. Di questo spirito unitario voglio ringraziare tutte le componenti del partito».

In consiglio però entra un pattuglione targato Renzi. Su 24 sono 17 fedelissimi e 4 “dialoganti”.

«Non mi piace attribuire etichette ma trovo fisiologico che la composizione dei neoletti rispecchi l’esito delle primarie vinte da Renzi in Toscana con l’80 per cento».

Questo condizionerà le mosse di Rossi.

«Rossi sarà condizionato solo dall’attuazione del programma su cui ha preso una valanga di voti e che impegna noi quanto lui».

Ma se gli avete già presentato la vostra lista degli assessori.

«Assolutamente no, nessuna lista. Ho fiducia nella capacità di Enrico di fare scelte che competono a lui tenendo conto del merito delle persone e ovviamente anche del quadro politico e di partito in cui sono chiamate a operare».

Se Rossi è così bravo perché volevate mandarlo a Bruxelles?

«Sono orgoglioso di averlo proposto come candidato alle Europee perché lo ritenevo un presidente forte e sono stato il primo insieme a Renzi ad auspicarne la riconferma per la stessa ragione».

Nei ballottaggi (ma Viareggio è incerto) il Pd rischia grosso.

«Ad Arezzo siamo sopra di quasi 10 punti e paghiamo la frammentazione di liste. Viareggio è arrivata al voto dopo il dissesto del bilancio e i commissariamento. E a Pietrasanta bisogna spiegare che Mallegni ha lasciato i conti in pessimo stato. Farebbe il bis».

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“Al Pd stessi voti del 2010 e in consiglio regionale più donne e volti nuovi”, intervista a Dario Parrini su Repubblica-Firenze del 4 giugno

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La soddisfazione del segretario Panini: il modello toscano e vincente. “Non vedo astensionismo a sinistra e non era un voto per il governo”

 

 

Intervista di Simona Poli a Dario Parrini su Repubblica-Firenze del 4 giugno

«Basta con la storia del Pd che perde voti, Confrontare le regionali con le Europee è una cosa che non ha senso, sono due elezioni profondamente diverse, non paragonabili». Sfoglia tabelle e proiezioni grafiche seduto in Transatlantico il parlamentare Dario Parrini, segretario dei Democratici toscani, molto preso dalle analisi del voto di domenica scorsa. Un piccolo Archimede.

D’Alimonte, che certo non si può definire ostile al premier, sostiene che “l’effetto Renzi” stavolta non ci sia stato.

«E dice anche che non poteva esserci. Concordo perfettamente con la sua tesi. Le Europee sono elezioni nazionali e davvero misuravano il consenso su Renzi. Le regionali sono elezioni locali in cui si valutano prevalentemente i candidati presidenti. Non era il governo nazionale il principale oggetto di questa consultazione, mi pare evidente».

Quindi il Pd può festeggiare?

«A livello nazionale è andata bene perché con questo turno si chiude un ciclo che ha portato il Pd a governare 16 regioni su 20 per la prima volta nella storia. E in voti assoluti nelle 7 regioni che hanno votato domenica il partito e le liste civiche collegate hanno preso 3 milioni e 200 mila voti, gli stessi del 2010, con un’affluenza di 10 punti minore, In Toscana rispetto alle ultime regionali abbiamo ripreso gli stessi 600mila voti col 10% in meno di votanti».

L’astensione non la allarma?

«L’astensione colpisce tutti i partiti tranne la Lega, non vedo un astensionismo sbilanciato a sinistra. Incidono molto la pessima reputazione delle Regioni, dovuta a scandali e sprechi, e lo scarso potere mobilitante delle elezioni locali. Le Regioni hanno bisogno di una profonda riforma».

I renziani hanno fatto cappotto nella battaglia delle preferenze.

«In consiglio regionale abbiamo aumentato la percentuale di seggi di 18punti, portiamo il doppio di donne e di neoeletti che sono19 su 24 rispetto ai 10 su 23 del 2010 e diventiamo la regione più rosa d’Italia col 30 per cento femminile».

Effetto dei Toscanellum?

«Ha funzionato bene. Nonostante in Toscana non si votasse con le preferenze dal 2000 stavolta le ha usate il 32% degli elettori, il doppio di allora. E’ stata una buona idea stampare i nomi sulla scheda».

Tra le “vittime” delle preferenze c’è l’ex capogruppo Ferrucci.

«Sono molto dispiaciuto per la sua mancata rielezione, per oltre un anno abbiamo collaborato in modo produttivo. Trovo incomprensibile la scelta della sinistra del Pd pisano di contrapporgli il segretario di federazione appartenente alla stessa area politica. Un atto divisivo di cui mi sfugge il senso».

Rossi, uomo di sinistra, vince col 48% e si trova a guidare un gruppo fortemente renziano. E’ questo il giusto mix per il Pd?

«Quello toscano è un modello vincente che deve diventare modello nazionale. Non per il mix Rossi-Renzi ma perché il partito è rimasto unito e ha ha scelto senza se e senza ma di esercitare la propria vocazione maggioritaria, dicendo no alle alleanze extralarge con la sinistra massimalista. Di questo spirito unitario voglio ringraziare tutte le componenti del partito».

In consiglio però entra un pattuglione targato Renzi. Su 24 sono 17 fedelissimi e 4 “dialoganti”.

«Non mi piace attribuire etichette ma trovo fisiologico che la composizione dei neoletti rispecchi l’esito delle primarie vinte da Renzi in Toscana con l’80 per cento».

Questo condizionerà le mosse di Rossi.

«Rossi sarà condizionato solo dall’attuazione del programma su cui ha preso una valanga di voti e che impegna noi quanto lui».

Ma se gli avete già presentato la vostra lista degli assessori.

«Assolutamente no, nessuna lista. Ho fiducia nella capacità di Enrico di fare scelte che competono a lui tenendo conto del merito delle persone e ovviamente anche del quadro politico e di partito in cui sono chiamate a operare».

Se Rossi è così bravo perché volevate mandarlo a Bruxelles?

«Sono orgoglioso di averlo proposto come candidato alle Europee perché lo ritenevo un presidente forte e sono stato il primo insieme a Renzi ad auspicarne la riconferma per la stessa ragione».

Nei ballottaggi (ma Viareggio è incerto) il Pd rischia grosso.

«Ad Arezzo siamo sopra di quasi 10 punti e paghiamo la frammentazione di liste. Viareggio è arrivata al voto dopo il dissesto del bilancio e i commissariamento. E a Pietrasanta bisogna spiegare che Mallegni ha lasciato i conti in pessimo stato. Farebbe il bis».

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GLI ELETTI DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE

Consiglio-regionaleEcco i 24  eletti nelle fila del Partito Democratico in consiglio regionale, collegio per collegio. GUARDA TUTTI I RISULTATI

AREZZO Vincenzo Ceccarelli, Lucia De Robertis.
EMPOLESE VALDELSA Enrico Sostegni.
FIRENZE 1 Stefania Saccardi, Eugenio Giani
FIRENZE 2 Capirossi Fiammetta, Serena Spinelli
FIRENZE 4 Monia Monni, Paolo Bambagioni
GROSSETO Leonardo Marras
LIVORNO Gianni Anselmi, Francesco Gazzetti
LUCCA Stefano Baccelli, Ilaria Giovannetti
MASSA Giacomo Bugliani
PISA Antonio Mazzeo, Alessandra Nardini, Andrea Pieroni
PISTOIA Marco Niccolai, Federica Fratoni
PRATO Nicola Ciolini, Ilaria Bugetti
SIENA Stefano Scaramelli, Simone Bezzini

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GLI ELETTI DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE

Consiglio-regionaleEcco i 24  eletti nelle fila del Partito Democratico in consiglio regionale, collegio per collegio. GUARDA TUTTI I RISULTATI

AREZZO Vincenzo Ceccarelli, Lucia De Robertis.
EMPOLESE VALDELSA Enrico Sostegni.
FIRENZE 1 Stefania Saccardi, Eugenio Giani
FIRENZE 2 Capirossi Fiammetta, Serena Spinelli
FIRENZE 4 Monia Monni, Paolo Bambagioni
GROSSETO Leonardo Marras
LIVORNO Gianni Anselmi, Francesco Gazzetti
LUCCA Stefano Baccelli, Ilaria Giovannetti
MASSA Giacomo Bugliani
PISA Antonio Mazzeo, Alessandra Nardini, Andrea Pieroni
PISTOIA Marco Niccolai, Federica Fratoni
PRATO Nicola Ciolini, Ilaria Bugetti
SIENA Stefano Scaramelli, Simone Bezzini

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1 Giugno 2015

Regionali, Parrini: “In Toscana il Pd più votato d’Italia. Siamo quelli che con più coerenza e successo abbiamo praticato la scommessa del partito a vocazione maggioritaria”

foto bruzzesi parrini rossi1 GIUGNO 2015 – Ho atteso di avere dati completi prima di fare un commento sulle elezioni in Toscana. Commento che faccio adesso molto volentieri: il risultato di Rossi e del Pd nella nostra regione è estremamente positivo. Siamo di gran lunga il Pd più votato d’Italia con il 46,4%, e quello che cresce di più rispetto alle ultime regionali (+4,2 punti %). Enrico Rossi, col 48% e 28 punti di distacco sul secondo arrivato, è il presidente Pd più votato d’Italia. Siamo quelli che con più coerenza e successo abbiamo praticato la scommessa del partito a vocazione maggioritaria. Cosa che ci permetterà di avere una maggioranza autosufficiente e ipercoesa in consiglio regionale (abbiamo visto nell’ultima legislatura quanto ciò sia importante quando si devono fare riforme incisive).
Preoccupa, e dovrà essere per tutti oggetto di seria riflessione, l’aumento dell’astensione. Tra i consiglieri regionali viene largamente premiato il rinnovamento.
Arretra sensibilmente il centrodestra, che perde 5 punti sulle regionali del 2010 (dal 33,6 al 28,6%). Al suo interno la Lega cresce in maniera forte ma non riesce a sfruttare se non in parte l’emorragia di voti dell’ex Pdl (Forza Italia e Fdi sono insieme al 12,4% contro il 27,1% del Pdl nel 2010: ciò significa che l’ex Pdl perde circa 15 punti, soltanto 10 dei quali si spostano verso la Lega Nord, mentre gli altri 5 sono ora fuori dal centrodestra tradizionale).
La Lega Nord arriva al 16,2%: un dato significativo ma sostanzialmente in linea con quello umbro e più basso di quello della Liguria e, ovviamente, di quello del Veneto.
Molto modesto il risultato del M5S. Per loro non sono possibili, a onor del vero, confronti con precedenti elezioni regionali. Paragonare un’elezione regionale con un’elezione di un altro tipo è certamente arbitrario, ma i 9 punti % in meno dei pentastellati rispetto a due anni fa salta agli occhi.
Eloquente e modestissimo il risultato dell’estrema sinistra di Fattori: puntava al 10% e, al pari di Lega e M5S, sognava di mandare il Pd al ballottaggio. Invece di arrivare al 10% si è fermata al 6% perdendo un terzo dei consensi rispetto alle regionali del 2010. Le scelte di rottura di questa sinistra velleitaria e minoritaria, acerrima avversaria della sinistra di governo, vengono come al solito sonoramente bocciate dagli elettori dove il Pd, come in Toscana, si mostra unito e presenta candidature solide e lungimiranti. Dove, come in Liguria, le divisioni lacerano il Pd, le scelte della sinistra radicale, che comunque non arriva al 10%, ottengono un solo risultato: far perdere il Pd e far vincere Forza Italia. Un capolavoro (e, immagino, una grande soddisfazione).
Grazie alle nuove regole elettorali, le donne in consiglio salgono da 5 a 9. Ancora poche, ma un passo avanti è stato fatto.
Rivolgo un ringraziamento al candidato presidente Rossi e a tutti gli 80 candidati del Pd: ai 24 che sono stati eletti come agli altri 56 che non ce l’hanno fatta. Hanno tutti lavorato con impegno e grande energia. E si è visto con che confortanti conseguenze.
A livello nazionale, dico che chi ha passato il tempo a dividere il partito e a combattere il segretario, insieme a chi gli ha teso imboscate fino all’ultimo (la Bindi in primo luogo), deve masticare amaro e fare i conti con una forte tenuta dei democratici. Vinciamo in 5 regioni e perdiamo in 2. Prima che Renzi diventasse segretario del partito i presidenti di regione del Pd erano 10. Da allora si è votato in 12 regioni e ora i presidenti di regione del Pd sono 15.

NEL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE TOSCANO IL PD È PIÙ FORTE E PORTA IL DOPPIO DI DONNE E DI RINNOVAMENTO. NE SONO ORGOGLIOSO.
Nel 2010, 23 consiglieri regionali Pd (più Rossi) su 55. Questa volta 24 (più Rossi) su 41. Grazie al risultato elettorale (dal 42,2 al 46,4% dei voti) e al no alle alleanze extralarge, il Pd passa dal 43,6 al 61% dei seggi. Le elette Pd passano al 37,5% (9 su 24), dal 21,7% del 2010 (5 su 23): molto bene ma si deve far meglio. Il rinnovamento: i neoeletti del Pd sono il 79,2% (19 su 24) rispetto al 43,5% del 2010 (10 su 23).

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ASTENSIONE. E INFINE UNA DOMANDA: COME MAI CHI OGGI PARLA SOLO DEL -12% DI AFFLUENZA NON DISSE NULLA DEL -11% DEL 2010?
Il 51,7% degli elettori toscani si è astenuto. Un dato su cui riflettere a fondo. Non credo nelle spiegazioni monocausali. Penso che i motivi siano tanti: giudizio negativo sulla politica nazionale, verso le sue azioni e omissioni, verso le sue storture e degenerazioni; sfiducia nelle istituzioni; fastidio per le liti continue tra i partiti e nei partiti; scarsa reputazione dell’istituzione Regione (purtroppo è così, anche se la Toscana non ha conosciuto gli scandali e gli sprechi che hanno colpito altre regioni ed è stata un modello di virtù). Poi c’è anche, nell’astensione, una forte componente di menefreghismo, di disinteresse, di qualunquismo. Verso questa quota di astensionisti non mi va di fare né il buonista né l’ipocrita. A tutti gli altri astenuti dobbiamo invece semplicemente dimostrare – con atti concreti, con azioni di rinnovamento vero, con meno liti e più realizzazioni nel segno dell’equità e della crescita – che non è vero che i politici sono tutti ugualmente da condannare. Su questo pronto dobbiamo semplicemente fare di più e meglio, con umiltà e maggiore capacità di ascolto e di realizzazione. Rifiuto invece le interpretazioni strumentali. Ce ne sono due in campo, in queste ore: la prima è quella di chi fa parte di un partito e usa i dati sull’astensione come un’ascia contro gli altri partiti o contro altre componenti del suo stesso partito. Questo non è accettabile. È gioco delle tre carte: non è che uno può dire “sono d’accordo con me tutti quelli che mi hanno votato più gli astenuti”, oppure “sono contro di te tutti quelli che non ti hanno votato più gli astenuti”. L’astensione è un problema che interessa tutti e su cui tutti devono interrogarsi. La seconda interpretazione strumentale dell’alta astensione è quella di chi ha fatto di tutto, in queste settimane, per trasformare le regionali nell’occasione per abbattere Renzi e il governo. Gli è andata male. E adesso fanno il giochino che consiste nel dire: “non è vero che abbiamo mancato l’obiettivo, perché le nostre posizioni hanno anche il consenso di quelli che si sono astenuti”. Non mi paiono discorsi sensati. Una domanda infine a tutti i fini e compiaciuti analisti dell’astensione che stanno come me nel Pd. Loro credo debbano rispondere a una domanda: tra le regionali del 2005 e quelle del 2010 (prendo il dato toscano ma potrei prenderne altri, la situazione non cambierebbe) l’affluenza calò dal 71 al 60%. Cioè -11%. Questa volta – 12% rispetto a cinque anni fa. Come mai io cinque anni fa dicevo sull’astensione le stesse cose di oggi mentre per loro cinque anni fa il -11% di partecipazione non rappresentava un problema? Oppure ne parlarono con la stessa accoratezza con cui ne parlano oggi, dandogli stessi significati che gli danno oggi, e io non me ne accorsi?
Ricordo anche tra il 1990 e il 2005 l’affluenza al voto regionale è calata dal 90% circa al 70% circa.

Dario Parrini

Segretario Pd toscana

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Regionali, Parrini: “In Toscana il Pd più votato d’Italia. Siamo quelli che con più coerenza e successo abbiamo praticato la scommessa del partito a vocazione maggioritaria”

foto bruzzesi parrini rossi1 GIUGNO 2015 – Ho atteso di avere dati completi prima di fare un commento sulle elezioni in Toscana. Commento che faccio adesso molto volentieri: il risultato di Rossi e del Pd nella nostra regione è estremamente positivo. Siamo di gran lunga il Pd più votato d’Italia con il 46,4%, e quello che cresce di più rispetto alle ultime regionali (+4,2 punti %). Enrico Rossi, col 48% e 28 punti di distacco sul secondo arrivato, è il presidente Pd più votato d’Italia. Siamo quelli che con più coerenza e successo abbiamo praticato la scommessa del partito a vocazione maggioritaria. Cosa che ci permetterà di avere una maggioranza autosufficiente e ipercoesa in consiglio regionale (abbiamo visto nell’ultima legislatura quanto ciò sia importante quando si devono fare riforme incisive).
Preoccupa, e dovrà essere per tutti oggetto di seria riflessione, l’aumento dell’astensione. Tra i consiglieri regionali viene largamente premiato il rinnovamento.
Arretra sensibilmente il centrodestra, che perde 5 punti sulle regionali del 2010 (dal 33,6 al 28,6%). Al suo interno la Lega cresce in maniera forte ma non riesce a sfruttare se non in parte l’emorragia di voti dell’ex Pdl (Forza Italia e Fdi sono insieme al 12,4% contro il 27,1% del Pdl nel 2010: ciò significa che l’ex Pdl perde circa 15 punti, soltanto 10 dei quali si spostano verso la Lega Nord, mentre gli altri 5 sono ora fuori dal centrodestra tradizionale).
La Lega Nord arriva al 16,2%: un dato significativo ma sostanzialmente in linea con quello umbro e più basso di quello della Liguria e, ovviamente, di quello del Veneto.
Molto modesto il risultato del M5S. Per loro non sono possibili, a onor del vero, confronti con precedenti elezioni regionali. Paragonare un’elezione regionale con un’elezione di un altro tipo è certamente arbitrario, ma i 9 punti % in meno dei pentastellati rispetto a due anni fa salta agli occhi.
Eloquente e modestissimo il risultato dell’estrema sinistra di Fattori: puntava al 10% e, al pari di Lega e M5S, sognava di mandare il Pd al ballottaggio. Invece di arrivare al 10% si è fermata al 6% perdendo un terzo dei consensi rispetto alle regionali del 2010. Le scelte di rottura di questa sinistra velleitaria e minoritaria, acerrima avversaria della sinistra di governo, vengono come al solito sonoramente bocciate dagli elettori dove il Pd, come in Toscana, si mostra unito e presenta candidature solide e lungimiranti. Dove, come in Liguria, le divisioni lacerano il Pd, le scelte della sinistra radicale, che comunque non arriva al 10%, ottengono un solo risultato: far perdere il Pd e far vincere Forza Italia. Un capolavoro (e, immagino, una grande soddisfazione).
Grazie alle nuove regole elettorali, le donne in consiglio salgono da 5 a 9. Ancora poche, ma un passo avanti è stato fatto.
Rivolgo un ringraziamento al candidato presidente Rossi e a tutti gli 80 candidati del Pd: ai 24 che sono stati eletti come agli altri 56 che non ce l’hanno fatta. Hanno tutti lavorato con impegno e grande energia. E si è visto con che confortanti conseguenze.
A livello nazionale, dico che chi ha passato il tempo a dividere il partito e a combattere il segretario, insieme a chi gli ha teso imboscate fino all’ultimo (la Bindi in primo luogo), deve masticare amaro e fare i conti con una forte tenuta dei democratici. Vinciamo in 5 regioni e perdiamo in 2. Prima che Renzi diventasse segretario del partito i presidenti di regione del Pd erano 10. Da allora si è votato in 12 regioni e ora i presidenti di regione del Pd sono 15.

NEL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE TOSCANO IL PD È PIÙ FORTE E PORTA IL DOPPIO DI DONNE E DI RINNOVAMENTO. NE SONO ORGOGLIOSO.
Nel 2010, 23 consiglieri regionali Pd (più Rossi) su 55. Questa volta 24 (più Rossi) su 41. Grazie al risultato elettorale (dal 42,2 al 46,4% dei voti) e al no alle alleanze extralarge, il Pd passa dal 43,6 al 61% dei seggi. Le elette Pd passano al 37,5% (9 su 24), dal 21,7% del 2010 (5 su 23): molto bene ma si deve far meglio. Il rinnovamento: i neoeletti del Pd sono il 79,2% (19 su 24) rispetto al 43,5% del 2010 (10 su 23).

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ASTENSIONE. E INFINE UNA DOMANDA: COME MAI CHI OGGI PARLA SOLO DEL -12% DI AFFLUENZA NON DISSE NULLA DEL -11% DEL 2010?
Il 51,7% degli elettori toscani si è astenuto. Un dato su cui riflettere a fondo. Non credo nelle spiegazioni monocausali. Penso che i motivi siano tanti: giudizio negativo sulla politica nazionale, verso le sue azioni e omissioni, verso le sue storture e degenerazioni; sfiducia nelle istituzioni; fastidio per le liti continue tra i partiti e nei partiti; scarsa reputazione dell’istituzione Regione (purtroppo è così, anche se la Toscana non ha conosciuto gli scandali e gli sprechi che hanno colpito altre regioni ed è stata un modello di virtù). Poi c’è anche, nell’astensione, una forte componente di menefreghismo, di disinteresse, di qualunquismo. Verso questa quota di astensionisti non mi va di fare né il buonista né l’ipocrita. A tutti gli altri astenuti dobbiamo invece semplicemente dimostrare – con atti concreti, con azioni di rinnovamento vero, con meno liti e più realizzazioni nel segno dell’equità e della crescita – che non è vero che i politici sono tutti ugualmente da condannare. Su questo pronto dobbiamo semplicemente fare di più e meglio, con umiltà e maggiore capacità di ascolto e di realizzazione. Rifiuto invece le interpretazioni strumentali. Ce ne sono due in campo, in queste ore: la prima è quella di chi fa parte di un partito e usa i dati sull’astensione come un’ascia contro gli altri partiti o contro altre componenti del suo stesso partito. Questo non è accettabile. È gioco delle tre carte: non è che uno può dire “sono d’accordo con me tutti quelli che mi hanno votato più gli astenuti”, oppure “sono contro di te tutti quelli che non ti hanno votato più gli astenuti”. L’astensione è un problema che interessa tutti e su cui tutti devono interrogarsi. La seconda interpretazione strumentale dell’alta astensione è quella di chi ha fatto di tutto, in queste settimane, per trasformare le regionali nell’occasione per abbattere Renzi e il governo. Gli è andata male. E adesso fanno il giochino che consiste nel dire: “non è vero che abbiamo mancato l’obiettivo, perché le nostre posizioni hanno anche il consenso di quelli che si sono astenuti”. Non mi paiono discorsi sensati. Una domanda infine a tutti i fini e compiaciuti analisti dell’astensione che stanno come me nel Pd. Loro credo debbano rispondere a una domanda: tra le regionali del 2005 e quelle del 2010 (prendo il dato toscano ma potrei prenderne altri, la situazione non cambierebbe) l’affluenza calò dal 71 al 60%. Cioè -11%. Questa volta – 12% rispetto a cinque anni fa. Come mai io cinque anni fa dicevo sull’astensione le stesse cose di oggi mentre per loro cinque anni fa il -11% di partecipazione non rappresentava un problema? Oppure ne parlarono con la stessa accoratezza con cui ne parlano oggi, dandogli stessi significati che gli danno oggi, e io non me ne accorsi?
Ricordo anche tra il 1990 e il 2005 l’affluenza al voto regionale è calata dal 90% circa al 70% circa.

Dario Parrini

Segretario Pd toscana

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29 Maggio 2015

Regionali, Parrini (PD): “Viva la legalità, abbasso la malafede della Bindi”

Firenze, 29 maggio 2015 – “Mossa da spirito di ripicca, la Bindi alimenta irresponsabilmente la confusione e fa un assist al qualunquismo” così Dario Parrini, deputato e segretario regionale del Pd della Toscana commenta sul suo profilo Facebook con un post intitolato “Viva la legalità, abbasso la malafede della Bindi”  la conferenza stampa di Rosy Bindi di oggi.

“La Commissione Antimafia – scrive Parrini –, che ha una storia gloriosa, non meritava di finire strumentalizzata da una dirigente priva ormai di qualunque credibilità. Per la difesa della legalità a nulla serve il suo teatrino narcisistico. Servono le leggi che il Pd (lo ripeto: il Pd) ha voluto: auto-riciclaggio, anti-corruzione, ripristino del reato di falso in bilancio, aumento delle pene e dei termini di prescrizione” conclude l’esponente Dem.

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