Regionali, Parrini a Brogi: “Basta con gli sguaiati attacchi personali a Rossi”


“Nel merito – aggerma Parrini – è bizzarra l’idea che l’eredità berlingueriana, un’eredità ricca e storicamente complessa, stia tutta nella nicchia massimalista di Sel e di Rifondazione comunista. Molto più di Brogi e di tutti i neo-bertinottiani suoi compagni di strada, quella eredità la rappresenta a mio giudizio Luigi Berlinguer, che ieri, in una bellissima intervista che consiglio a Brogi di leggere a fondo, ha detto parole chiare sul grande valore delle riforme che il Pd sta facendo”, conclude Parrini riferendosi all’intervista dell’ex Ministro all’Istruzione apparsa su La Stampa di ieri
Ecoreati, Poli: “Approvazione legge fatto storico. Lo dovevamo a persone come Vassallo”


“La collaborazione – continua Poli – fra le forze politiche e le tante associazioni che hanno portato il proprio contributo dimostra l’importanza di affrontare uniti problematiche così importanti e complesse, consentendo così l’approvazione della proposta dell’On. Realacci, primo firmatario della legge, senza ulteriori rinvii. Proprio sabato scorso ho incontrato Massimo Vassallo, fratello di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ucciso dalla camorra nel 2010. Angelo ha dedicato la sua vita alla difesa del territorio e del mare, facendo della difesa dell’ambiente uno dei suoi principali valori. Anche a persone come lui dovevamo questa legge, una legge che dovrà essere solo il punto di partenza e non di arrivo di quella lotta per la legalità che dovrà rappresentare uno dei punti principali dell’agenda del Governo. Solo con la legalità il nostro paese potrà ripartire”.
Italicum, “Nella legge il senso di un accordo”, intervento di Dario Parrini sul Tirreno del 19 maggio
Intervento di Dario Parrini sul Tirreno del 19 maggio2015.
La legge toscana prevede un listino bloccato opzionale di massimo tre nomi. È diversissima dalla monocandidatura bloccata “di collegio” dell’Italicum. Si può non amare la prima cosa e apprezzare la seconda? Ovviamente sì.
Nel suo articolo di ieri, Emanuele Rossi incorre in un errore che non posso non rilevare. Egli dice che la decisione del Pd toscano di non utilizzare i capilista bloccati nelle elezioni regionali del 31 maggio è in contraddizione con l’apprezzamento da me manifestato su queste colonne per il sistema dei capilista bloccati dell’Italicum. Quello che Rossi sostiene sarebbe vero se nella nuova legge elettorale toscana ci fossero i capilista bloccati. Invece non ci sono. La legge toscana prevede un listino bloccato opzionale “regionale” di massimo tre nomi. Cosa diversissima dalla monocandidatura bloccata “di collegio” dell’Italicum. Si può non amare la prima cosa e giudicare positivamente la seconda? Ovviamente sì. Il meccanismo della lista regionale non è nemmeno lontano parente dei capilista dell’Italicum. Per tante ragioni. Tra queste la principale è che i capilista bloccati, se consideriamo il voto “in entrata”, si fondano su uno stretto rapporto eletto-elettore in un ambito territoriale ristretto, e sono uno strumento rispondente a una logica uninominale, come dimostra la forte somiglianza tra scheda dell’Italicum e scheda del Mattarellum. La svista di partenza purtroppo inficia irrimediabilmente l’analisi di Rossi: è infatti assai improbabile che da premesse non veritiere (indicare come uguali due sistemi che uguali non sono) possano discendere conclusioni corrette. Tra l’altro, e questa non è una replica a Rossi, nel mio articolo a difesa dell’Italicum citavo la scelta del Pd di non ricorrere al listino regionale bloccato opzionale al solo scopo di sottolineare che alcuni costituzionalisti ed esponenti politici hanno formulato previsioni arbitrarie, poi rivelatesi clamorosamente errate, sulla percentuale di consiglieri regionali toscani che sarebbero stati eletti con le preferenze. Ho citato questo plateale infortunio previsionale sulla legge toscana perché sono sicuro che anche le previsioni di alcuni costituzionalisti ed esponenti politici sull’Italicum sono destinate ad avere la stessa sorte. In particolare le ipotesi su quanti deputati del nuovo Parlamento saranno eletti con le preferenze. Mi si potrebbe a questo punto chiedere perché in Toscana abbiamo difeso e votato una legge contenente un elemento (il listino regionale di massimo tre nomi) che non ci piace. Se questa domanda mi venisse rivolta, risponderei così: per scrivere una legge insieme a una larga parte dell’opposizione consiliare, abbiamo fatto un accordo alla luce del sole. All’interno di questo accordo molto abbiamo ottenuto (ballottaggio, parità e alternanza di genere nelle liste, preferenze, meccanismi anti-frammentazione) e qualcosa abbiamo concesso (segnatamente, il listino, riuscendo però a spuntarla sull’opzionalità, il che ci ha consentito di scegliere di non ricorrervi). Avendo ottenuto assai più di quanto abbiamo concesso, il punto di sintesi finale ci lascia molto soddisfatti. Se poi ci sono dirigenti politici che pensano che si possa scrivere una legge insieme all’opposizione e non concedere nulla, è bene si sappia che costoro si pongono in lotta con il principio di realtà e sul terreno, che a noi non può interessare, della retorica inconcludente.
Dario Parrini
deputato e segretario del Pd Toscana
Italicum, “Nella legge il senso di un accordo”, intervento di Dario Parrini sul Tirreno del 19 maggio
Intervento di Dario Parrini sul Tirreno del 19 maggio2015.
La legge toscana prevede un listino bloccato opzionale di massimo tre nomi. È diversissima dalla monocandidatura bloccata “di collegio” dell’Italicum. Si può non amare la prima cosa e apprezzare la seconda? Ovviamente sì.
Nel suo articolo di ieri, Emanuele Rossi incorre in un errore che non posso non rilevare. Egli dice che la decisione del Pd toscano di non utilizzare i capilista bloccati nelle elezioni regionali del 31 maggio è in contraddizione con l’apprezzamento da me manifestato su queste colonne per il sistema dei capilista bloccati dell’Italicum. Quello che Rossi sostiene sarebbe vero se nella nuova legge elettorale toscana ci fossero i capilista bloccati. Invece non ci sono. La legge toscana prevede un listino bloccato opzionale “regionale” di massimo tre nomi. Cosa diversissima dalla monocandidatura bloccata “di collegio” dell’Italicum. Si può non amare la prima cosa e giudicare positivamente la seconda? Ovviamente sì. Il meccanismo della lista regionale non è nemmeno lontano parente dei capilista dell’Italicum. Per tante ragioni. Tra queste la principale è che i capilista bloccati, se consideriamo il voto “in entrata”, si fondano su uno stretto rapporto eletto-elettore in un ambito territoriale ristretto, e sono uno strumento rispondente a una logica uninominale, come dimostra la forte somiglianza tra scheda dell’Italicum e scheda del Mattarellum. La svista di partenza purtroppo inficia irrimediabilmente l’analisi di Rossi: è infatti assai improbabile che da premesse non veritiere (indicare come uguali due sistemi che uguali non sono) possano discendere conclusioni corrette. Tra l’altro, e questa non è una replica a Rossi, nel mio articolo a difesa dell’Italicum citavo la scelta del Pd di non ricorrere al listino regionale bloccato opzionale al solo scopo di sottolineare che alcuni costituzionalisti ed esponenti politici hanno formulato previsioni arbitrarie, poi rivelatesi clamorosamente errate, sulla percentuale di consiglieri regionali toscani che sarebbero stati eletti con le preferenze. Ho citato questo plateale infortunio previsionale sulla legge toscana perché sono sicuro che anche le previsioni di alcuni costituzionalisti ed esponenti politici sull’Italicum sono destinate ad avere la stessa sorte. In particolare le ipotesi su quanti deputati del nuovo Parlamento saranno eletti con le preferenze. Mi si potrebbe a questo punto chiedere perché in Toscana abbiamo difeso e votato una legge contenente un elemento (il listino regionale di massimo tre nomi) che non ci piace. Se questa domanda mi venisse rivolta, risponderei così: per scrivere una legge insieme a una larga parte dell’opposizione consiliare, abbiamo fatto un accordo alla luce del sole. All’interno di questo accordo molto abbiamo ottenuto (ballottaggio, parità e alternanza di genere nelle liste, preferenze, meccanismi anti-frammentazione) e qualcosa abbiamo concesso (segnatamente, il listino, riuscendo però a spuntarla sull’opzionalità, il che ci ha consentito di scegliere di non ricorrervi). Avendo ottenuto assai più di quanto abbiamo concesso, il punto di sintesi finale ci lascia molto soddisfatti. Se poi ci sono dirigenti politici che pensano che si possa scrivere una legge insieme all’opposizione e non concedere nulla, è bene si sappia che costoro si pongono in lotta con il principio di realtà e sul terreno, che a noi non può interessare, della retorica inconcludente.
Dario Parrini
deputato e segretario del Pd Toscana
Speciale elezioni regionali 2015



Con la nuova legge elettorale regionale si torna a esprimere la propria preferenza per la scelta del candidato al consiglio regionale. L’ordine dei candidati dopo i capilista e’ stato estratto a sorte in direzione regionale. Per esprimere la propria preferenza si deve barrare la casella accanto al nome del candidato scelto. Si possono esprime al massimo due preferenze ma in questo caso devono essere su candidati obbligatoriamente su due candidati di sesso diverso.
QUI L’ELENCO COMPLETO (in file pdf) DEI CANDIDATI NELL’ORDINE DI LISTA COLLEGIO PER COLLEGIO
SCARICA E DIFFONDI:
TUTTE LE INFO SUL VOTO – COME SONO FATTE LE SCHEDE – IL NOSTRO PROGRAMMA
I MANIFESTI – IL DEPLIANT PIEGHEVOLE
LO SPOT RADIO – LO SPOT TV
“Fatto in Toscana …il cambiamento”, è questo il claim scelto dal Pd toscano per la sua campagna di comunicazione per queste elezioni regionali, nel materiale cartaceo, manifesti e depliant, nei banner web, spot radiofonici e televisivi predisposti in vista delle ultime 3 settimane prima del voto del 31 maggio. Nel materiale della campagna campeggia la scritta “Fatto in Toscana” come fosse un timbro accanto ai punti di eccellenza e ai risultati conseguiti in questi anni e punta dunque a valorizzare il lavoro fatto fino ad adesso in regione e rivendicare il cambio di passo del progetto riformista che in Toscana come in Italia stiamo attuando. Centralità data a tematiche come ‘Creare lavoro e stare al fianco dei lavoratori’, ‘Sicurezza e legalità’, ‘Sanità e welfare’, ‘mobilità’. 


SCOPRI CHI SONO I NOSTRI CANDIDATI
AREZZO
Vincenzo Ceccarelli
Lucia De Robertis
Simone Tartaro
Lara Chiarini
Andrea Cutini
Sara Rapini
Andrea Vignini
Valentina Vadi
FIRENZE 1 – città
Stefania Saccardi
Eugenio Giani
Elisabetta Meucci
Andrea Barducci
Donata Bianchi
Leonardo Bieber
Marta Rapallini
Andrea Giorgio
FIRENZE 2 – est (Mugello, Valdarno, Valdisieve, Chianti)
Fiammetta Capirossi
Stefano Prosperi
Maria Grazia Esposito
Luciano Bartolini
Serena Spinelli
Daniele Lorenzini
FIRENZE 3 – Empolese-valdelsa
Serena Buti
Luca Belcari
Denise Latini
Enrico Sostegni
FIRENZE 4 – ovest (Scandicci e Piana)
Monia Monni
Paolo Bambagioni
Vanessa Boretti
Simone Naldoni
GROSSETO
Valentina Culicchi
Leonardo Marras
Barbara Pinzuti
Francesco Rustici
LIVORNO
Gianni Anselmi
Michela Cecchi
Francesco Gazzetti
Serena Biserni
Simone Franchi
Maria Gloria Giani
Valter Ulivieri
Carla Maestrini
LUCCA
Ilaria Giovannetti
Mario Puppa
Cecilia Carmassi
Stefano Baccelli
Maria Cristina Marcucci
Ettore Neri
Lia Chiara Miccichè
Michele Silicani
MASSA CARRARA
Giacomo Bugliani
Milene Mucci
Loris Rossetti
Maria Cristina Volontè
PISA
Antonio Mazzeo
Patrizia Bongiovanni
Francesco Nocchi
Anna Batini
Ivan Ferrucci
Cristina Conti
Andrea Pieroni
Alessandra Nardini
PISTOIA
Massimo Baldi
Alice Giampaoli
Marco Niccolai
Federica Fratoni
Fabrizio Masini
Sabrina Innocenti
PRATO
Nicola Ciolini
Aurora Castellani
Rudi Russo
Ilaria Bugetti
Lorenzo Marchi
Luisa Peris
SIENA
Stefano Scaramelli
Angela Pagni
Marco Spinelli
Rosa Cottone
Simone Bezzini
Alice Raspanti
Speciale elezioni regionali 2015



Con la nuova legge elettorale regionale si torna a esprimere la propria preferenza per la scelta del candidato al consiglio regionale. L’ordine dei candidati dopo i capilista e’ stato estratto a sorte in direzione regionale. Per esprimere la propria preferenza si deve barrare la casella accanto al nome del candidato scelto. Si possono esprime al massimo due preferenze ma in questo caso devono essere su candidati obbligatoriamente su due candidati di sesso diverso.
QUI L’ELENCO COMPLETO (in file pdf) DEI CANDIDATI NELL’ORDINE DI LISTA COLLEGIO PER COLLEGIO
SCARICA E DIFFONDI:
TUTTE LE INFO SUL VOTO – COME SONO FATTE LE SCHEDE – IL NOSTRO PROGRAMMA
I MANIFESTI – IL DEPLIANT PIEGHEVOLE
LO SPOT RADIO – LO SPOT TV
“Fatto in Toscana …il cambiamento”, è questo il claim scelto dal Pd toscano per la sua campagna di comunicazione per queste elezioni regionali, nel materiale cartaceo, manifesti e depliant, nei banner web, spot radiofonici e televisivi predisposti in vista delle ultime 3 settimane prima del voto del 31 maggio. Nel materiale della campagna campeggia la scritta “Fatto in Toscana” come fosse un timbro accanto ai punti di eccellenza e ai risultati conseguiti in questi anni e punta dunque a valorizzare il lavoro fatto fino ad adesso in regione e rivendicare il cambio di passo del progetto riformista che in Toscana come in Italia stiamo attuando. Centralità data a tematiche come ‘Creare lavoro e stare al fianco dei lavoratori’, ‘Sicurezza e legalità’, ‘Sanità e welfare’, ‘mobilità’. 


SCOPRI CHI SONO I NOSTRI CANDIDATI
AREZZO
Vincenzo Ceccarelli
Lucia De Robertis
Simone Tartaro
Lara Chiarini
Andrea Cutini
Sara Rapini
Andrea Vignini
Valentina Vadi
FIRENZE 1 – città
Stefania Saccardi
Eugenio Giani
Elisabetta Meucci
Andrea Barducci
Donata Bianchi
Leonardo Bieber
Marta Rapallini
Andrea Giorgio
FIRENZE 2 – est (Mugello, Valdarno, Valdisieve, Chianti)
Fiammetta Capirossi
Stefano Prosperi
Maria Grazia Esposito
Luciano Bartolini
Serena Spinelli
Daniele Lorenzini
FIRENZE 3 – Empolese-valdelsa
Serena Buti
Luca Belcari
Denise Latini
Enrico Sostegni
FIRENZE 4 – ovest (Scandicci e Piana)
Monia Monni
Paolo Bambagioni
Vanessa Boretti
Simone Naldoni
GROSSETO
Valentina Culicchi
Leonardo Marras
Barbara Pinzuti
Francesco Rustici
LIVORNO
Gianni Anselmi
Michela Cecchi
Francesco Gazzetti
Serena Biserni
Simone Franchi
Maria Gloria Giani
Valter Ulivieri
Carla Maestrini
LUCCA
Ilaria Giovannetti
Mario Puppa
Cecilia Carmassi
Stefano Baccelli
Maria Cristina Marcucci
Ettore Neri
Lia Chiara Miccichè
Michele Silicani
MASSA CARRARA
Giacomo Bugliani
Milene Mucci
Loris Rossetti
Maria Cristina Volontè
PISA
Antonio Mazzeo
Patrizia Bongiovanni
Francesco Nocchi
Anna Batini
Ivan Ferrucci
Cristina Conti
Andrea Pieroni
Alessandra Nardini
PISTOIA
Massimo Baldi
Alice Giampaoli
Marco Niccolai
Federica Fratoni
Fabrizio Masini
Sabrina Innocenti
PRATO
Nicola Ciolini
Aurora Castellani
Rudi Russo
Ilaria Bugetti
Lorenzo Marchi
Luisa Peris
SIENA
Stefano Scaramelli
Angela Pagni
Marco Spinelli
Rosa Cottone
Simone Bezzini
Alice Raspanti
Elezioni. Scontri e contestazioni a Salvini, Parrini: “Condanna netta. Ma da lui serie interminabile di provocazioni”
Fi


Così il segretario regionale del PD della Toscana Dario Parrini commenta i fatti avvenuti oggi a Massa e Viareggio dove il leader della Lega Nord era per dei comizi elettorali.
Elezioni. Scontri e contestazioni a Salvini, Parrini: “Condanna netta. Ma da lui serie interminabile di provocazioni”
Fi


Così il segretario regionale del PD della Toscana Dario Parrini commenta i fatti avvenuti oggi a Massa e Viareggio dove il leader della Lega Nord era per dei comizi elettorali.
«Il Pd? Mai stato così bene Ma no al partito nel partito», Parrini: nella Cgil qualcuno rischia l’autogol



«PER CASO qualcuno pensa che con governi instabili messi sotto scacco da chi rappresenta lo zero virgola qualcosa sia facile rilanciare gli investimenti e ridurre tasse, burocrazia, corruzione e sprechi?» Ecco: non dite a Dario Parrini che alla fine, dopo tante polemiche e tanti strappi, di questa riforma elettorale agli elettori frega più o meno il minimo sindacale. Perché lui, influente segretario regionale del Pd, reduce dal voto parlamentare con cui Matteo Renzi ha portato a casa l’Italicum, su questo punto non ammette repliche.
Proprio sicuro che questo risultato sia così importante?
«La Germania ha avuto 22 governi in 66 anni, la Spagna 12 in 38 anni, il Regno Unito 16 in 70 anni. Noi 63 in 69 anni. Pensiamo che il nostro pluridecennale declino socio-economico non abbia niente a che fare con questa precarietà-record della politica?».
Ma la riforma elettorale non porta mica posti di lavoro…
«La riforma elettorale non è la cosa più importante. Ma certamente è un primo passo indispensabile per rendere più equi i nostri assetti sociali ed economici».
Può darsi. Ma in che modo?
«Abbiamo mandato un messaggio chiaro a chi può venire da noi a investire e creare posti di lavoro: non siamo più il Paese in cui un vortice di veti e controveti porta regolarmente a non decidere nulla».
Con un rischio molto grande. Che con questo forte premio di maggioranza, il 20% dei cittaddini decida gli equilibri di governo per la bellezza di cinque, lunghi anni. Non è un po’ troppo?
«Lo sarebbe se non ci fosse il ballottaggio. Invece, a conti fatti, non ci sarà mai un partito che prende 340 deputati con meno del 40% dei voti. Mi sembra ragionevole».
Ed è ragionevole che Renzi abbia prima assicurato che le riforme si fanno con le opposizioni e poi approvato l’Italicum senza opposizioni e senza il voto di una settantina di deputati della maggioranza?
«Ma guardate che questa riforma è stata fatta con le opposizioni. E’ la stessa riforma che Forza Italia ha votato al Senato. Di quel testo alla Camera non è stato cambiato niente. E’ Forza Italia che ha cambiato idea, ma solo per spirito di rivalsa dopo l’elezione di Mattarella».
Eppure nel Pd cresce la fronda al segretraio. Sicuro che lo stato di salute del partito sia buono?
«Un partito sta bene se fa le riforme. E noi abbiamo fatto quella della scuola, del lavoro, della legge elettorale. Ecco perché il Pd non ha problemi di alcun tipo. In un partito è normale che ci sia una minoranza che pungola la maggioranza e la spinge a correggersi. Non è normale, invece, che ci sia un’opposizione, o un partito nel partito, che arriva persino a negare al fiducia al governo».
Alla fine la vera opposizione al Pd è quella della Cgil. Con la quale anche a Empoli, in occasione del Primo Maggio, sono volati colpi quasi proibiti…
«Venerdì scorso ho partecipato a due cortei del Primo Maggio: prima a Empoli e poi a Castelfranco. La presenza di tante bandiere Pd mi ha riempito di orgoglio. Tra Pd e Cgil deve esserci un rapporto di autonomia e rispetto reciproco. Si può dissentire senza incorrere in eccessi polemici».
Ma lei è fra quelli che pensano che la Cgil, anche a livello locale, si stia muovendo più come un soggetto politico che come un sindacato?
«Penso che il tentativo di trasformare la Cgil in un para-partito di opposizione, portato avanti da Landini, sia un autogol soprattutto per la Cgil. In questo secondo me ha ragione la Camusso».
«Il Pd? Mai stato così bene Ma no al partito nel partito», Parrini: nella Cgil qualcuno rischia l’autogol



«PER CASO qualcuno pensa che con governi instabili messi sotto scacco da chi rappresenta lo zero virgola qualcosa sia facile rilanciare gli investimenti e ridurre tasse, burocrazia, corruzione e sprechi?» Ecco: non dite a Dario Parrini che alla fine, dopo tante polemiche e tanti strappi, di questa riforma elettorale agli elettori frega più o meno il minimo sindacale. Perché lui, influente segretario regionale del Pd, reduce dal voto parlamentare con cui Matteo Renzi ha portato a casa l’Italicum, su questo punto non ammette repliche.
Proprio sicuro che questo risultato sia così importante?
«La Germania ha avuto 22 governi in 66 anni, la Spagna 12 in 38 anni, il Regno Unito 16 in 70 anni. Noi 63 in 69 anni. Pensiamo che il nostro pluridecennale declino socio-economico non abbia niente a che fare con questa precarietà-record della politica?».
Ma la riforma elettorale non porta mica posti di lavoro…
«La riforma elettorale non è la cosa più importante. Ma certamente è un primo passo indispensabile per rendere più equi i nostri assetti sociali ed economici».
Può darsi. Ma in che modo?
«Abbiamo mandato un messaggio chiaro a chi può venire da noi a investire e creare posti di lavoro: non siamo più il Paese in cui un vortice di veti e controveti porta regolarmente a non decidere nulla».
Con un rischio molto grande. Che con questo forte premio di maggioranza, il 20% dei cittaddini decida gli equilibri di governo per la bellezza di cinque, lunghi anni. Non è un po’ troppo?
«Lo sarebbe se non ci fosse il ballottaggio. Invece, a conti fatti, non ci sarà mai un partito che prende 340 deputati con meno del 40% dei voti. Mi sembra ragionevole».
Ed è ragionevole che Renzi abbia prima assicurato che le riforme si fanno con le opposizioni e poi approvato l’Italicum senza opposizioni e senza il voto di una settantina di deputati della maggioranza?
«Ma guardate che questa riforma è stata fatta con le opposizioni. E’ la stessa riforma che Forza Italia ha votato al Senato. Di quel testo alla Camera non è stato cambiato niente. E’ Forza Italia che ha cambiato idea, ma solo per spirito di rivalsa dopo l’elezione di Mattarella».
Eppure nel Pd cresce la fronda al segretraio. Sicuro che lo stato di salute del partito sia buono?
«Un partito sta bene se fa le riforme. E noi abbiamo fatto quella della scuola, del lavoro, della legge elettorale. Ecco perché il Pd non ha problemi di alcun tipo. In un partito è normale che ci sia una minoranza che pungola la maggioranza e la spinge a correggersi. Non è normale, invece, che ci sia un’opposizione, o un partito nel partito, che arriva persino a negare al fiducia al governo».
Alla fine la vera opposizione al Pd è quella della Cgil. Con la quale anche a Empoli, in occasione del Primo Maggio, sono volati colpi quasi proibiti…
«Venerdì scorso ho partecipato a due cortei del Primo Maggio: prima a Empoli e poi a Castelfranco. La presenza di tante bandiere Pd mi ha riempito di orgoglio. Tra Pd e Cgil deve esserci un rapporto di autonomia e rispetto reciproco. Si può dissentire senza incorrere in eccessi polemici».
Ma lei è fra quelli che pensano che la Cgil, anche a livello locale, si stia muovendo più come un soggetto politico che come un sindacato?
«Penso che il tentativo di trasformare la Cgil in un para-partito di opposizione, portato avanti da Landini, sia un autogol soprattutto per la Cgil. In questo secondo me ha ragione la Camusso».



