Italicum, “Nella legge il senso di un accordo”, intervento di Dario Parrini sul Tirreno del 19 maggio
Intervento di Dario Parrini sul Tirreno del 19 maggio2015.
La legge toscana prevede un listino bloccato opzionale di massimo tre nomi. È diversissima dalla monocandidatura bloccata “di collegio” dell’Italicum. Si può non amare la prima cosa e apprezzare la seconda? Ovviamente sì.
Nel suo articolo di ieri, Emanuele Rossi incorre in un errore che non posso non rilevare. Egli dice che la decisione del Pd toscano di non utilizzare i capilista bloccati nelle elezioni regionali del 31 maggio è in contraddizione con l’apprezzamento da me manifestato su queste colonne per il sistema dei capilista bloccati dell’Italicum. Quello che Rossi sostiene sarebbe vero se nella nuova legge elettorale toscana ci fossero i capilista bloccati. Invece non ci sono. La legge toscana prevede un listino bloccato opzionale “regionale” di massimo tre nomi. Cosa diversissima dalla monocandidatura bloccata “di collegio” dell’Italicum. Si può non amare la prima cosa e giudicare positivamente la seconda? Ovviamente sì. Il meccanismo della lista regionale non è nemmeno lontano parente dei capilista dell’Italicum. Per tante ragioni. Tra queste la principale è che i capilista bloccati, se consideriamo il voto “in entrata”, si fondano su uno stretto rapporto eletto-elettore in un ambito territoriale ristretto, e sono uno strumento rispondente a una logica uninominale, come dimostra la forte somiglianza tra scheda dell’Italicum e scheda del Mattarellum. La svista di partenza purtroppo inficia irrimediabilmente l’analisi di Rossi: è infatti assai improbabile che da premesse non veritiere (indicare come uguali due sistemi che uguali non sono) possano discendere conclusioni corrette. Tra l’altro, e questa non è una replica a Rossi, nel mio articolo a difesa dell’Italicum citavo la scelta del Pd di non ricorrere al listino regionale bloccato opzionale al solo scopo di sottolineare che alcuni costituzionalisti ed esponenti politici hanno formulato previsioni arbitrarie, poi rivelatesi clamorosamente errate, sulla percentuale di consiglieri regionali toscani che sarebbero stati eletti con le preferenze. Ho citato questo plateale infortunio previsionale sulla legge toscana perché sono sicuro che anche le previsioni di alcuni costituzionalisti ed esponenti politici sull’Italicum sono destinate ad avere la stessa sorte. In particolare le ipotesi su quanti deputati del nuovo Parlamento saranno eletti con le preferenze. Mi si potrebbe a questo punto chiedere perché in Toscana abbiamo difeso e votato una legge contenente un elemento (il listino regionale di massimo tre nomi) che non ci piace. Se questa domanda mi venisse rivolta, risponderei così: per scrivere una legge insieme a una larga parte dell’opposizione consiliare, abbiamo fatto un accordo alla luce del sole. All’interno di questo accordo molto abbiamo ottenuto (ballottaggio, parità e alternanza di genere nelle liste, preferenze, meccanismi anti-frammentazione) e qualcosa abbiamo concesso (segnatamente, il listino, riuscendo però a spuntarla sull’opzionalità, il che ci ha consentito di scegliere di non ricorrervi). Avendo ottenuto assai più di quanto abbiamo concesso, il punto di sintesi finale ci lascia molto soddisfatti. Se poi ci sono dirigenti politici che pensano che si possa scrivere una legge insieme all’opposizione e non concedere nulla, è bene si sappia che costoro si pongono in lotta con il principio di realtà e sul terreno, che a noi non può interessare, della retorica inconcludente.
Dario Parrini
deputato e segretario del Pd Toscana