8 Maggio 2014

Amministrative ed europee. Agenda elettorale PD 9 maggio 2014

bandierepdDomani, venerdì 9 maggio, sarà in Toscana Martin Schulz, presidente del parlamento europeo  e candidato alla presidenza della Commissione per il Pse.
Schulz, con il PD locale, sarà alla Lucchini di Piombino alle 11 (Largo caduti sul lavoro 21), insieme al presidente della Toscana Enrico Rossi.

Domani sarà in Toscana anche Lorenzo Guerini, deputato PD e vicesegretario nazionale.  
Alle 18.30 iniziativa pubblica del Pd a Capannori, in piazza Aldo Moro, a cui parteciperà, tra gli altri, il candidato sindaco Luca Menesini.
A Massarosa (Lucca) alle 20.30 Guerini partecipa alla cena della coalizione con il candidato sindaco Franco Mungai presso il ristorante “Nara”, (via Sarzanese sud, frazione Bozzano).

Sempre domani il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti sarà al mercato di Pontedera alle 12 per incontrare i cittadini.
Alle 19.30 Lotti sarà a Sesto Fiorentino al comitato elettorale della candidata sindaco per il centrosinistra Sara Biagiotti (via Dante Alighieri 81).

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5 Maggio 2014

Europee 2014, gli spot radio e tv del Partito Democratico

logo pd pseQui gli spot realizzati dal Pd per la campagna elettorale delle elezioni europee 2014.

Spot Video 1  –  Spot Video 2  –  Mag RADIO

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Europee 2014, gli spot radio e tv del Partito Democratico

logo pd pseQui gli spot realizzati dal Pd per la campagna elettorale delle elezioni europee 2014.

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3 Maggio 2014

“L’Italicum non sarà un sistema ipermaggioritario”. Intervento di Dario Parrini, Repubblica Firenze

immagine-intervento-italicum3 maggio 2014 – “Non è a mio giudizio vero, come afferma Antonio Floridiasu Repubblicadel 1° maggio, che il sistema elettorale Italicum, combinato con la proposta di riforma del Senato e della distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, sia tale da mettere a rischio la democraticità sostanziale delle nostre istituzioni. Così argomentando Floridia alimenta il coro degli “allarmisti” guidato da Rodotà e Zagrebelsky. Ma in queste materie, io credo, il realismo è da preferire all’allarmismo.
Florida reputa incontrovertibile il carattere ipermaggioritario e ipermanipolativo dell’Italicum. Ma la realtà non è questa.
L’Italicum è ipermaggioritario? Tutt’altro: è una legge maggioritaria tanto quanto altre leggi maggioritarie europee. La revisione del titolo V sacrifica le autonomie locali e regionali? Tutt’altro: si limita a correggere, senza stravolgimenti, le disfunzioni emerse dopo la riforma del 2001 nel rapporto tra Stato e enti territoriali. Le riforme nate dall’accordo tra Pd, Forza Italia e le altre forze della maggioranza certo non creano un assetto perfetto. Conducono tuttavia ad una situazione notevolmente migliore di quella attuale. Non essendo un allarmista, non dico più o meno democratica. Dico migliore: cioè complessivamente più efficiente.
Una legge elettorale è ipermaggioritaria se produce una sovrappresentanza inusitata e eccessiva del partito o della coalizione di maggioranza relativa.
Ebbene: la disproporzionalità massima possibile nell’Italicum (15 punti %, dal 37% dei voti al 52% dei seggi) non è per niente inusitata. È analoga a quella prodotta in Italia dal Mattarellum nel 1994 e nel 2001 (14 e 13 punti %) e persino inferiore a quella generata in tre delle ultime quattro elezioni dal sistema elettorale del Regno Unito (20 punti % nel 1997; 22 punti % nel 2001; 20 punti % nel 2005) e nelle tre ultime elezioni dal sistema elettorale francese (19 punti % nel 2012; 15 punti % nel 2007; 28 punti % nel 2002).
Degno di nota è infine il fatto che questi risultati si sono verificati, senza che nessuno denunciasse pericoli per la democrazia, in Stati che, come la Francia e il Regno Unito, hanno un Senato a elezione indiretta e un ordinamento di tipo non federale. Per queste ragioni sento di poter asserire con forza che in Italia non si sta impostando una riforma pericolosa. Stiamo impostando una riforma sensata ed europea”.

Dario Parrini
 deputato e segretario del Pd della Toscana

 

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“L’Italicum non sarà un sistema ipermaggioritario”. Intervento di Dario Parrini, Repubblica Firenze

immagine-intervento-italicum3 maggio 2014 – “Non è a mio giudizio vero, come afferma Antonio Floridiasu Repubblicadel 1° maggio, che il sistema elettorale Italicum, combinato con la proposta di riforma del Senato e della distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, sia tale da mettere a rischio la democraticità sostanziale delle nostre istituzioni. Così argomentando Floridia alimenta il coro degli “allarmisti” guidato da Rodotà e Zagrebelsky. Ma in queste materie, io credo, il realismo è da preferire all’allarmismo.
Florida reputa incontrovertibile il carattere ipermaggioritario e ipermanipolativo dell’Italicum. Ma la realtà non è questa.
L’Italicum è ipermaggioritario? Tutt’altro: è una legge maggioritaria tanto quanto altre leggi maggioritarie europee. La revisione del titolo V sacrifica le autonomie locali e regionali? Tutt’altro: si limita a correggere, senza stravolgimenti, le disfunzioni emerse dopo la riforma del 2001 nel rapporto tra Stato e enti territoriali. Le riforme nate dall’accordo tra Pd, Forza Italia e le altre forze della maggioranza certo non creano un assetto perfetto. Conducono tuttavia ad una situazione notevolmente migliore di quella attuale. Non essendo un allarmista, non dico più o meno democratica. Dico migliore: cioè complessivamente più efficiente.
Una legge elettorale è ipermaggioritaria se produce una sovrappresentanza inusitata e eccessiva del partito o della coalizione di maggioranza relativa.
Ebbene: la disproporzionalità massima possibile nell’Italicum (15 punti %, dal 37% dei voti al 52% dei seggi) non è per niente inusitata. È analoga a quella prodotta in Italia dal Mattarellum nel 1994 e nel 2001 (14 e 13 punti %) e persino inferiore a quella generata in tre delle ultime quattro elezioni dal sistema elettorale del Regno Unito (20 punti % nel 1997; 22 punti % nel 2001; 20 punti % nel 2005) e nelle tre ultime elezioni dal sistema elettorale francese (19 punti % nel 2012; 15 punti % nel 2007; 28 punti % nel 2002).
Degno di nota è infine il fatto che questi risultati si sono verificati, senza che nessuno denunciasse pericoli per la democrazia, in Stati che, come la Francia e il Regno Unito, hanno un Senato a elezione indiretta e un ordinamento di tipo non federale. Per queste ragioni sento di poter asserire con forza che in Italia non si sta impostando una riforma pericolosa. Stiamo impostando una riforma sensata ed europea”.

Dario Parrini
 deputato e segretario del Pd della Toscana

 

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2 Maggio 2014

Nuovo atto vandalico alla sede del PD toscano e fiorentino

scritte-sede-2-maggio2 maggio 2014 – Ennesimo atto vandalico alla sede del Pd fiorentino e regionale di Via Forlanini. Secchi di vernice rossa sono stati gettati contro la vetrata di ingresso ed è stata impressa una scritta lunga diversi metri sulla facciata.

“Siamo stati spesso colpiti da questi atti negli ultimi mesi. Evidentemente ci sono gruppi che si comportano al di fuori delle regole democratiche. Ma il PD non si fa intimorire e proseguirà la sua azione politica e di governo secondo gli obiettivi che ci siamo dati e che portiamo avanti con correttezza civile e rispetto di chi la pensa diversamente da noi. Più riforme vuol dire più democrazia e più lavoro. Questi atti ci spingono anzi ad andare avanti con determinazione” ha dichiarato Antonio Mazzeo, responsabile organizzazione del Pd della Toscana, questa mattina, dopo che sono stati rinvenuti gli atti vandalici alla sede.

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Nuovo atto vandalico alla sede del PD toscano e fiorentino

scritte-sede-2-maggio2 maggio 2014 – Ennesimo atto vandalico alla sede del Pd fiorentino e regionale di Via Forlanini. Secchi di vernice rossa sono stati gettati contro la vetrata di ingresso ed è stata impressa una scritta lunga diversi metri sulla facciata.

“Siamo stati spesso colpiti da questi atti negli ultimi mesi. Evidentemente ci sono gruppi che si comportano al di fuori delle regole democratiche. Ma il PD non si fa intimorire e proseguirà la sua azione politica e di governo secondo gli obiettivi che ci siamo dati e che portiamo avanti con correttezza civile e rispetto di chi la pensa diversamente da noi. Più riforme vuol dire più democrazia e più lavoro. Questi atti ci spingono anzi ad andare avanti con determinazione” ha dichiarato Antonio Mazzeo, responsabile organizzazione del Pd della Toscana, questa mattina, dopo che sono stati rinvenuti gli atti vandalici alla sede.

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30 Aprile 2014

Il PD toscano aderisce alla manifestazione dei sindacati per il Primo Maggio a Piombino

manifesto_1maggio30 aprile 2014 – Il Pd toscano aderisce alla manifestazione unitaria dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, organizzata per domani Primo Maggio a Piombino, alla quale parteciperanno anche il presidente Enrico Rossi e i rappresentanti istituzionali.
Il responsabile organizzazione del Pd regionale Antonio Mazzeo invita i “militanti della Toscana ad essere presenti in Piazza Verdi per ribadire il sostegno del partito ai lavoratori e per continuare la mobilitazione a difesa dell’industria e dell’occupazione. E’ una manifestazione ancora più importante a seguito della firma del protocollo della scorsa settimana, documento vitale per assicurare un futuro produttivo e i posti di lavoro. Grillo ha usato la città per un comizio, strumentalizzando i suoi problemi, ma, nella realtà, istituzioni, sindacati e forze politiche in questi anni sono state al fianco dei lavoratori, basti pensare ai 270 milioni di euro stanziati a vario titolo da Regione, Governo, Comune e Autorità portuale di Piombino”.

“Il Primo Maggio – continua Mazzeo – è una giornata che in tempo di crisi ha tanti volti: quello di chi un lavoro ce l’ha, di chi l’ha perso, di chi lo sta ancora cercando, di chi, sfiduciato, non lo cerca nemmeno più. In Toscana ha il volto dei lavoratori delle otto imprese artigiane che chiudono ogni giorno, oppure, solo per fare proprio il nome della più grande realtà in crisi in questo momento nella nostra regione, quello dei lavoratori della Lucchini di Piombino”.

“A volte la politica è stata giustamente criticata dai cittadini per mancanza di iniziativa. Ma adesso qualcosa si sta muovendo. Nessuno pensa che tutto sia semplice e che la ripresa, dopo una crisi cosi complessa e variegata, sarà immediata. Ma alcuni segnali con effetto immediato sono stati dati in questi due mesi di governo Renzi, nella consapevolezza che le politiche necessarie devono riguardare chi fa impresa e chi ci lavora, due categorie sempre meno contrapposte e sempre più accomunate dalla stessa sorte. Alcuni provvedimenti sono di maggiore impatto, primo tra tutti quello della rimodulazione Irpef: si aumentano le buste paga dei lavoratori fino a 80 euro al mese (960 euro l’anno). Un contributo al potere d’acquisto che si aggiunge alla riduzione dell’Irap per le imprese e all’aumento delle tasse sulle rendite. Sì, perché non possiamo più permettere che chi produce, chi investe e i redditi da lavoro siano tassati più dei ricavi da speculazione. Per allargare poi al taglio delle tasse per incapienti, partite Iva, pensionati. Va inoltre perseguita con forza l’introduzione di una forma universale di sostegno al reddito dei disoccupati e la semplificazione della normativa sul lavoro e una generale sburocratizzazione del paese, a partire da una riforma della giustizia amministrativa, per attrarre investitori esteri (oggi spaventati dalla giungla di norme e dall’incertezza del nostro sistema giudiziario). Riforma che rientra nel quadro complessivo che il governo sta ridisegnando dopo quella su Province, Senato e legge elettorale. Le riforme sono necessarie in quanto un Paese più snello ed efficiente crea le condizioni per far nascere nuove imprese e permettere loro di lavorare; e rendono all’estero l’immagine di un’Italia moderna con cui costruire nuovi business e su cui investire. Per questo vanno superate le titubanze e va sconfitto il partito trasversale della conservazione perché quello che serve è accelerare su questa strada. Fare veloci è l’unico modo per dare un segnale di credibilità in Europa. Siamo solo agli inizi. Molto è da fare, tanto il tempo da recuperare. Ai lavoratori oggi vogliamo dire che il PD ce la metterà tutta” conclude il responsabile organizzazione PD.

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Il PD toscano aderisce alla manifestazione dei sindacati per il Primo Maggio a Piombino

manifesto_1maggio30 aprile 2014 – Il Pd toscano aderisce alla manifestazione unitaria dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, organizzata per domani Primo Maggio a Piombino, alla quale parteciperanno anche il presidente Enrico Rossi e i rappresentanti istituzionali.
Il responsabile organizzazione del Pd regionale Antonio Mazzeo invita i “militanti della Toscana ad essere presenti in Piazza Verdi per ribadire il sostegno del partito ai lavoratori e per continuare la mobilitazione a difesa dell’industria e dell’occupazione. E’ una manifestazione ancora più importante a seguito della firma del protocollo della scorsa settimana, documento vitale per assicurare un futuro produttivo e i posti di lavoro. Grillo ha usato la città per un comizio, strumentalizzando i suoi problemi, ma, nella realtà, istituzioni, sindacati e forze politiche in questi anni sono state al fianco dei lavoratori, basti pensare ai 270 milioni di euro stanziati a vario titolo da Regione, Governo, Comune e Autorità portuale di Piombino”.

“Il Primo Maggio – continua Mazzeo – è una giornata che in tempo di crisi ha tanti volti: quello di chi un lavoro ce l’ha, di chi l’ha perso, di chi lo sta ancora cercando, di chi, sfiduciato, non lo cerca nemmeno più. In Toscana ha il volto dei lavoratori delle otto imprese artigiane che chiudono ogni giorno, oppure, solo per fare proprio il nome della più grande realtà in crisi in questo momento nella nostra regione, quello dei lavoratori della Lucchini di Piombino”.

“A volte la politica è stata giustamente criticata dai cittadini per mancanza di iniziativa. Ma adesso qualcosa si sta muovendo. Nessuno pensa che tutto sia semplice e che la ripresa, dopo una crisi cosi complessa e variegata, sarà immediata. Ma alcuni segnali con effetto immediato sono stati dati in questi due mesi di governo Renzi, nella consapevolezza che le politiche necessarie devono riguardare chi fa impresa e chi ci lavora, due categorie sempre meno contrapposte e sempre più accomunate dalla stessa sorte. Alcuni provvedimenti sono di maggiore impatto, primo tra tutti quello della rimodulazione Irpef: si aumentano le buste paga dei lavoratori fino a 80 euro al mese (960 euro l’anno). Un contributo al potere d’acquisto che si aggiunge alla riduzione dell’Irap per le imprese e all’aumento delle tasse sulle rendite. Sì, perché non possiamo più permettere che chi produce, chi investe e i redditi da lavoro siano tassati più dei ricavi da speculazione. Per allargare poi al taglio delle tasse per incapienti, partite Iva, pensionati. Va inoltre perseguita con forza l’introduzione di una forma universale di sostegno al reddito dei disoccupati e la semplificazione della normativa sul lavoro e una generale sburocratizzazione del paese, a partire da una riforma della giustizia amministrativa, per attrarre investitori esteri (oggi spaventati dalla giungla di norme e dall’incertezza del nostro sistema giudiziario). Riforma che rientra nel quadro complessivo che il governo sta ridisegnando dopo quella su Province, Senato e legge elettorale. Le riforme sono necessarie in quanto un Paese più snello ed efficiente crea le condizioni per far nascere nuove imprese e permettere loro di lavorare; e rendono all’estero l’immagine di un’Italia moderna con cui costruire nuovi business e su cui investire. Per questo vanno superate le titubanze e va sconfitto il partito trasversale della conservazione perché quello che serve è accelerare su questa strada. Fare veloci è l’unico modo per dare un segnale di credibilità in Europa. Siamo solo agli inizi. Molto è da fare, tanto il tempo da recuperare. Ai lavoratori oggi vogliamo dire che il PD ce la metterà tutta” conclude il responsabile organizzazione PD.

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28 Aprile 2014

“Caro Chiti, meriti quattro in pagella” – Intervento di Dario Parrini su Il Tirreno del 27 aprile 2014

caro-chiti-4-in-pagella27 aprile 2014 – A Vannino Chiti, di cui ho letto con stupore l’intervista sul “Tirreno”, do 4 in pagella. Nel merito e nel metodo. Nel metodo penso sia fantascienza invocare il principio di non negoziabilità e il voto di coscienza sulle riforme costituzionali.
Può pensarlo un giovanotto alle prime armi, non uno che già trent’anni fa faceva il segretario regionale del Pci. Se questioni come la forma di Stato e di governo e la legge elettorale fossero una materia su cui ciascuno può fare come gli pare, andando contro le decisioni prese a larga maggioranza dal suo gruppo parlamentare e dal suo partito, non avrebbe senso l’esistenza di un ministero dedicato alle riforme, uno dei più politici che ci siano. A saperlo meglio di tutti dovrebbe essere proprio Chiti, che nel 2006-08 è stato l’ultimo ministro per le Riforme del centrosinistra prima di Maria Elena Boschi. Non mi pare quindi che Vannino possa fare la vittima, o l’incompreso. Anzi mi meraviglia che non comprenda, per la storia che ha, che su questo versante il Pd deve rimanere unito. Non possiamo permetterci di procedere in ordine sparso in questo momento delicato. Io non scomunico nessuno. Ma come segretario regionale democratico mi sento in dovere di esortare Chiti a ritirare il suo disegno di legge, con un atto di responsabilità e di buonsenso. Anche perché la sua analisi è in termini di merito straordinariamente debole. Lo è così tanto che più che un impoverimento della democrazia rischiamo un impoverimento dello spessore del dibattito costituzionale. Dove sta scritto che una Camera eletta con metodo maggioritario debba convivere con un Senato eletto direttamente? Regno Unito e Francia hanno leggi elettorali fortemente maggioritarie e senatori non eletti dai cittadini. L’Ulivo di Prodi nel 1996 propose un Senato alla tedesca, completamente non elettivo, mentre in Italia vigeva un sistema elettorale decisamente maggioritario come il Mattarellum, introdotto tre anni prima. Chiti dovrebbe ricordarlo: all’epoca era presidente di Regione per il Pds, non un dirigente di terzo piano. La verità a mio giudizio è che compiono una mistificazione bella e buona quanti si riducono a rappresentare l’attuale discussione sulle riforme istituzionali come una tenzone tra fautori dell’uomo forte da una parte e sinceri democratici dall’altra. Le cose non stanno così, ovviamente: quello che sta andando in scena a sinistra non è che il prosieguo di un confronto, in corso perlomeno dai tempi dei referendum del 1991-93, tra chi ritiene che l’Italia abbia bisogno di un sistema compiutamente maggioritario, in grado pur coi dovuti contrappesi di formare maggioranze stabili e sicure e di assumere decisioni rapide ed efficaci, e coloro che al contrario sono portatori di una cultura sostanzialmente proporzionalistica. Del resto è solo in quest’ottica che risultano comprensibili certe recenti levate di scudi contro l’Italicum, accusato da alcuni suoi contestatori di essere un meccanismo elettorale “ipermaggioritario” mentre di fatto esso genera, nel trasformare i voti in seggi, una disproporzionalità analoga a quella del Mattarellum, il sistema con cui, senza nessun tipo di drammatizzazione, eleggemmo i parlamentari dal 1994 al 2001.

Dario Parrini
deputato, Segretario Pd Toscana

 

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