“Partito delle opportunità, o dell’eguaglianza”. Dario Parrini su “Europa”

europa24 ottobre 2014 – Intervento del segretario Pd Toscana, Dario Parrini, su “Europa”.

http://www.europaquotidiano.it/2014/10/24/partito-delle-opportunita-o-delleguaglianza/

 

 

Le dichiarazioni di Pier Luigi Bersani e Gianni Cuperlo sull’idea di Renzi del Pd come «partito delle opportunità» rendono esplicite le differenze esistenti tra una concezione moderna e dinamica e una a mio giudizio statica del ruolo della sinistra di governo in Italia.

Cuperlo ha criticato la vocazione maggioritaria del Pd, enfatizzata da Renzi, definendola «trasversalità senz’anima». Con ciò facendoci temere che egli preferisca alla trasversalità della vocazione maggioritaria, che a dire il vero un’anima ce l’ha eccome, l’unilateralità senza voti della sinistra del passato.

Ma è andato oltre: ha sbrigativamente liquidato l’enfasi sulle eguali opportunità come una posizione vecchia in quanto blairiana. Perché Blair, lui dice, è l’Old Labour. Peccato che il Labour di Blair abbia vinto tre elezioni di fila tra il 1997 e il 2005 proprio perché era identitariamente New rispetto all’Old Labour che aveva rimediato quattro sconfitte consecutive consentendo ai conservatori di restare ininterrottamente al governo per diciotto anni a partire dal 1979.

Sintomatica, sotto questo profilo, è la scarsa presa della strategia dell’attuale leader laburista Ed Miliband, venata di Old Labour e basata su una sostanziale sconfessione dell’eredità di Blair: i laburisti si sono fermati al 24% nelle ultime Europee e ristagnano attorno al 30%, ad almeno dieci punti di distanza dalle medie blairiane, nelle intenzioni di voto rilevate in vista delle decisive elezioni politiche dell’anno prossimo.

Ma più rivelatrici ancora di quelle di Cuperlo sono le parole di Bersani: la sinistra delle opportunità, ha detto Pier Luigi, è roba degli anni Ottanta. Non ha aggiunto “come Drive In, Reagan e i paninari” ma l’ha quasi certamente pensato. In queste parole c’è molta superficialità.

A parte che la riflessione sull’ideale politico della eguaglianza delle opportunità è ancora pienamente attuale e attraversa tutta la filosofia politica e l’economia dall’Ottocento ai nostri giorni – da John Stuart Mill a Léon Walras, da Josiah Stamp a Einaudi, a Bobbio, Rawls, Dworkin, Meade e Sen –, Bersani segna un autogol clamoroso in relazione alla Costituzione italiana, che a detta di molti studiosi contiene, all’articolo 3, una delle più belle e penetranti formulazioni dell’ideale delle eguali opportunità: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese».

Lungi dall’essere una roba anni ’80, le eguali opportunità sono almeno una roba del 1946-47, il biennio della Costituente. Proprio per questo il Pd, in quanto partito delle opportunità, è anche il partito dell’articolo 3 della Costituzione, che davvero, nella sua parte programmatica e valoriale, è la più bella del mondo. Un bel bagaglio con cui viaggiare nel futuro.