In duemila per Bersani:
“Tocca a noi. Tutti a Roma il 5 novembre”

La Sala Rossa del Palacongressi si riempie in un soffio. Alla fine si contano oltre duemila persone, in viaggio da tutta la Toscana  per ascoltare Pier Luigi Bersani.

Il segretario è a Firenze per festeggiare il quarto compleanno del Pd e lanciare la manifestazione del 5 novembre a Roma, “In nome del popolo italiano”.

E’ un giorno particolare: poche ora prima dell’arrivo di Bersani, Berlusconi è stato salvato con soli due voti dall’ennesima fiducia.

Così, quando nella Sala Rossa vengono proiettate alcune videointerviste ai cittadini e l’ultima si chiude con l’appello al Pd – “Mandiamo a casa Berlusconi” -, dalla platea sale un boato.

Ad aprire le danze è il segretario metropolitano Patrizio Mecacci che ricorda il partigiano Olinto Raggi, appena scomparso, e chiede al Pd “unità per il bene dell’Italia”.

A ruota sale sul palco il segretario regionale Andrea Manciulli. “In quattro anni abbiamo costruito la prima forza del Paese, portiamo la migliore tradizione democratica del Paese” è il suo brindisi di auguri al Pd. Poi, punto per punto, ricorda il famoso Contratto con gli italiani di Berlusconi. “Dal 2001, nemmeno un obiettivo è stato centrato dal governo – dice alla platea -. Basta con la politica degli slogan, basta alla politica che rilancia i sogni, ai cittadini bisogna dire la verità”.

La Sala Rossa  scoppia in un applauso mentre Bersani raggiunge il palco.

Subito un affondo per il premier. “Berlusconi oggi si è salvato con due voti e in un minuto ha nominato due viceministri e tre sottosegretari. Se gli fossero serviti 15 voti avremmo dovuto chiamare l’Ikea per tutte le poltrone… Il berlusconismo, supportato dal conformismo, ha portato il Paese al disastro”, dice Bersani. Intanto il manuale con le proposte del Pd per il Paese va a ruba ai banchini all’ingresso.

“Aumentare il costo del lavoro precario, combattere l’evasione, fare una riforma fiscale giusta perchè chi ha di più deve dare di più” sono i primi passi indicati da Bersani per ripartire con la ricostruzione. Insieme a una legge sui partiti che garantisca trasparenza anche in vista dei finanziamenti pubblici.

Misure agli antipodi rispetto a un governo dominato  “dall’egoismo sociale”, a una classe dirigente che “sperava di non bagnarsi i piedi con la tempesta della crisi”, a un partito “che punta tutto sulla comunicazione estrema, sui nomi sul simbolo e  fa pensare a qualcosa del passato…”.

“Noi possiamo cambiare le cose. Siamo il partito con più giovani, adesso tocca a noi, rimbocchiamoci le maniche!”, è il saluto di Bersani. Che dà appuntamento a Roma, il 5 novembre, per la manifestazione nazionale in piazza San Giovanni. “In nome del popolo italiano”.