“Un nuovo rinascimento per l’Europa”:
il manifesto dei democratici e dei progressisti


Bersani sabato a Parigi per “Un nuovo rinascimento per l’Europa”
Con Hollande, Gabriel, Schulz, Di Rupo, Swoboda, Stanishev.
Sabato 17 marzo il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani parteciperà a Parigi all’iniziativa “Un nuovo Rinascimento per l’Europa”organizzata dai democratici e dai progressisti europei per una nuova visione politica comune alternativa a quella della destra.
La manifestazione si terrà al Cirque d’Hiver, di rue Amelot 110, dalle ore 9.00 e vedrà la partecipazione di personalità politiche europee di primo piano. I lavori saranno aperti, a nome delle Fondazioni che hanno elaborato il documento di base dei progressisti e dei democratici, da Massimo D’Alema.
L’intervento del segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che parlerà insieme agli altri leader europei, è previsto per le 11.00. L’appuntamento sarà chiuso dal candidato alle prossime elezioni presidenziali francesi, François Hollande.
Tra gli altri ospiti, il presidente della Spd Sigmar Gabriel, il primo ministro belga Elio Di Rupo, il segretario del Ps francese Martine Aubry, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il presidente del Pse Sergei Stanishev e il leader del gruppo S&D al Parlamento europeo Hannes Swoboda.
Bersani sarà accompagnato da una delegazione composta dal responsabile e dal coordinatore del Forum Esteri Lapo Pistelli, Giacomo Filibeck e dal capo ufficio stampa Roberto Seghetti.
“Un nuovo rinascimento per l’Europa”:
il manifesto dei democratici e dei progressisti


Bersani sabato a Parigi per “Un nuovo rinascimento per l’Europa”
Con Hollande, Gabriel, Schulz, Di Rupo, Swoboda, Stanishev.
Sabato 17 marzo il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani parteciperà a Parigi all’iniziativa “Un nuovo Rinascimento per l’Europa”organizzata dai democratici e dai progressisti europei per una nuova visione politica comune alternativa a quella della destra.
La manifestazione si terrà al Cirque d’Hiver, di rue Amelot 110, dalle ore 9.00 e vedrà la partecipazione di personalità politiche europee di primo piano. I lavori saranno aperti, a nome delle Fondazioni che hanno elaborato il documento di base dei progressisti e dei democratici, da Massimo D’Alema.
L’intervento del segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che parlerà insieme agli altri leader europei, è previsto per le 11.00. L’appuntamento sarà chiuso dal candidato alle prossime elezioni presidenziali francesi, François Hollande.
Tra gli altri ospiti, il presidente della Spd Sigmar Gabriel, il primo ministro belga Elio Di Rupo, il segretario del Ps francese Martine Aubry, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il presidente del Pse Sergei Stanishev e il leader del gruppo S&D al Parlamento europeo Hannes Swoboda.
Bersani sarà accompagnato da una delegazione composta dal responsabile e dal coordinatore del Forum Esteri Lapo Pistelli, Giacomo Filibeck e dal capo ufficio stampa Roberto Seghetti.
“Uffici giudiziari, sì alla ristrutturazionema no a soppressioni indiscriminate”



L’attuale geografia giudiziaria in Italia conta 848 uffici del Giudice di Pace, 165 Tribunali e relative Procure, 220 sezioni distaccate di Tribunale, 29 Corti di Appello e relative Procure Generali, “con un’assurda e controproducente dispersione di energie, che potrebbero essere impiegate per migliorare il servizio giustizia ed accelerare i tempi del processo”, si legge nel documento del Pd toscano.
Il percorso di approfondimento nelle diverse realtà riguarda i politici, amministratori e parlamentari, e gli addetti ai lavori, ordini professionali e soggetti istituzionali, per individuare le situazioni più delicate e preservare sul territorio quei presidi giudiziari ritenuti strategici.
“Una razionalizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio non è rinviabile. Ma non può essere proseguito il processo di riforma che il governo Berlusconi ha avviato con un blitz parlamentare ad agosto senza coinvolgere enti locali e categorie professionali. Provvedimento che non ci ha convinto per la scelta di criteri guida che non tengono adeguato conto delle specificità vantate da determinati territori ed, in particolare, per il fatto che per mantenere gli uffici del giudice di pace siano gli enti locali a farsi carico delle spese, seppur consorziandosi”, è il senso del documento.
Ma intanto, proprio sulla base di questa normativa ereditata dal governo precedente, il Governo Monti ha approvato uno schema di decreto legislativo procedendo alla soppressione di 674 uffici del Giudice di pace, di cui 27 in Toscana, e si sta apprestando ad intervenire, con criteri non ancora precisati, anche sulle sezioni distaccate di Tribunale, di cui 12 presenti nella nostra regione e sulle sedi di Tribunale (in Toscana è Montepulciano).
Alla luce di questo “il Partito Democratico della Toscana, lungi dal sostenere miopi battaglie campanilistiche e ferma l’esigenza che all’opera di ristrutturazione si ponga finalmente mano, sostiene l’opportunità di evitare una indiscriminata soppressione e che non vadano a scomparire presidi giudiziari ritenuti strategici nell’ambito del sistema economico e sociale della nostra Regione”.
Per questo si apre il percorso per individuare quali sono le strutture prioritarie e si invitano “tutti i dirigenti ed amministratori locali del Partito Democratico a far pervenire al Forum Giustizia, sentiti i vari attori delle amministrazioni giudiziarie interessate e le categorie professionali coinvolte, propri contributi e valutazioni sulla situazione e sulle priorità del contesto giudiziario locale”.
Alla fine di marzo, i contributi confluiranno in un’apposita conferenza regionale che darà il via alla proposta finale da portare all’attenzione del partito nazionale e poi del Parlamento.
Il documento integrale del Pd toscano sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
“Uffici giudiziari, sì alla ristrutturazionema no a soppressioni indiscriminate”



L’attuale geografia giudiziaria in Italia conta 848 uffici del Giudice di Pace, 165 Tribunali e relative Procure, 220 sezioni distaccate di Tribunale, 29 Corti di Appello e relative Procure Generali, “con un’assurda e controproducente dispersione di energie, che potrebbero essere impiegate per migliorare il servizio giustizia ed accelerare i tempi del processo”, si legge nel documento del Pd toscano.
Il percorso di approfondimento nelle diverse realtà riguarda i politici, amministratori e parlamentari, e gli addetti ai lavori, ordini professionali e soggetti istituzionali, per individuare le situazioni più delicate e preservare sul territorio quei presidi giudiziari ritenuti strategici.
“Una razionalizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio non è rinviabile. Ma non può essere proseguito il processo di riforma che il governo Berlusconi ha avviato con un blitz parlamentare ad agosto senza coinvolgere enti locali e categorie professionali. Provvedimento che non ci ha convinto per la scelta di criteri guida che non tengono adeguato conto delle specificità vantate da determinati territori ed, in particolare, per il fatto che per mantenere gli uffici del giudice di pace siano gli enti locali a farsi carico delle spese, seppur consorziandosi”, è il senso del documento.
Ma intanto, proprio sulla base di questa normativa ereditata dal governo precedente, il Governo Monti ha approvato uno schema di decreto legislativo procedendo alla soppressione di 674 uffici del Giudice di pace, di cui 27 in Toscana, e si sta apprestando ad intervenire, con criteri non ancora precisati, anche sulle sezioni distaccate di Tribunale, di cui 12 presenti nella nostra regione e sulle sedi di Tribunale (in Toscana è Montepulciano).
Alla luce di questo “il Partito Democratico della Toscana, lungi dal sostenere miopi battaglie campanilistiche e ferma l’esigenza che all’opera di ristrutturazione si ponga finalmente mano, sostiene l’opportunità di evitare una indiscriminata soppressione e che non vadano a scomparire presidi giudiziari ritenuti strategici nell’ambito del sistema economico e sociale della nostra Regione”.
Per questo si apre il percorso per individuare quali sono le strutture prioritarie e si invitano “tutti i dirigenti ed amministratori locali del Partito Democratico a far pervenire al Forum Giustizia, sentiti i vari attori delle amministrazioni giudiziarie interessate e le categorie professionali coinvolte, propri contributi e valutazioni sulla situazione e sulle priorità del contesto giudiziario locale”.
Alla fine di marzo, i contributi confluiranno in un’apposita conferenza regionale che darà il via alla proposta finale da portare all’attenzione del partito nazionale e poi del Parlamento.
Il documento integrale del Pd toscano sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
Della Monica interviene in Aula su DL Liberalizzazioni
L’intervento in Aula della senatrice Silvia Della Monica, responsabile Giustizia del Pd della Toscana, nell’ambito del dibattito sul DL Liberalizzazione su Tribunale delle imprese e libere professioni.
Della Monica interviene in Aula su DL Liberalizzazioni
L’intervento in Aula della senatrice Silvia Della Monica, responsabile Giustizia del Pd della Toscana, nell’ambito del dibattito sul DL Liberalizzazione su Tribunale delle imprese e libere professioni.
Europa, alleanze, governo Monti e grandi opereIntervista all’Unità di Andrea Manciulli
Intervista pubblicata il 7 marzo 2012 da l’Unità – Toscana, a cura di Vladimiro Frulletti



A Roma sostenete il governo. In Toscana lei apre all’Udc. È l’effetto Monti?
«No, ma c’è un punto essenziale da tener presente che dopo la caduta di Berlusconi e la grave difficoltà che il Paese sta vivendo i temi della discussione sono cambiati».
Cambiati come?
«Non sono più sufficienti alleanze basate sull’essere contro Berlusconi. L’effetto positivo prodotto da Monti è che si è tornati a discutere di politica, che ci si confronta sul merito delle cose, su cui poi si può essere o no concordi, non su slogan. Siamo in un altro campo da gioco, l’asticella s’è alzata e anche le alleanze devono esserne all’altezza. Serve un evoluzione del centrosinistra».
Per andare dove?
«Per costruire un progetto di cambiamento del Paese perché sul risanamento siamo tutti d’accordo, ma servono anche crescita e sviluppo. Questa è la proposta che deve fare il Pd, ed è su questo che il Pd deve costruire alleanze coerenti. Non sono più concesse ambiguità».
È un avviso a Idv e Sel? La foto di Vasto è già invecchiata?
«Non mi piace discutere di etichette o fotografie, ma di questioni concrete».
E qui nascono i problemi, a cominciare dalla Tav.
«Mi domando ma una coalizione che vuole governare deve proporre o no più linee dell’Alta Velocità, più infrastrutture? Per me deve fare più linee Tav, non meno».
A sinistra però…
«Alt. La sinistra in Europa non è mica solo il luogo di critica alla finanziarizzazione e al liberismo. Questa è una caricatura del Socialismo europeo. In Francia l’Alta Velocità l’ha fatta la sinistra mentre la destra cavalcava la protesta degli agricoltori. Berlino è governata da 30 dalla sinistra che l’ha profondamente modernizzata. La sinistra europea, il Pse, non è arroccata sulla conservazione, ma produce idee per lo sviluppo e quando governa le attua».
I suoi riferimenti al Pse faranno venire l’orticaria agli ex Dc nel Pd.
«Non credo. Il Pd è stata ed è la scelta giusta perché in Italia i confini del centrosinistra e della sinistra non stanno esclusivamente nel recinto socialista. Nella Dc c’è sempre stata una larga parte di cattolici ancorata a un profondo disegno di centrosinistra. E non è un dettaglio se in Italia abbiamo la capitale della cristianità nel mondo. Le nostre specificità sono un valore aggiunto nella sinistra europea, ecco perché è un bene che il Pd dialoghi col Pse portando i suoi elementi peculiari. Più che dividerci sulle famiglie di provenienza dobbiamo confrontarci sull’Europa del futuro».
E in Toscana lei andrà avanti nel dialogo con l’Udc?
«Certo, rompendo col centrodestra l’Udc ha scelto una nuova prospettiva e nelle città in cui si vota o va da solo o si allea con noi. È già successo a Grosseto e può succedere anche a Carrara. E dove, come a Lucca, rompe l’alleanza col Pdl, dà al centrosinistra più chance di vincere. Questi sono fatti difficilmente confutabili. Sinceramente mi meraviglio della meraviglia che le mia disponibilità al dialogo ha provocato».
Anche in Regione? L’Udc vi ha mandato un esplicito invito.
«Le distanze ci sono, ma il dialogo va aperto perché anche qui un’evoluzione dell’Udc c’è stata. Con Martini erano all’opposizione col centrodestra, invece alle regionali del 2010 si sono presentati da soli: non è la stessa cosa. Ho apprezzato che non abbiano chiesto a nessuno di rinnegare le proprie alleanze. Se son rose…».
Sia sull’apertura all’Udc che sul governo Monti il presidente Rossi però non pare, per usare un eufemismo, troppo entusiasta.
«Enrico ha la sua impronta culturale ed è una nostra ricchezza. Ha ragione quando dice che il Pd deve coltivare una propria proposta di governo, però allo stesso tempo penso che rispetto a un anno fa molte cose siano cambiate in meglio. Prima il Paese all’estero era deriso, adesso tutti ci guardano con rispetto e per me, che vengo da una cultura dove gli interessi del Paese vengono prima di tutto, è un fatto importante. Però visto che nel 2013 si voterà e il Pd dovrà avere un proprio progetto politico, è in quest’ottica che non solo le parole ma anche le riforme fatte da Enrico alla guida della Toscana saranno il biglietto da visita migliore di quello che il Pd ha intenzione di fare per tutto il Paese».
Che idea si è fatto della vicenda Lusi-Renzi?
«Che vada fatto tutto il possibile per chiarire quello che è accaduto, dicendo tutto nella massima chiarezza. Semmai sono dispiaciuto per le argomentazioni di alcune giustificazioni».
Quali?
«Non mi è piaciuto che ci sia stato chi si sentiva parte di una guerra fra ex Ds e ex Margherita all’interno del Pd. Sono argomentazioni, che al di là della questione delle risorse, mi paiono dannose per il Pd».
A Palermo, ancora una volta, le primarie si sono rivelate amare per il Pd. Meglio rinunciarci?
«No, ma ricordando sempre che le primarie sono un mezzo non un fine. Invece a volte più che per consentire ai cittadini di scegliere, servono a qualcuno per candidarsi. Ci sono difetti da correggere se vogliamo salvarle e io voglio salvarle».
Lei difende le primarie perché in Toscana a differenza che nel resto d’Italia il Pd di solito le vince?
«Per me le primarie non possono sostituire la politica. Dietro ci deve essere un processo politico che porta alla costruzione di una candidatura. In Toscana facciamo così e funziona. Dove invece si organizzano guerre fra bande non funzionano. Anche nelle primarie la politica non è un ingrediente secondario, ma quello fondamentale».
Europa, alleanze, governo Monti e grandi opereIntervista all’Unità di Andrea Manciulli
Intervista pubblicata il 7 marzo 2012 da l’Unità – Toscana, a cura di Vladimiro Frulletti



A Roma sostenete il governo. In Toscana lei apre all’Udc. È l’effetto Monti?
«No, ma c’è un punto essenziale da tener presente che dopo la caduta di Berlusconi e la grave difficoltà che il Paese sta vivendo i temi della discussione sono cambiati».
Cambiati come?
«Non sono più sufficienti alleanze basate sull’essere contro Berlusconi. L’effetto positivo prodotto da Monti è che si è tornati a discutere di politica, che ci si confronta sul merito delle cose, su cui poi si può essere o no concordi, non su slogan. Siamo in un altro campo da gioco, l’asticella s’è alzata e anche le alleanze devono esserne all’altezza. Serve un evoluzione del centrosinistra».
Per andare dove?
«Per costruire un progetto di cambiamento del Paese perché sul risanamento siamo tutti d’accordo, ma servono anche crescita e sviluppo. Questa è la proposta che deve fare il Pd, ed è su questo che il Pd deve costruire alleanze coerenti. Non sono più concesse ambiguità».
È un avviso a Idv e Sel? La foto di Vasto è già invecchiata?
«Non mi piace discutere di etichette o fotografie, ma di questioni concrete».
E qui nascono i problemi, a cominciare dalla Tav.
«Mi domando ma una coalizione che vuole governare deve proporre o no più linee dell’Alta Velocità, più infrastrutture? Per me deve fare più linee Tav, non meno».
A sinistra però…
«Alt. La sinistra in Europa non è mica solo il luogo di critica alla finanziarizzazione e al liberismo. Questa è una caricatura del Socialismo europeo. In Francia l’Alta Velocità l’ha fatta la sinistra mentre la destra cavalcava la protesta degli agricoltori. Berlino è governata da 30 dalla sinistra che l’ha profondamente modernizzata. La sinistra europea, il Pse, non è arroccata sulla conservazione, ma produce idee per lo sviluppo e quando governa le attua».
I suoi riferimenti al Pse faranno venire l’orticaria agli ex Dc nel Pd.
«Non credo. Il Pd è stata ed è la scelta giusta perché in Italia i confini del centrosinistra e della sinistra non stanno esclusivamente nel recinto socialista. Nella Dc c’è sempre stata una larga parte di cattolici ancorata a un profondo disegno di centrosinistra. E non è un dettaglio se in Italia abbiamo la capitale della cristianità nel mondo. Le nostre specificità sono un valore aggiunto nella sinistra europea, ecco perché è un bene che il Pd dialoghi col Pse portando i suoi elementi peculiari. Più che dividerci sulle famiglie di provenienza dobbiamo confrontarci sull’Europa del futuro».
E in Toscana lei andrà avanti nel dialogo con l’Udc?
«Certo, rompendo col centrodestra l’Udc ha scelto una nuova prospettiva e nelle città in cui si vota o va da solo o si allea con noi. È già successo a Grosseto e può succedere anche a Carrara. E dove, come a Lucca, rompe l’alleanza col Pdl, dà al centrosinistra più chance di vincere. Questi sono fatti difficilmente confutabili. Sinceramente mi meraviglio della meraviglia che le mia disponibilità al dialogo ha provocato».
Anche in Regione? L’Udc vi ha mandato un esplicito invito.
«Le distanze ci sono, ma il dialogo va aperto perché anche qui un’evoluzione dell’Udc c’è stata. Con Martini erano all’opposizione col centrodestra, invece alle regionali del 2010 si sono presentati da soli: non è la stessa cosa. Ho apprezzato che non abbiano chiesto a nessuno di rinnegare le proprie alleanze. Se son rose…».
Sia sull’apertura all’Udc che sul governo Monti il presidente Rossi però non pare, per usare un eufemismo, troppo entusiasta.
«Enrico ha la sua impronta culturale ed è una nostra ricchezza. Ha ragione quando dice che il Pd deve coltivare una propria proposta di governo, però allo stesso tempo penso che rispetto a un anno fa molte cose siano cambiate in meglio. Prima il Paese all’estero era deriso, adesso tutti ci guardano con rispetto e per me, che vengo da una cultura dove gli interessi del Paese vengono prima di tutto, è un fatto importante. Però visto che nel 2013 si voterà e il Pd dovrà avere un proprio progetto politico, è in quest’ottica che non solo le parole ma anche le riforme fatte da Enrico alla guida della Toscana saranno il biglietto da visita migliore di quello che il Pd ha intenzione di fare per tutto il Paese».
Che idea si è fatto della vicenda Lusi-Renzi?
«Che vada fatto tutto il possibile per chiarire quello che è accaduto, dicendo tutto nella massima chiarezza. Semmai sono dispiaciuto per le argomentazioni di alcune giustificazioni».
Quali?
«Non mi è piaciuto che ci sia stato chi si sentiva parte di una guerra fra ex Ds e ex Margherita all’interno del Pd. Sono argomentazioni, che al di là della questione delle risorse, mi paiono dannose per il Pd».
A Palermo, ancora una volta, le primarie si sono rivelate amare per il Pd. Meglio rinunciarci?
«No, ma ricordando sempre che le primarie sono un mezzo non un fine. Invece a volte più che per consentire ai cittadini di scegliere, servono a qualcuno per candidarsi. Ci sono difetti da correggere se vogliamo salvarle e io voglio salvarle».
Lei difende le primarie perché in Toscana a differenza che nel resto d’Italia il Pd di solito le vince?
«Per me le primarie non possono sostituire la politica. Dietro ci deve essere un processo politico che porta alla costruzione di una candidatura. In Toscana facciamo così e funziona. Dove invece si organizzano guerre fra bande non funzionano. Anche nelle primarie la politica non è un ingrediente secondario, ma quello fondamentale».
Via l’Unità dalla bacheca della fabbrica“Atto grave, clima sociale non va inasprito”



Agli operai e al quotidiano fondato da Antonio Gramsci sono arrivati tanti attestati di solidarietà e vicinanza, tra cui quello del segretario del Pd della Toscana Andrea Manciulli.
“Solidarizziamo con l’Unità e i lavoratori della Magneti Marelli. L’Unità è un quotidiano da sempre attento e storicamente vicino al mondo del lavoro. Per questo l’esclusione, proprio all’interno di una fabbrica, di questa voce democratica ci pare un atto grave, anche per il valore simbolico”, è il messaggio di Manciulli.
“Ogni volta che viene meno uno spazio di espressione, lo spettro delle opinioni viene limitato per tutti, anche per chi la pensa diversamente. In questo momento poi, in cui l’Italia sta cercando di venire fuori da una crisi che riguarda tutti, è davvero ingiustificato ogni gesto che inasprisca il clima tra aziende e parti sociali”, conclude il segretario del Pd della Toscana.
L’articolo di oggi de l’Unità che racconta la solidarietà di lavoratori, politici, intellettuali
Via l’Unità dalla bacheca della fabbrica“Atto grave, clima sociale non va inasprito”



Agli operai e al quotidiano fondato da Antonio Gramsci sono arrivati tanti attestati di solidarietà e vicinanza, tra cui quello del segretario del Pd della Toscana Andrea Manciulli.
“Solidarizziamo con l’Unità e i lavoratori della Magneti Marelli. L’Unità è un quotidiano da sempre attento e storicamente vicino al mondo del lavoro. Per questo l’esclusione, proprio all’interno di una fabbrica, di questa voce democratica ci pare un atto grave, anche per il valore simbolico”, è il messaggio di Manciulli.
“Ogni volta che viene meno uno spazio di espressione, lo spettro delle opinioni viene limitato per tutti, anche per chi la pensa diversamente. In questo momento poi, in cui l’Italia sta cercando di venire fuori da una crisi che riguarda tutti, è davvero ingiustificato ogni gesto che inasprisca il clima tra aziende e parti sociali”, conclude il segretario del Pd della Toscana.
L’articolo di oggi de l’Unità che racconta la solidarietà di lavoratori, politici, intellettuali
