Profughi, Magi scrive a Fassino: “Serve un reale coinvolgimento delle amministrazioni locali”
Firenze, 23 ottobre 2014. I comuni toscani stanno facendo la loro parte per fronteggiare l’emergenza profughi. “Purtroppo stiamo registrando procedure verticistiche che finiscono per non coinvolgere le istituzioni locali – commenta la responsabile Immigrazione di Anci Toscana Stefania Magi, assessore del Comune di Arezzo -. Occorrono criteri e metodi che tengano conto della popolazione e dei servizi. Le concentrazioni superiori alla mezza dozzina di persone, devono configurare una prima accoglienza, come prevede il piano nazionale”. Magi ha scritto a Piero Fassino, Presidente nazionale ANCI, in cui ricorda che “ad oggi le Prefetture sono le istituzioni competenti per la grande maggioranza delle persone accolte. In pratica il sistema non prevede un reale coinvolgimento delle amministrazioni locali, indipendentemente dalla volontà dei Prefetti di collaborare”.
Alcuni punti critici di questa situazione possono essere affrontati con la collaborazione del Governo centrale. “La distribuzione intraregionale e intraprovinciale delle persone accolte – ricorda Magi – avviene in base al libero mercato. Se va bene abbiamo organismi no profit, talora esperti in accoglienza, in molti altri casi privati profit (albergatori o altro), che rispondono ai bandi delle prefetture. Questo crea forti squilibri tra territori che accolgono grandi numeri e territori che non accolgono, indipendentemente dalla situazione demografica e dei servizi. Ben altra cosa era la distribuzione basata sull’adesione volontaria dei comuni”. E il riferimento di Magi e è il progetto SPRAR. L’assessore del Comuen di Arezzo ricorda poi che “non viene esercitata alcuna forma di controllo sulla qualità dell’accoglienza: orientamento legale, mediazione culturale, percorsi di integrazione linguistica, sociale e lavorativa. L’interfaccia con le istituzioni locali per l’utilizzo dei servizi e delle risorse del territorio è lasciato alla buona volontà del gestore privato. Non viene operata alcuna distinzione tra prima e seconda accoglienza, con numerose strutture (alberghi) di dimensioni intermedie situate in località lontane dai servizi, dove grandi gruppi di persone risiedono anche per tempi lunghi, impossibilitate di fatto a svolgere percorsi di integrazione e autonomia”. Magi sottolinea poi che “la durata dei contratti di accoglienza è molto breve, al massimo 3 mesi. Questo richiede una costante produzione di bandi e soprattutto non consente ai soggetti gestori di impegnarsi con personale e strutture adeguati”. Auspica, quindi, “un passaggio più rapido possibile ad una gestione SPRAR della maggior parte dell’accoglienza, con contratti triennali, o almeno annuali e flessibilità per posti aggiuntivi”. La lettera si conclude con una proposta operativa: “stabilire un meccanismo di riparto intraregionale analogo a quello interregionale, con il ribaltamento del riparto del fondo sociale tra provincie e zone socio-sanitarie, da operarsi da parte delle regioni o, dove questo non fosse possibile, da parte del prefetto del comune capoluogo”.