“Piombino per prima e il potere del voto”. Commento di Riccardo Nocentini dopo l’iniziativa di Piombino sul pensiero riformista di Nilde Iotti
“Parte nel migliore dei modi al teatro Metropolitan la campagna per il SÌ al referendum costituzionale, davanti a 800 persone. Complimenti Valerio Fabiani, segretario della federazione della Val di Cornia, per l’introduzione e per l’organizzazione dell’evento.
Giorgio Frasca Polara, portavoce di Nilde Iotti quando è diventata presidente della Camera, ha ricordato come nel ’79 la Iotti decise di partire proprio da Piombino per rimarcare il fatto che il nostro bicameralismo perfetto, unico al mondo e fonte di tanti ritardi, andava superato e insieme proporre un Senato delle regioni come in Germania.
Enzo Polidori, sindaco nel ‘ 79 e persona riconosciuta e applaudita dall’affetto dei presenti, ha ricordato come Piombino, con la sua cultura operaia e capacità di comprendere il cambiamento, sia arrivata prima tante volte, non solo con Nilde Iotti, ma anche prima in Italia, come percentuale di voti, nei referendum civili, ad esempio per quello sul divorzio, e ha detto che anche oggi, sulla riforma della Costituzione, Piombino arriva per prima e questo è di buon auspicio.
Il ministro Maria Elena Boschi ha prichiamato il Mito di Sisifo, secondo il quale Sisifo per aver osato sfidare gli dei venne condannato a spingere un masso fino alla cima di un monte, ma ogni volta, vicino alla cima, il masso rotolava per qualche motivo di nuovo alla base del monte. Ogni volta e per l’eternità. É la sindrome delle Riforme costituzionali che da 35 anni ad oggi sono tutte le volte arrivate quasi in fondo e poi ripartite da capo. Per non dimenticare: 1) Commissione bicamerale Bozzi 1983-85, 2) Commissione bicamerale De Mita-Iotti 1992-94, 3)Comitato Speroni 1994, 4) Commissione bicamerale D’Alema nel 1997-98, 5) Comitato Brigandi’ durante il il secondo governo Berlusconi 2002-04, 6) Progetto approvato dalle camere nel 2005 e bocciato dal referendum nel 2006, 7) Commissione Violante nel 2007, 8) Commissione Quagliariello, governo Letta nel 2013.
Una vocazione alla sconfitta, o comunque una ineluttabilita’ a reiterare gli stessi errori.
É arrivato invece il momento di imparare dai nostri errori, perché non ci possiamo più permettere di ripeterli. Ma dipende dall’impegno di ognuno di noi, questa volta abbiamo, davvero, più potere di quello che pensiamo.
Con il nostro voto possiamo scegliere di cambiare e mettere il nostro Paese nelle condizioni prendere le decisioni che servono e rendere, quindi, i programmi elettorali un vero impegno verso i cittadini, che a loro volta potranno essere più severi nella valutazione delle cose realizzate o non realizzate. Questa è la proposta del SI’.
Oppure possiamo scegliere di votare No è far rimane tutto com’è, tertium non datum. Non è che, se vince il No, il prossimo anno o nei prossimi anni andremo a votare un’altra riforma migliore o peggiore. Semplicemente se ne continuerà a parlare senza fare niente, ma i problemi irrisolti rimarranno. Perso un treno non ne passerà un’altro per molto tempo.
Il fronte del NO non ha una proposta comune, ricomprende coloro che considerano la Costituzione come un simulacro intoccabile e quelli, come la destra estrema, che modificherebbero anche la prima parte perché non si riconoscono nei principi dell’antifascismo. Tra queste due polarità ci sono tante sfumature del No, da quelli che confondono la Riforma costituzionale con il giudizio sul governo a quelli che sono d’accordo con i contenuti del SI’, ma non condividono il metodo usato, fino a coloro che avrebbero voluto votare singolarmente ogni articolo, come se, ogni riforma, non fosse costituita da una coerenza complessiva di tutti gli articoli. Poi ci sono quelli che voterebbero SI’ se venisse cambiata la legge elettorale, l’italicum, che però non fa parte della riforma costituzionale, anche se ne è oggettivamente legata.
Elenco tutte queste possibilità del NO perché sono sicuro che i cittadini non le comprendono e non rispondono alle logiche dei partiti, neanche di quelli che votano alle elezioni. Non ci facciamo ingannare da una rappresentazione che vede il PD da una parte e quasi tutti gli altri partiti dall’altra. Al referendum contano i cittadini, tutti i cittadini, indipendentemente da quello che votano alle elezioni politiche. Mai come in questo momento è diversa la lente interpretativa dei partiti, rispetto a quella dei cittadini. I cittadini vedono la semplificazione, la riduzione dei costi della politica, la possibilità di governare, le maggiori possibilità di democrazia diretta. C’è un’irriducibile contraddizione tra le logiche di potere e gli interessi dei cittadini.
La vera politica é quella che pensa prima di tutto al bene comune e considera il potere solo come un mezzo per soddisfare i bisogni e desideri dei cittadini. Il potere non deve mai essere fine a se stesso, perché questa è la morte della politica e il trionfo dell’egoismo di parte.
Leggendo la Costituzione, Roberto Benigni usa le parole più trasgressive che si possano affermare di questi tempi: “Vi dico non di rispettare la politica, ma di amarla…, perché la politica significa occuparsi della nostra vita’.”
Riccardo Nocentini, segreteria PD Toscana