“Non solo regole o nomi: serve un confronto di merito”. Intervento del segretario regionale Ivan Ferrucci su Il Tirreno del 17 luglio 2013

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17 luglio 2013 – L’editoriale del direttore Roberto Bernabò domenica scorsa fa emergere giusti elementi di riflessione sul Pd Toscano. Siamo di fronte ad una questione di fondo che riguarda la governance e il modello di sviluppo della nostra Regione. La recessione ci pone di fronte scelte strutturali che avranno un impatto sul modello di sviluppo, sullo stato sociale e sul rapporto tra istituzioni locali e Regione e tra Regione e Stato, soprattutto dopo la “mezza” riforma del titolo quinto agli inizi degli anni 2000. Quando un Paese è attraversato da profondi cambiamenti socioeconomici, la classe dirigente viene messa in discussione. E non intendo solo la classe dirigente politica ma tutti i soggetti di rappresentanza economici e sociali. Non c’è dubbio che chi governa è il primo a dover affrontare tale cambiamento, e che in Toscana siamo in grado di affrontarlo più forti di altre realtà, grazie alla virtuosità del modello affermatosi in questi anni. Ma oggi non è sufficiente rimarcare i risultati del nostro sistema socio-sanitario negli ultimi quindici anni o di un diffuso sistema di servizi, messo a punto grazie al decentramento sui territori, avvenuto dalla metà degli anni ’90. Siamo di fronte ad una nuova sfida, lavoriamo con una cronicamancanza di risorse, certo, ma che nello stesso tempo apre la possibilità a nuove opportunità. Ad esempio, il sistema di promozione turistica deve cambiare. Abbiamo tolto le agenzie provinciali ma non abbiamo ancora ridefinito un nuovo modello che promuova la Toscana come un’unica identità caratterizzata però da molteplici realtà: mi riferisco a un nuovo modello istituzionale a livello locale e a un nuovo sistema di programmazione a livello regionale, che ponga le basi per una maggiore competitività e sostenibilità. Noi non vogliamo tornare indietro rispetto alle conquiste che abbiamo ottenuto in questi anni, ovvero, per menzionarne alcune, l’alto tasso di occupazione femminile che avevamo prima della crisi, l’efficienza del sistema di servizi sul territorio, un tessuto economico in grado di competere a livello internazionale, grazie a un forte radicamento di piccole e medie imprese ma anche di grandi realtà imprenditoriali e forti cooperative. All’assemblea regionale ho definito due appuntamenti che voglio realizzare nel mio breve periodo da segretario: un seminario sul riordino delle funzioni istituzionali e la conferenza programmatica. Oggi la discussione è caratterizzata da regole e nomi; e non da contenuti. «Prima i contenuti e programmi poi i candidati», è quello che tutti ci dicono. È quanto voglio fare, ecco perché ho chiesto un passo indietro. È questa la vecchia politica? Non credo. Penso che sia piuttosto un tentativo di dare credibilità alla politica. Qualcuno sa cosa pensa Ferrucci o Parrini o chiunque altro su temi come le infrastrutture, il piano socio-sanitario, l’economia, il lavoro, la scuola? Sono convinto che ci siano più elementi di unione che di divisione. È forse un’utopia la mia volontà di chiamare a un confronto di merito il Pd toscano prima del confronto congressuale? Io ci provo. Un percorso con queste caratteristiche può dimostrare che sulle questioni di fondo siamo d’accordo; è ovvio che ci siano divergenze ma dubito che esista una divario di posizioni così largo al nostro interno. Rispetto a questo percorso, io non sarò di ostacolo a una candidatura congressuale che possa rappresentare ampiamente iscritti ed elettori del Pd toscano.

Ivan Ferrucci, segretario regionale del Pd