Tnt, approvata all’unanimità mozione a sostegno azienda


Sono questi gli obiettivi della mozione in merito al futuro delle filiali della Tnt Express, approvata all’unanimità nella seduta odierna del Consiglio regionale, sottoscritta dalla consigliera Pd Vanessa Boretti e da tutti i consiglieri della Commissione Emergenza occupazionale, oltre che dalle consigliera Federazione della sinistra Monica Sgherri e dal consigliere Sel Mauro Romanelli.
“Riteniamo prioritario intervenire a sostegno di un azienda importante, oggetto di un piano di riorganizzazione pesante, che comporta tagli a livello occupazionale e penalizza un settore strategico come quello della logistica. Per questo siamo davvero soddisfatti dell’approvazione della mozione, è un punto di partenza per adoperarsi tutti insieme, sindacati, lavoratori e istituzioni, al fine di arrivare a un piano industriale che risolva le criticità senza ripercussioni drammatiche sui lavoratori”, commentano Vanessa Boretti, firmataria della mozione e Ivan Ferrucci, membro della commissione Emergenza occupazionale.
Ripartiamo dalla scuola per cambiare il Paese – Relazione di Daniela Lastri all’incontro del 14 giugno 2013



Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto che nessun taglio ci sarà sull’istruzione (e formazione e ricerca). Ma qui, lo sappiamo, non basta il NO ai tagli, ci vorrebbe una svolta epocale. Diciamo allora che contiamo sul fatto che il Governo riesca a porre oggi le condizioni per la svolta futura. Contiamo che questo avvenga, e siamo qui a dire alla ministra che noi le saremo vicini in questo lavoro.
Da tempo abbiamo cercato come PD Toscano di riprendere le fila di un discorso generale, per rimettere dovunque la scuola al suo posto (sia dove amministriamo sia nei luoghi nei quali siamo impegnati professionalmente).
Siamo impegnati da tempo a far sì che l’istruzione e la scuola siano sfilate lentamente dall’agenda istituzionale principale, e precipitino dove non devono stare, cioè nelle politiche minori, nei posti dove si fa quel che si può e nulla di più.
Ricordo i titoli dei convegni e degli incontri di partito e del gruppo consiliare PD, delle tante riunioni con gli amministratori che in quest’anno e mezzo abbiamo fatto:
– l’edilizia scolastica, gli investimenti e le restrizioni del patto di stabilità;
– la dispersione e l’abbandono;
– la scuola e l’accoglienza degli alunni disabili;
– l’accoglienza degli alunni stranieri.
Ricordo anche le politiche che a livello regionale abbiamo impostato e le scelte importanti che sono state fatte, tra cui:
– l’approvazione del Piano integrato generale dell’istruzione;
– il finanziamento delle scuole dell’infanzia e l’impegno per sviluppare i nidi;
– il finanziamento del trasporto scolastico per i disabili e l’accordo con l’ufficio scolastico regionale per il sostegno.
Tralascio, per decenza, le ripetute analisi sulle politiche dei Governi Berlusconi e sulle debolezze del Governo Monti. Le abbiamo ricordate nei documenti ufficiali del PD, e ad essi rinvio. Dico solo che lo stato della scuola che ci lasciano le politiche governative degli ultimi 5 anni è a dir poco desolante.
È da qui che dobbiamo ripartire, e so che non è facile in questa situazione delle finanze pubbliche. D’altra parte, come l’Eurostat mette in evidenza, l’Italia è all’ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica in istruzione.
Ma veniamo al da farsi.
La ministra ha avuto modo di presentare alle Commissioni riunite di Camera e Senato le linee di azione del Governo sull’istruzione. Lascio a Lei di rinnovare qui quei ragionamenti, magari sulla base delle nostre riflessioni. Molto importante sarà anche sentire nel merito l’opinione della Vice presidente della Giunta Targetti, che ci aggiornerà anche sullo stato di attuazione delle politiche regionali.
Molte cose dette dalla ministra coincidono con le riflessioni che siamo andati facendo in questi anni. Il nostro sostegno, dunque, non può che essere pieno su molti punti:
– edilizia scolastica e nuovi margini sul patto di stabilità per effettuare gli investimenti;
– lotta alla dispersione e all’abbandono, e in generale interventi per gli studenti con al centro l’apprendimento di qualità;
– interventi per il personale della scuola, per i precari, per gli insegnanti di sostegno;
– sostegno all’autonomia scolastica;
– aumento del tempo scuola e potenziamento della scuola dell’infanzia;
– istruzione degli adulti;
– potenziamento dell’istruzione tecnico-professionale e raccordi tra istruzione formazione e lavoro.
Su tutti questi temi qui in Toscana siamo molto sensibili, perché colgono la sostanza dei problemi che abbiamo di fronte. Il nostro sostegno alle azioni che si propone il Governo è pieno e fuori discussione.
Prendo come esempio la lotta alla dispersione e all’abbandono scolastico. I dati toscani sono preoccupanti, a partire da quelli dell’ISTAT che, per quanto campionari, ci sembrano ormai molto vicini alla realtà, con un preoccupante 18,6% di abbandoni, ormai superando la media nazionale, mentre gli obiettivi europei di Lisbona 2020 sono al 10%.
I dati del nostro osservatorio dicono che:
– il 15,59% degli studenti è in ritardo;
– nella primaria il ritardo è del 4,1%;
– nella media siamo al 12,88% dei ritardi;
– nelle superiori si arriva al 29,83% (qui abbiamo: licei 16,25%; tecnici 31,84%; professionali 57,45%)
Come è stato messo in evidenza dal documento degli esperti nominati dal Presidente della Repubblica “… l’identikit degli studenti a rischio di dispersione è delineato: si tratta in particolare di maschi provenienti da una realtà socio economica e culturale svantaggiata e che hanno perso almeno un anno nel corso del primo ciclo. Se non invertita, questa tendenza farà sì che, nella migliore delle ipotesi, la futura forza lavoro non avrà le competenze minime richieste da processi produttivi in rapida evoluzione …”.
Dobbiamo agire, tutto il sistema istituzionale deve agire, a partire da azioni di prolungamento del tempo scuola.
Ma il punto saliente è: come mobilitare risorse aggiuntive per la scuola e, una volta conseguite, come costruire un sistema efficace di attuazione delle politiche.
C’è, su questo, una questione nazionale e una questione locale.
Non viviamo in tempi ordinari, viviamo in tempi eccezionali. Se a livello nazionale non si operano scelte importanti nella redistribuzione del reddito e in funzione delle politiche strategiche non si va da nessuna parte. Ogni discorso istituzionale va a farsi friggere.
Sull’istruzione occorre un’intesa forte tra Stato e Regioni, direi perfino tra Stato (Governo) e ogni singola Regione, e ogni singola Regione con il suo sistema locale. Ogni risorsa disponibile, propria dello Stato o del sistema regionale e locale o derivante dai programmi comunitari, deve essere messa sul piatto della bilancia, per essere impiegata bene e presto. Definiti gli obiettivi comuni (livelli essenziali delle prestazioni, infrastrutture necessarie diffuse sul territorio), occorre determinare strumenti operativi, tempi di realizzazione, verifiche dei risultati raggiunti. Quello che non possiamo (più) fare è giocare ognuno per sé, Stato, Regioni, comuni, province, con obiettivi declamati, atti di programmazione ben fatti ma che restano sulla carta, capacità realizzative scarse. La Regione Toscana, ad esempio, ha un tessuto istituzionale – la concertazione, le zone intercomunali e le unioni, la Regione in quanto tale, le stesse province seppure in situazione di estrema incertezza – che può reggere a questa prova.
Per fare questo sforzo eccezionale, occorre però sapere qual è l’approdo a cui tendiamo. Ciascuno può anche rinunciare ad una quota di autonomia e condividerla con gli altri soggetti, se c’è di mezzo un’impresa che valga la pena di essere vissuta e se si sa dove vogliamo andare. Basta intendersi su quello che non deve accadere: un progressivo inevitabile spostamento di costi sul sistema locale senza responsabilità. Penso, ad esempio, alla Regione Toscana, che continua a svolgere un ruolo di supplenza sul finanziamento delle sezioni di scuola dell’infanzia, senza prospettiva, senza assumere il ruolo che le compete.
Le Regioni e i sistemi locali non sono gli stessi in ogni parte d’Italia, e non solo perché diversa è la qualità dell’amministrazione. Diverse sono anche le esperienze e le priorità. Ad esempio, guardiamo alla prima infanzia. Nelle linee programmatiche del Governo si sostiene l’importanza del potenziamento delle sezioni primavera. Anche noi abbiamo operato in questa direzione, ma giustamente tenendo conto della nostra esperienza, che è quella di non scolarizzare la prima infanzia ad ogni costo. Vorrei ricordare che ai tempi della Moratti si prevedevano gli anticipi sia nella scuola dell’infanzia sia nella scuola primaria; il successivo Governo Prodi fece la scelta delle sezioni primavera per far fronte ad una difficile gestione dell’accoglienza dei bambini “anticipatari”. Si trattò dunque di una iniziativa limitata e non di sistema. Ricordo i passaggi da noi fatti:
– nel 2011-2012 la Regione ha finanziato 15 sezioni primavera a titolarità comunale, di cui 11 tra centri gioco educativi e 4 scuole dell’infanzia, a fronte di finanziamenti statali di 46 sezioni primavera rivolte alla scuola dell’infanzia (4 a titolarità statale, 42 a titolarità privata, di cui 6 nidi e 36 scuole dell’infanzia)
– nel 2012-2013 giustamente la Regione non ha previsto finanziamenti per le sezioni primavera, concentrando invece il massimo sforzo per il finanziamento delle scuole dell’infanzia, grazie al quale si è garantito il diritto all’accesso alle scuole dell’infanzia a 3.000 bambini;
– come ha recentemente ricordato la Vicepresidente Targetti, la Regione stanzia importanti risorse (7,3 milioni circa nel 2013) a sostegno della qualità e dell’offerta formativa dei servizi educativo 0-3 del territorio.
Voglio essere chiara: nessuno mette in discussione che in un territorio, in una Regione, le sezioni primavera siano una priorità; ma non va bene che debbano diventarlo per tutti, pena il mancato accesso a risorse importanti.
Noi invece consideriamo una priorità la generalizzazione della scuola dell’infanzia.
Continuo a pensare che l’approdo non può che essere una maggiore responsabilizzazione del sistema regionale e locale. Capisco le esigenze unitarie, in nome della straordinarietà del momento e dell’urgenza di superare le tante arretratezze del sistema d’istruzione. Ma questo deve essere fatto in vista di un nuovo equilibrio, che va costruito da subito. L’occasione è anche nella riforma costituzionale del Titolo V, oggi all’ordine del giorno. Bisogna che prendiamo una decisione, non si può attendere oltre.
Alcuni nodi vanno sciolti, servono per costruire l’assetto futuro.
Su alcune cose non si può tornare indietro:
– penso alla programmazione scolastica del sistema regionale-locale, che già c’è;
– penso anche alla gestione amministrativa della distribuzione del personale tra le istituzioni scolastiche da parte della Regione, che non è stata mai attivata, ma che va messa nel conto, magari in tempi e modi differenziati. So che questo è un punto dolente. Ma nella prospettiva mi sembra una questione ineludibile.
Non si può chiedere alle istituzioni regionali e locali di gestire il contorno e magari di sostituire lo Stato nelle cose che ad esso competono. E siccome credo che ormai è alle nostre spalle, per fortuna, la visione localistica della scuola che era nelle impostazioni leghiste (separatismo dell’istruzione), e giustamente puntiamo ad un sistema nazionale dell’istruzione che garantisca a tutti i medesimi diritti e opportunità di successo, possiamo oggi dedicarci con più serietà al problema dell’organizzazione. Mi chiedo se lo Stato regge più una organizzazione centralizzata su tutto: me lo chiedo per il buon funzionamento della scuola, e perché vorrei un sistema unitario negli orientamenti didattici, con autonomie (prima di tutto quella delle scuole) convergenti e non divergenti.
Credo perciò che, nell’ambito della riforma del Titolo V, dobbiamo riequilibrare il sistema su alcuni punti:
– penso agli istituti professionali, innaturalmente oggi risucchiati nel sistema regionale della formazione professionale;
– penso anche alle scuole dell’infanzia: la realtà ci dice che qui si può fare un percorso diverso, dallo Stato alle Regioni e al sistema locale. Non vedo di buon occhio la corsa alla dismissione delle scuole dell’infanzia comunali verso lo Stato, mi sembra una perdita di qualità del sistema locale. Qui possiamo pensare ad altro, ad una più forte unità Stato-Regioni-comuni sugli orientamenti didattici, e ad una più decisa devoluzione di tutta l’organizzazione.
Insomma: nessuno riuscirà a farsi carico di un problema se non c’è dentro fino in fondo, se non ha una responsabilità piena.
Del resto, il superamento ormai inevitabile delle province porrà a tutto il sistema dell’istruzione problemi nuovi. Alcuni compiti (penso all’edilizia scolastica) non potranno che affluire verso i comuni, singoli o associati. Altre funzioni dovranno essere riassunte verso il sistema comuni-Regione. Ci sarà maggiore spinta all’unitarietà.
Anche per questo, continuo a pensare che il sistema dell’istruzione necessita di una visione unitaria e autonoma, dove le connessioni con il sistema della formazione e del lavoro ci sono ma sono ben strutturate. In Toscana, penso, ci voglia una legislazione nuova sull’istruzione, che metta a regime le competenze dei soggetti istituzionali, impegnandoli nel cuore dei problemi. Una legislazione non ancillare rispetto a quella del lavoro.
Di questa spinta all’unità e alla responsabilità convergente delle istituzioni impegnate sul fronte dell’istruzione pubblica (compreso quello che dobbiamo fare insieme nell’emergenza) dobbiamo farci forza, per rimettere in sesto il sistema dell’istruzione, trovare le connessioni, provare a spingere per una maggiore qualità. E rispondere così alla nuova domanda sociale.
Penso che da questo nostro confronto possiamo ricavare molta energia, pur nelle difficoltà che ognuno si trova ad affrontare.
Lascio a voi la parola, so che avete molto da dire. Contiamo tutti nella possibilità di aprire un cammino nuovo e devo dire che le linee programmatiche presentate dalla ministra ci danno questa speranza. Grazie a tutti.
Daniela Lastri
Ripartiamo dalla scuola per cambiare il Paese – Relazione di Daniela Lastri all’incontro del 14 giugno 2013



Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto che nessun taglio ci sarà sull’istruzione (e formazione e ricerca). Ma qui, lo sappiamo, non basta il NO ai tagli, ci vorrebbe una svolta epocale. Diciamo allora che contiamo sul fatto che il Governo riesca a porre oggi le condizioni per la svolta futura. Contiamo che questo avvenga, e siamo qui a dire alla ministra che noi le saremo vicini in questo lavoro.
Da tempo abbiamo cercato come PD Toscano di riprendere le fila di un discorso generale, per rimettere dovunque la scuola al suo posto (sia dove amministriamo sia nei luoghi nei quali siamo impegnati professionalmente).
Siamo impegnati da tempo a far sì che l’istruzione e la scuola siano sfilate lentamente dall’agenda istituzionale principale, e precipitino dove non devono stare, cioè nelle politiche minori, nei posti dove si fa quel che si può e nulla di più.
Ricordo i titoli dei convegni e degli incontri di partito e del gruppo consiliare PD, delle tante riunioni con gli amministratori che in quest’anno e mezzo abbiamo fatto:
– l’edilizia scolastica, gli investimenti e le restrizioni del patto di stabilità;
– la dispersione e l’abbandono;
– la scuola e l’accoglienza degli alunni disabili;
– l’accoglienza degli alunni stranieri.
Ricordo anche le politiche che a livello regionale abbiamo impostato e le scelte importanti che sono state fatte, tra cui:
– l’approvazione del Piano integrato generale dell’istruzione;
– il finanziamento delle scuole dell’infanzia e l’impegno per sviluppare i nidi;
– il finanziamento del trasporto scolastico per i disabili e l’accordo con l’ufficio scolastico regionale per il sostegno.
Tralascio, per decenza, le ripetute analisi sulle politiche dei Governi Berlusconi e sulle debolezze del Governo Monti. Le abbiamo ricordate nei documenti ufficiali del PD, e ad essi rinvio. Dico solo che lo stato della scuola che ci lasciano le politiche governative degli ultimi 5 anni è a dir poco desolante.
È da qui che dobbiamo ripartire, e so che non è facile in questa situazione delle finanze pubbliche. D’altra parte, come l’Eurostat mette in evidenza, l’Italia è all’ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica in istruzione.
Ma veniamo al da farsi.
La ministra ha avuto modo di presentare alle Commissioni riunite di Camera e Senato le linee di azione del Governo sull’istruzione. Lascio a Lei di rinnovare qui quei ragionamenti, magari sulla base delle nostre riflessioni. Molto importante sarà anche sentire nel merito l’opinione della Vice presidente della Giunta Targetti, che ci aggiornerà anche sullo stato di attuazione delle politiche regionali.
Molte cose dette dalla ministra coincidono con le riflessioni che siamo andati facendo in questi anni. Il nostro sostegno, dunque, non può che essere pieno su molti punti:
– edilizia scolastica e nuovi margini sul patto di stabilità per effettuare gli investimenti;
– lotta alla dispersione e all’abbandono, e in generale interventi per gli studenti con al centro l’apprendimento di qualità;
– interventi per il personale della scuola, per i precari, per gli insegnanti di sostegno;
– sostegno all’autonomia scolastica;
– aumento del tempo scuola e potenziamento della scuola dell’infanzia;
– istruzione degli adulti;
– potenziamento dell’istruzione tecnico-professionale e raccordi tra istruzione formazione e lavoro.
Su tutti questi temi qui in Toscana siamo molto sensibili, perché colgono la sostanza dei problemi che abbiamo di fronte. Il nostro sostegno alle azioni che si propone il Governo è pieno e fuori discussione.
Prendo come esempio la lotta alla dispersione e all’abbandono scolastico. I dati toscani sono preoccupanti, a partire da quelli dell’ISTAT che, per quanto campionari, ci sembrano ormai molto vicini alla realtà, con un preoccupante 18,6% di abbandoni, ormai superando la media nazionale, mentre gli obiettivi europei di Lisbona 2020 sono al 10%.
I dati del nostro osservatorio dicono che:
– il 15,59% degli studenti è in ritardo;
– nella primaria il ritardo è del 4,1%;
– nella media siamo al 12,88% dei ritardi;
– nelle superiori si arriva al 29,83% (qui abbiamo: licei 16,25%; tecnici 31,84%; professionali 57,45%)
Come è stato messo in evidenza dal documento degli esperti nominati dal Presidente della Repubblica “… l’identikit degli studenti a rischio di dispersione è delineato: si tratta in particolare di maschi provenienti da una realtà socio economica e culturale svantaggiata e che hanno perso almeno un anno nel corso del primo ciclo. Se non invertita, questa tendenza farà sì che, nella migliore delle ipotesi, la futura forza lavoro non avrà le competenze minime richieste da processi produttivi in rapida evoluzione …”.
Dobbiamo agire, tutto il sistema istituzionale deve agire, a partire da azioni di prolungamento del tempo scuola.
Ma il punto saliente è: come mobilitare risorse aggiuntive per la scuola e, una volta conseguite, come costruire un sistema efficace di attuazione delle politiche.
C’è, su questo, una questione nazionale e una questione locale.
Non viviamo in tempi ordinari, viviamo in tempi eccezionali. Se a livello nazionale non si operano scelte importanti nella redistribuzione del reddito e in funzione delle politiche strategiche non si va da nessuna parte. Ogni discorso istituzionale va a farsi friggere.
Sull’istruzione occorre un’intesa forte tra Stato e Regioni, direi perfino tra Stato (Governo) e ogni singola Regione, e ogni singola Regione con il suo sistema locale. Ogni risorsa disponibile, propria dello Stato o del sistema regionale e locale o derivante dai programmi comunitari, deve essere messa sul piatto della bilancia, per essere impiegata bene e presto. Definiti gli obiettivi comuni (livelli essenziali delle prestazioni, infrastrutture necessarie diffuse sul territorio), occorre determinare strumenti operativi, tempi di realizzazione, verifiche dei risultati raggiunti. Quello che non possiamo (più) fare è giocare ognuno per sé, Stato, Regioni, comuni, province, con obiettivi declamati, atti di programmazione ben fatti ma che restano sulla carta, capacità realizzative scarse. La Regione Toscana, ad esempio, ha un tessuto istituzionale – la concertazione, le zone intercomunali e le unioni, la Regione in quanto tale, le stesse province seppure in situazione di estrema incertezza – che può reggere a questa prova.
Per fare questo sforzo eccezionale, occorre però sapere qual è l’approdo a cui tendiamo. Ciascuno può anche rinunciare ad una quota di autonomia e condividerla con gli altri soggetti, se c’è di mezzo un’impresa che valga la pena di essere vissuta e se si sa dove vogliamo andare. Basta intendersi su quello che non deve accadere: un progressivo inevitabile spostamento di costi sul sistema locale senza responsabilità. Penso, ad esempio, alla Regione Toscana, che continua a svolgere un ruolo di supplenza sul finanziamento delle sezioni di scuola dell’infanzia, senza prospettiva, senza assumere il ruolo che le compete.
Le Regioni e i sistemi locali non sono gli stessi in ogni parte d’Italia, e non solo perché diversa è la qualità dell’amministrazione. Diverse sono anche le esperienze e le priorità. Ad esempio, guardiamo alla prima infanzia. Nelle linee programmatiche del Governo si sostiene l’importanza del potenziamento delle sezioni primavera. Anche noi abbiamo operato in questa direzione, ma giustamente tenendo conto della nostra esperienza, che è quella di non scolarizzare la prima infanzia ad ogni costo. Vorrei ricordare che ai tempi della Moratti si prevedevano gli anticipi sia nella scuola dell’infanzia sia nella scuola primaria; il successivo Governo Prodi fece la scelta delle sezioni primavera per far fronte ad una difficile gestione dell’accoglienza dei bambini “anticipatari”. Si trattò dunque di una iniziativa limitata e non di sistema. Ricordo i passaggi da noi fatti:
– nel 2011-2012 la Regione ha finanziato 15 sezioni primavera a titolarità comunale, di cui 11 tra centri gioco educativi e 4 scuole dell’infanzia, a fronte di finanziamenti statali di 46 sezioni primavera rivolte alla scuola dell’infanzia (4 a titolarità statale, 42 a titolarità privata, di cui 6 nidi e 36 scuole dell’infanzia)
– nel 2012-2013 giustamente la Regione non ha previsto finanziamenti per le sezioni primavera, concentrando invece il massimo sforzo per il finanziamento delle scuole dell’infanzia, grazie al quale si è garantito il diritto all’accesso alle scuole dell’infanzia a 3.000 bambini;
– come ha recentemente ricordato la Vicepresidente Targetti, la Regione stanzia importanti risorse (7,3 milioni circa nel 2013) a sostegno della qualità e dell’offerta formativa dei servizi educativo 0-3 del territorio.
Voglio essere chiara: nessuno mette in discussione che in un territorio, in una Regione, le sezioni primavera siano una priorità; ma non va bene che debbano diventarlo per tutti, pena il mancato accesso a risorse importanti.
Noi invece consideriamo una priorità la generalizzazione della scuola dell’infanzia.
Continuo a pensare che l’approdo non può che essere una maggiore responsabilizzazione del sistema regionale e locale. Capisco le esigenze unitarie, in nome della straordinarietà del momento e dell’urgenza di superare le tante arretratezze del sistema d’istruzione. Ma questo deve essere fatto in vista di un nuovo equilibrio, che va costruito da subito. L’occasione è anche nella riforma costituzionale del Titolo V, oggi all’ordine del giorno. Bisogna che prendiamo una decisione, non si può attendere oltre.
Alcuni nodi vanno sciolti, servono per costruire l’assetto futuro.
Su alcune cose non si può tornare indietro:
– penso alla programmazione scolastica del sistema regionale-locale, che già c’è;
– penso anche alla gestione amministrativa della distribuzione del personale tra le istituzioni scolastiche da parte della Regione, che non è stata mai attivata, ma che va messa nel conto, magari in tempi e modi differenziati. So che questo è un punto dolente. Ma nella prospettiva mi sembra una questione ineludibile.
Non si può chiedere alle istituzioni regionali e locali di gestire il contorno e magari di sostituire lo Stato nelle cose che ad esso competono. E siccome credo che ormai è alle nostre spalle, per fortuna, la visione localistica della scuola che era nelle impostazioni leghiste (separatismo dell’istruzione), e giustamente puntiamo ad un sistema nazionale dell’istruzione che garantisca a tutti i medesimi diritti e opportunità di successo, possiamo oggi dedicarci con più serietà al problema dell’organizzazione. Mi chiedo se lo Stato regge più una organizzazione centralizzata su tutto: me lo chiedo per il buon funzionamento della scuola, e perché vorrei un sistema unitario negli orientamenti didattici, con autonomie (prima di tutto quella delle scuole) convergenti e non divergenti.
Credo perciò che, nell’ambito della riforma del Titolo V, dobbiamo riequilibrare il sistema su alcuni punti:
– penso agli istituti professionali, innaturalmente oggi risucchiati nel sistema regionale della formazione professionale;
– penso anche alle scuole dell’infanzia: la realtà ci dice che qui si può fare un percorso diverso, dallo Stato alle Regioni e al sistema locale. Non vedo di buon occhio la corsa alla dismissione delle scuole dell’infanzia comunali verso lo Stato, mi sembra una perdita di qualità del sistema locale. Qui possiamo pensare ad altro, ad una più forte unità Stato-Regioni-comuni sugli orientamenti didattici, e ad una più decisa devoluzione di tutta l’organizzazione.
Insomma: nessuno riuscirà a farsi carico di un problema se non c’è dentro fino in fondo, se non ha una responsabilità piena.
Del resto, il superamento ormai inevitabile delle province porrà a tutto il sistema dell’istruzione problemi nuovi. Alcuni compiti (penso all’edilizia scolastica) non potranno che affluire verso i comuni, singoli o associati. Altre funzioni dovranno essere riassunte verso il sistema comuni-Regione. Ci sarà maggiore spinta all’unitarietà.
Anche per questo, continuo a pensare che il sistema dell’istruzione necessita di una visione unitaria e autonoma, dove le connessioni con il sistema della formazione e del lavoro ci sono ma sono ben strutturate. In Toscana, penso, ci voglia una legislazione nuova sull’istruzione, che metta a regime le competenze dei soggetti istituzionali, impegnandoli nel cuore dei problemi. Una legislazione non ancillare rispetto a quella del lavoro.
Di questa spinta all’unità e alla responsabilità convergente delle istituzioni impegnate sul fronte dell’istruzione pubblica (compreso quello che dobbiamo fare insieme nell’emergenza) dobbiamo farci forza, per rimettere in sesto il sistema dell’istruzione, trovare le connessioni, provare a spingere per una maggiore qualità. E rispondere così alla nuova domanda sociale.
Penso che da questo nostro confronto possiamo ricavare molta energia, pur nelle difficoltà che ognuno si trova ad affrontare.
Lascio a voi la parola, so che avete molto da dire. Contiamo tutti nella possibilità di aprire un cammino nuovo e devo dire che le linee programmatiche presentate dalla ministra ci danno questa speranza. Grazie a tutti.
Daniela Lastri
Forteto, Mecacci e Ferrucci (Pd): “Fare giustizia, preservare il lavoro e no a campagne denigratorie verso istituzioni”
Patrizio Mecacci, segretario Pd metropolitano di Firenze e Ivan Ferrucci, segretario Pd Toscana, esprimono solidarietà alle vittime del Forteto e fiducia nella magistratura, sottolineano la loro vicinanza alle istituzioni locali e la preoccupazione per eventuali ripercussioni delle indagini sulla cooperativa; presentata dal gruppo del Centrosinistra per il Mugello in Unione dei Comuni una mozione per valutare la possibilità di costituirsi parte civile
Domani durante la seduta del consiglio dell’Unione dei Comuni del Mugello il gruppo del Centrosinistra per il Mugello presenterà una mozione per valutare la possibilità per l’ente di costituirsi parte civile nell’ambito del processo Forteto.
“Abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura che al momento sta svolgendo tutte le indagini del caso sulla vicenda Forteto e che auspichiamo faccia finalmente luce su questi fatti gravissimi: a chi è stato vittima degli abusi va tutta la nostra solidarietà. Siamo vicini anche a tutti coloro che senza colpe e senza basi per essere accusati di qualcosa, in primo luogo amministratori locali e istituzioni, spesso oggetto di offese gravi e ingiustificate, si sono trovati in mezzo a una campagna mediatica denigratoria cavalcata da alcune forze politiche. – Lo dichiarano Patrizio Mecacci, segretario Pd metropolitano di Firenze e Ivan Ferrucci, segretario Pd Toscana, in merito alla vicenda del Forteto. – Crediamo infatti che sia quanto mai urgente chiarire le singole responsabilità e che nello stesso tempo la necessità di fare giustizia non debba portare a screditare persone che semplicemente compiono il proprio lavoro né tantomeno avere ripercussioni a livello economico sulla cooperativa il Forteto: se il territorio venisse privato di una realtà produttiva importante come questa si verificherebbe una pesante perdita di posti di lavoro, con conseguenze drammatiche su tantissime famiglie e su un indotto diventato vitale per il Mugello. Per questo vogliamo esprimere il nostro sostegno alla mozione che sarà presentata mercoledì dal gruppo del Centrosinistra per il Mugello in consiglio dell’Unione dei Comuni”.
Sulla vicenda Forteto, intervengono anche il capogruppo del Centrosinistra per l’Unione del Mugello Enrico Paoli e il segretario del Pd Mugello Marco Recati. “Ribadiamo solidarietà alle vittime e piena fiducia nell’operato della magistratura, denunciando una campagna politico-mediatica contro le istituzioni mugellane, condotta sovrapponendosi impropriamente al percorso giudiziario”, sostengono. Nella mozione che il gruppo del Centrosinistra per il Mugello presenterà mercoledì in Unione dei Comuni si legge che: “è necessario e doveroso distinguere tra le responsabilità penali dei singoli, in via di accertamento, e l’operato di realtà come la Cooperativa ‘Il Forteto’, che hanno avuto un ruolo positivo nello sviluppo economico e sociale del territorio e nella creazione di lavoro”. A tutela delle istituzioni e dell’intero territorio, il gruppo del Centrosinistra chiede all’Unione dei Comuni di valutare di costituirsi parte civile nell’ambito del processo Forteto ed auspica che “la discussione sulle responsabilità di singoli non sia tale da determinare la riduzione dei posti di lavoro o, al peggio, la chiusura delle attività produttive della cooperativa Il Forteto, con conseguenze drammatiche sulla vita di centinaia di persone che non hanno alcuna responsabilità nelle vicende oggetto del processo giudiziario”.
Forteto, Mecacci e Ferrucci (Pd): “Fare giustizia, preservare il lavoro e no a campagne denigratorie verso istituzioni”
Patrizio Mecacci, segretario Pd metropolitano di Firenze e Ivan Ferrucci, segretario Pd Toscana, esprimono solidarietà alle vittime del Forteto e fiducia nella magistratura, sottolineano la loro vicinanza alle istituzioni locali e la preoccupazione per eventuali ripercussioni delle indagini sulla cooperativa; presentata dal gruppo del Centrosinistra per il Mugello in Unione dei Comuni una mozione per valutare la possibilità di costituirsi parte civile
Domani durante la seduta del consiglio dell’Unione dei Comuni del Mugello il gruppo del Centrosinistra per il Mugello presenterà una mozione per valutare la possibilità per l’ente di costituirsi parte civile nell’ambito del processo Forteto.
“Abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura che al momento sta svolgendo tutte le indagini del caso sulla vicenda Forteto e che auspichiamo faccia finalmente luce su questi fatti gravissimi: a chi è stato vittima degli abusi va tutta la nostra solidarietà. Siamo vicini anche a tutti coloro che senza colpe e senza basi per essere accusati di qualcosa, in primo luogo amministratori locali e istituzioni, spesso oggetto di offese gravi e ingiustificate, si sono trovati in mezzo a una campagna mediatica denigratoria cavalcata da alcune forze politiche. – Lo dichiarano Patrizio Mecacci, segretario Pd metropolitano di Firenze e Ivan Ferrucci, segretario Pd Toscana, in merito alla vicenda del Forteto. – Crediamo infatti che sia quanto mai urgente chiarire le singole responsabilità e che nello stesso tempo la necessità di fare giustizia non debba portare a screditare persone che semplicemente compiono il proprio lavoro né tantomeno avere ripercussioni a livello economico sulla cooperativa il Forteto: se il territorio venisse privato di una realtà produttiva importante come questa si verificherebbe una pesante perdita di posti di lavoro, con conseguenze drammatiche su tantissime famiglie e su un indotto diventato vitale per il Mugello. Per questo vogliamo esprimere il nostro sostegno alla mozione che sarà presentata mercoledì dal gruppo del Centrosinistra per il Mugello in consiglio dell’Unione dei Comuni”.
Sulla vicenda Forteto, intervengono anche il capogruppo del Centrosinistra per l’Unione del Mugello Enrico Paoli e il segretario del Pd Mugello Marco Recati. “Ribadiamo solidarietà alle vittime e piena fiducia nell’operato della magistratura, denunciando una campagna politico-mediatica contro le istituzioni mugellane, condotta sovrapponendosi impropriamente al percorso giudiziario”, sostengono. Nella mozione che il gruppo del Centrosinistra per il Mugello presenterà mercoledì in Unione dei Comuni si legge che: “è necessario e doveroso distinguere tra le responsabilità penali dei singoli, in via di accertamento, e l’operato di realtà come la Cooperativa ‘Il Forteto’, che hanno avuto un ruolo positivo nello sviluppo economico e sociale del territorio e nella creazione di lavoro”. A tutela delle istituzioni e dell’intero territorio, il gruppo del Centrosinistra chiede all’Unione dei Comuni di valutare di costituirsi parte civile nell’ambito del processo Forteto ed auspica che “la discussione sulle responsabilità di singoli non sia tale da determinare la riduzione dei posti di lavoro o, al peggio, la chiusura delle attività produttive della cooperativa Il Forteto, con conseguenze drammatiche sulla vita di centinaia di persone che non hanno alcuna responsabilità nelle vicende oggetto del processo giudiziario”.
Piano socio-sanitario regionale, Pd Toscana: “Deve essere presentato quanto prima”



“E sarà centrale – continuano Ferrucci e Naldoni – avanzare delle proposte per un nuovo modello di integrazione socio-sanitaria e di governance istituzionale nei territori che punti a salvaguardare e migliorare gli attuali livelli dei servizi. Dobbiamo infatti affrontare il tema della riorganizzazione dei presidi ospedalieri che non è più possibile definire in base alla mera grandezza, dividendoli in piccoli-grandi, quasi un giudizio di valore, ma che va fatta in base alle funzioni che ospitano e ai nuovi bisogni di salute delle nostre comunità. E vanno inoltre analizzate e vagliate ipotesi tecniche per il superamento del ticket e di una compartecipazione alla spesa sociale e sanitaria maggiormente sostenibile, in attesa della conversione del DPCM sull’ISEE”.
“Fra le altre cose – continuano Ferrucci e Naldoni – consideriamo non più rinviabile una riforma del sistema di governo della sanità toscana attraverso le ASL, prendendo in considerazione anche la possibilità di accorpamento di alcune aziende nella logica di una vera razionalizzazione e risparmio, e non di una demagogica chiusura di enti che potrebbe avere effetti discorsivi e non favorevoli”.
Questi temi saranno al centro dell’assemblea regionale del Pd toscano dedicata alle tematiche del sistema socio-sanitario che è convocata per il 12 luglio presso la sede del Pd in via Forlanini a Firenze alle ore 16, appuntamento che “servirà anche ad affinare le posizioni del Partito Democratico della Toscana”, spiegano Ferrucci e Naldoni, in vista dell’incontro che si terrà presso la sede del Consiglio Regionale il 19 luglio con Consiglieri Regionali e responsabili sanità del PD di varie regioni d’Italia, e in vista della Conferenza Programmatica del Pd toscano in programma il 20 luglio.
Piano socio-sanitario regionale, Pd Toscana: “Deve essere presentato quanto prima”



“E sarà centrale – continuano Ferrucci e Naldoni – avanzare delle proposte per un nuovo modello di integrazione socio-sanitaria e di governance istituzionale nei territori che punti a salvaguardare e migliorare gli attuali livelli dei servizi. Dobbiamo infatti affrontare il tema della riorganizzazione dei presidi ospedalieri che non è più possibile definire in base alla mera grandezza, dividendoli in piccoli-grandi, quasi un giudizio di valore, ma che va fatta in base alle funzioni che ospitano e ai nuovi bisogni di salute delle nostre comunità. E vanno inoltre analizzate e vagliate ipotesi tecniche per il superamento del ticket e di una compartecipazione alla spesa sociale e sanitaria maggiormente sostenibile, in attesa della conversione del DPCM sull’ISEE”.
“Fra le altre cose – continuano Ferrucci e Naldoni – consideriamo non più rinviabile una riforma del sistema di governo della sanità toscana attraverso le ASL, prendendo in considerazione anche la possibilità di accorpamento di alcune aziende nella logica di una vera razionalizzazione e risparmio, e non di una demagogica chiusura di enti che potrebbe avere effetti discorsivi e non favorevoli”.
Questi temi saranno al centro dell’assemblea regionale del Pd toscano dedicata alle tematiche del sistema socio-sanitario che è convocata per il 12 luglio presso la sede del Pd in via Forlanini a Firenze alle ore 16, appuntamento che “servirà anche ad affinare le posizioni del Partito Democratico della Toscana”, spiegano Ferrucci e Naldoni, in vista dell’incontro che si terrà presso la sede del Consiglio Regionale il 19 luglio con Consiglieri Regionali e responsabili sanità del PD di varie regioni d’Italia, e in vista della Conferenza Programmatica del Pd toscano in programma il 20 luglio.
Ivan Ferrucci è il nuovo segretario del Partito Democratico della Toscana



Ferrucci ha 45 anni. Vive a Calcinaia, in provincia di Pisa. E’ sposato e ha due bambini. E’ stato il segretario provinciale di Pisa del Partito Democratico dalla sua fondazione e fino al 2010. Dal 2003 al 2009 è stato consigliere provinciale a Pisa. E’ consigliere regionale dal 2010, eletto dopo avere partecipato alle primarie istituzionali del 13 dicembre 2009. Fa parte della commissione lavoro e sviluppo economico e nel partito regionale negli ultimi tre anni ha ricoperto la carica di responsabile del dipartimento economia e lavoro. Un impegno che gli consente di operare nelle istituzioni mantenendo il contatto diretto con i lavoratori, gli imprenditori – sia quelli storici che i giovani fondatori di start up innovative – i precari ed il mondo della ricerca. In Consiglio regionale in questi anni ha sostenuto molte mozioni e proposte di legge in particolare su diritto al lavoro, crisi aziendali, precariato, tutela previdenziale ed esodati, tutela del territorio, sostegno all’imprenditoria, riqualificazione di aree industriali in crisi, sblocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, funzionalità del servizio postale. E’ primo firmatario di una recente proposta di legge sul sistema cooperativo.
Durante il suo intervento di oggi Ferrucci ha parlato dei prossimi mesi in cui guiderà il partito “caratterizzati da due elementi: la preparazione della fase congressuale e le scadenze del governo regionale”.
“Il governo nazionale sta prendendo alcuni provvedimenti importanti – ha detto Ferrucci – e dalla Toscana gli abbiamo presentato un quadro chiaro della situazione economica e sociale della nostra regione su cui chiediamo un intervento: maggiori risorse per gli ammortizzatori sociali; scongiurare l’introduzione dei ticket sanitari nel 2014 così come erano stati previsti dalla Finanziaria Berlusconi; la situazione del gruppo Finmeccanica e della siderurgia; le risorse per l’occupazione giovanile su cui la Regione sta già intervenendo con fondi propri attraverso il pacchetto ‘Giovani sì’; i pagamenti dello Stato e della pubblica amministrazione alle imprese; provvedimenti per la piccola e media impresa”.



Parlando ancora di governo regionale Ferrucci ha citato “alcune scadenze ineludibili in Toscana: legge urbanistica, infrastrutture, economia e lavoro, legge elettorale”.
Ferrucci ha poi annunciato due appuntamenti di partito da tenersi nelle prossime settimane: una conferenza programmatica entro la fine di luglio e un seminario sul riassetto delle funzioni istituzionali a settembre.
Ancora sul fronte dell’attività del partito Ferrucci ha annunciato che nominerà “una segreteria snella e unitaria: un lavoro collegiale finalizzato a un congresso unitario. Io stesso non sarò da ostacolo alla ricerca di una candidatura condivisa: proprio per questo dico fin da subito che sono disposto a fare un passo indietro e lo stesso chiedo agli altri per favorire un percorso unitario”.
Infine il ringraziamento di Ferrucci al segretario uscente Manciulli: “Se oggi siamo il punto di riferimento in tutte le istituzioni e nella società toscana è anche merito di chi ha guidato il partito in questi anni”.
Ivan Ferrucci è il nuovo segretario del Partito Democratico della Toscana



Ferrucci ha 45 anni. Vive a Calcinaia, in provincia di Pisa. E’ sposato e ha due bambini. E’ stato il segretario provinciale di Pisa del Partito Democratico dalla sua fondazione e fino al 2010. Dal 2003 al 2009 è stato consigliere provinciale a Pisa. E’ consigliere regionale dal 2010, eletto dopo avere partecipato alle primarie istituzionali del 13 dicembre 2009. Fa parte della commissione lavoro e sviluppo economico e nel partito regionale negli ultimi tre anni ha ricoperto la carica di responsabile del dipartimento economia e lavoro. Un impegno che gli consente di operare nelle istituzioni mantenendo il contatto diretto con i lavoratori, gli imprenditori – sia quelli storici che i giovani fondatori di start up innovative – i precari ed il mondo della ricerca. In Consiglio regionale in questi anni ha sostenuto molte mozioni e proposte di legge in particolare su diritto al lavoro, crisi aziendali, precariato, tutela previdenziale ed esodati, tutela del territorio, sostegno all’imprenditoria, riqualificazione di aree industriali in crisi, sblocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, funzionalità del servizio postale. E’ primo firmatario di una recente proposta di legge sul sistema cooperativo.
Durante il suo intervento di oggi Ferrucci ha parlato dei prossimi mesi in cui guiderà il partito “caratterizzati da due elementi: la preparazione della fase congressuale e le scadenze del governo regionale”.
“Il governo nazionale sta prendendo alcuni provvedimenti importanti – ha detto Ferrucci – e dalla Toscana gli abbiamo presentato un quadro chiaro della situazione economica e sociale della nostra regione su cui chiediamo un intervento: maggiori risorse per gli ammortizzatori sociali; scongiurare l’introduzione dei ticket sanitari nel 2014 così come erano stati previsti dalla Finanziaria Berlusconi; la situazione del gruppo Finmeccanica e della siderurgia; le risorse per l’occupazione giovanile su cui la Regione sta già intervenendo con fondi propri attraverso il pacchetto ‘Giovani sì’; i pagamenti dello Stato e della pubblica amministrazione alle imprese; provvedimenti per la piccola e media impresa”.



Parlando ancora di governo regionale Ferrucci ha citato “alcune scadenze ineludibili in Toscana: legge urbanistica, infrastrutture, economia e lavoro, legge elettorale”.
Ferrucci ha poi annunciato due appuntamenti di partito da tenersi nelle prossime settimane: una conferenza programmatica entro la fine di luglio e un seminario sul riassetto delle funzioni istituzionali a settembre.
Ancora sul fronte dell’attività del partito Ferrucci ha annunciato che nominerà “una segreteria snella e unitaria: un lavoro collegiale finalizzato a un congresso unitario. Io stesso non sarò da ostacolo alla ricerca di una candidatura condivisa: proprio per questo dico fin da subito che sono disposto a fare un passo indietro e lo stesso chiedo agli altri per favorire un percorso unitario”.
Infine il ringraziamento di Ferrucci al segretario uscente Manciulli: “Se oggi siamo il punto di riferimento in tutte le istituzioni e nella società toscana è anche merito di chi ha guidato il partito in questi anni”.
NEWSLETTER PD TOSCANA N. 14/2013 – 4 luglio
NEWSLETTER PD TOSCANA
N. 14/2013 – 4 luglio
ECONOMIA. TOSCANA. FERRUCCI: “SIA SIGLATO IL NUOVO PATTO PER LO SVILUPPO ENTRO LUGLIO” – Leggi
TNT, FERRUCCI E BORETTI (PD): “NECESSARIA LA MASSIMA ATTENZIONE DA PARTE DELLE ISTITUZIONI, IL GOVERNO CONVOCHI AZIENDA E SINDACATI” – Leggi
“MODERNA, RAPIDA, ECOLOGICA: TRAM…VIA!”: L’INTRODUZIONE DI VALERIO VANNETTI AL CONVEGNO TENUTOSI A FIRENZE – Leggi
IL 12 LUGLIO ASSEMBLEA REGIONALE SUI TEMI SOCIO-SANITARI – Leggi
IL 13 LUGLIO A SAN MINIATO (PI) QUARTA ASSEMBLEA REGIONALE DEI SEGRETARI DI CIRCOLO E DI UNIONE COMUNALE DEL PD DELLA TOSCANA – Leggi
FESTE DEMOCRATICHE. GUARDA L’AGENDA DELL’ESTATE 2013 IN TOSCANA E SEGNALACI QUELLA DEL TUO COMUNE E DEL TUO CIRCOLO – Leggi
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