Lavoro, Ivan Ferrucci: “Una riforma da cambiare.
Sull’articolo 18 ci sarà da lavorare in Parlamento”

Intervento pubblicato da l’Unità-Toscana il 31 marzo 2012.

 

La riforma del mercato del lavoro è una riforma necessaria per la modernizzazione della società, perché, insieme al sistema sociosanitario e all’istruzione, è uno dei tre pilastri dello stato sociale che vogliamo sia migliorato. Uno stato sociale efficiente e inclusivo è la condizione per  una società multiculturale e per essere protagonisti dello sviluppo nella globalizzazione.  

Nell’attuale quadro economico, l’elaborazione di questa riforma ha bisogno della responsabilità e dell’impegno da parte di tutti a ricercare coesione sociale. Per questo penso che sia un fatto importante l’intesa che i sindacati avevano raggiunto sulla modifica dell’articolo 18 e con la quale si erano presentati al confronto col governo. E va inoltre riconosciuto il contributo che i sindacati e le categorie economiche hanno portato sulle politiche attive e sugli ammortizzatori sociali.

La proposta di riforma complessiva che il governo ha comunicato, in attesa dell’articolato che ad oggi ancora non abbiamo, definisce una serie di nuove norme su cui occorrerà confrontarsi per migliorarle, a partire dall’estensione della durata degli ammortizzatori sociali e delle tipologie contrattuali per le quali prevedere il nuovo sistema.
Il passaggio parlamentare dovrà servire a questo, ponendo con forza anche la questione degli ‘esodati’: occorre trovare le necessarie risorse per consentire di andare in pensione agli oltre 300mila lavoratori rimasti a casa senza stipendio.

Anche sull’articolo 18 ci sarà da lavorare in Parlamento. L’ipotesi proposta dal governo, così com’è, non va: deve essere modificata prevedendo la possibilità di reintegro del lavoratore anche per la causa economica.
Per questo condivido le motivazioni dello sciopero sulle pensioni del 13 aprile e delle manifestazioni e presidii delle tante Rsu che si sono svolti in questi giorni nella nostra Regione.

Non possiamo in questa fase ridurre il sistema dei diritti, casomai dobbiamo discutere nel merito come migliorarlo.
Ad esempio, si potrebbe pensare ad una relazione diversa azienda/sindacati come è in Germania, dove le rappresentanze sindacali sono parte della governance aziendale e in quella sede avviene la concertazione delle scelte. Se l’obiezione fosse che in Germania c’è un solo sindacato e in Italia più d’uno, propongo di cogliere l’occasione per una discussione sulle rappresentanze sociali in questo Paese. Una questione che oggi i sindacati, a prescindere dalla riforma del mercato del lavoro, si devono comunque porre per affrontare i cambiamenti della società europea. Così come se la sono posta il sistema delle piccole e medie imprese, che infatti ha dato vita a Rete Impresa Italia, e il sistema delle cooperative, con la costituzione dell’Alleanza delle cooperative.

Mi auguro che nei prossimi anni entrambe le realtà procedano con vere e proprie fusioni che definiranno nuove e autorevoli rappresentanze economiche. Il governo ha una grande responsabiltà: garantire la coesione sociale e impegnarsi perchè tutti concordino sui contenuti della riforma.

 

Ivan Ferrucci
responsabile Economia e Lavoro Pd Toscana

 

Scarica l’intervento in formato pdf