«Il Pd? Mai stato così bene Ma no al partito nel partito», Parrini: nella Cgil qualcuno rischia l’autogol
Intervista di DAVID BRUSCHI su La Nazione – Empoli del 10 maggio 2015
«PER CASO qualcuno pensa che con governi instabili messi sotto scacco da chi rappresenta lo zero virgola qualcosa sia facile rilanciare gli investimenti e ridurre tasse, burocrazia, corruzione e sprechi?» Ecco: non dite a Dario Parrini che alla fine, dopo tante polemiche e tanti strappi, di questa riforma elettorale agli elettori frega più o meno il minimo sindacale. Perché lui, influente segretario regionale del Pd, reduce dal voto parlamentare con cui Matteo Renzi ha portato a casa l’Italicum, su questo punto non ammette repliche.
Proprio sicuro che questo risultato sia così importante?
«La Germania ha avuto 22 governi in 66 anni, la Spagna 12 in 38 anni, il Regno Unito 16 in 70 anni. Noi 63 in 69 anni. Pensiamo che il nostro pluridecennale declino socio-economico non abbia niente a che fare con questa precarietà-record della politica?».
Ma la riforma elettorale non porta mica posti di lavoro…
«La riforma elettorale non è la cosa più importante. Ma certamente è un primo passo indispensabile per rendere più equi i nostri assetti sociali ed economici».
Può darsi. Ma in che modo?
«Abbiamo mandato un messaggio chiaro a chi può venire da noi a investire e creare posti di lavoro: non siamo più il Paese in cui un vortice di veti e controveti porta regolarmente a non decidere nulla».
Con un rischio molto grande. Che con questo forte premio di maggioranza, il 20% dei cittaddini decida gli equilibri di governo per la bellezza di cinque, lunghi anni. Non è un po’ troppo?
«Lo sarebbe se non ci fosse il ballottaggio. Invece, a conti fatti, non ci sarà mai un partito che prende 340 deputati con meno del 40% dei voti. Mi sembra ragionevole».
Ed è ragionevole che Renzi abbia prima assicurato che le riforme si fanno con le opposizioni e poi approvato l’Italicum senza opposizioni e senza il voto di una settantina di deputati della maggioranza?
«Ma guardate che questa riforma è stata fatta con le opposizioni. E’ la stessa riforma che Forza Italia ha votato al Senato. Di quel testo alla Camera non è stato cambiato niente. E’ Forza Italia che ha cambiato idea, ma solo per spirito di rivalsa dopo l’elezione di Mattarella».
Eppure nel Pd cresce la fronda al segretraio. Sicuro che lo stato di salute del partito sia buono?
«Un partito sta bene se fa le riforme. E noi abbiamo fatto quella della scuola, del lavoro, della legge elettorale. Ecco perché il Pd non ha problemi di alcun tipo. In un partito è normale che ci sia una minoranza che pungola la maggioranza e la spinge a correggersi. Non è normale, invece, che ci sia un’opposizione, o un partito nel partito, che arriva persino a negare al fiducia al governo».
Alla fine la vera opposizione al Pd è quella della Cgil. Con la quale anche a Empoli, in occasione del Primo Maggio, sono volati colpi quasi proibiti…
«Venerdì scorso ho partecipato a due cortei del Primo Maggio: prima a Empoli e poi a Castelfranco. La presenza di tante bandiere Pd mi ha riempito di orgoglio. Tra Pd e Cgil deve esserci un rapporto di autonomia e rispetto reciproco. Si può dissentire senza incorrere in eccessi polemici».
Ma lei è fra quelli che pensano che la Cgil, anche a livello locale, si stia muovendo più come un soggetto politico che come un sindacato?
«Penso che il tentativo di trasformare la Cgil in un para-partito di opposizione, portato avanti da Landini, sia un autogol soprattutto per la Cgil. In questo secondo me ha ragione la Camusso».