Fiaccolata Arezzo-Donne, il commento di Erika Falsini
“Non c’è carceriere che possa voltare le spalle tranquillamente al suo prigioniero. Non c’è prigioniero più irriducibile della Donna”.
Sono queste le parole che Adriano Sofri scriveva i primi mesi dell’anno su Repubblica e forse ogni Donna ha provato a sentirsele sue. Si perchè in quest’Italia sono due le cose assolutamente certe: la mancanza di crescita, quella culturale soprattutto, e la violenza, quella sulle donne però.
Che mai la prima rinnovi l’altra?
Bollettini di morte, trattasi di uxoricidi, trattasi della necessità, vista la moltitudine, di servirsi del coniato “femminicidio” a calacare una realtà che il termine in versione maschile non riusciva a soddisfare più, vista la prepotenza della fenomenologia della barbarie: troppe donne uccise per mano maschile, troppe davvero in
Italia visto che la statistica più ottimista è una ogni tre giorni. Toppi Uomini che odiano le Donne.
Se davvero, come gli osservatori internazionali ci fanno notare, le Donne fossero considerate anche solo per un attimo non un “semplice” genere, ma una delle tante etnie o minoranze religiose, a nessuno stonerebbe parlar di persecuzione ad oltranza, di lento e progressivo tentativo di riduzione del numero. E questa è un’attività intergenerazionale: siamo clementi se partiamo dalla storie dei padri padroni con la rudimentale schivizzazione della femmina, per scivolare a quelli di seconda generazione colti di sorpresa mentre le Donne emancipavano i loro diritti, così che si possa arrivare ai nostri giorni dove attivissimi sportivi dell’esercizio dell’umiliazione dentro le mura domestiche sono “gli umoni comuni”, anche ometti “per bene”, quelli che i giornalisti appellano “gli insospettabili” e che non necessariamente son quelli del “quartiere popolare”.
E dove stanno, in tutto questo, l’attenzione e la rivendicazione delle Donne? Dove sta la loro rinomata “autodifesa militante”?
Sta nelle richieste di soccorso alle forze armate, sta nelle confidenze fatte alle persone più vicine, sta nei libri fiume pubblicati con coraggio, sta negli ambulatori medici che rivelano la violenza e ne fanno statistica manifesta, sta nei centri di accoglienza per le giovani donne,spesso madri, sta nelle piazze quando sono a migliaia, sta nei tavoli politici quando non arretrano, sta nel loro impegno di famiglia, sta nella loro professionalità che non cede a ricatti, sta nelle testimonianze a viso aperto nei media, nelle scuole, sta nelle quote rosa come ad esser rappresentate e rappresentative “per sbaglio”, sta nella capacità sempre e comunque di resistere. Perchè, alle Donne, spesso si chiede di riununciare, di fare un passo indietro. Ed è come se rinunciassero due volte. Due volte tanto per intendersi.
Se altrettanto si chiede loro di denunciare l’abuso, allo stesso modo si pretende uno sforzo doppio. Ed è profondamento ingiusto poi ignorarlo. Non è da società civile, civicamente matura. Possono anche non sottostare alla violanza, decidere di ribellarsi correndo rischi altissimi, ma poi non possono esser lasciate sole
dalle Istituzioni e dal tessuto connettivo della società che abitano responsabilmente. Perchè….figuriamoci cosa si può sperare se si vive nella paura?
E allora che si prenda in carico il disagio maschile, perchè gli Umoni apprendano la necessità di educarsi al rispetto, nella possibilità delle declinazioni dei ruoli e delle loro cooperazioni. Uomini e Donne insieme. E si pretenda e garantisca prima di tutto il rispetto della dignità fisica e di prospettiva di ogni Donna.
Anche per questo il Partito Democratico Provinciale raccoglie favorevolmente, dandone pieno appoggio e partecipazione, l’iniziativa promossa da Pronto Donna- Centro Antiviolenza Arezzo, che si terrà questo prossimo 2 Luglio alle 21.30 e che vedrà la fiaccolata partire da Guido Monaco, in memoria delle Donne uccise, perchè si rinnovi il NO alla violenza sulle Donne: “Mai più, neanche per amore”.
Erika Falsini – responsabile provinciale Politiche di Genere PD Arezzo