F35 e difesa comune: spendere meno, spendere tutti – Intervista a Andrea Manciulli su L’Unità
«La mozione sugli F-35 approvata l’altro ieri dalla Camera è un primo, importante passo che deve portare alla definizione di un nuovo modello di difesa. Per questo, come Pd intendiamo impegnarci nella messa a punto di un libro bianco sulla difesa nazionale che coniughi una strategia di politica estera con la definizione delle spese militari. Solo così si potrà spendere meno e meglio».
Ad affermarlo è Andrea Manciulli, vicepresidente della commissione Affari esteri di Montecitorio, responsabile Europa e Difesa nella segreteria nazionale del Pd. «Le nuove esigenze di difesa – rimarca Manciulli – devono tener conto di un dato geopolitico fondamentale che ci riguarda direttamente: il Mediterraneo è oggi divenuto un’area di profonda instabilità. E l’Italia, assieme agli altri Paesi euromediterranei, è chiamata a farsene carico».
Qual è il segno politico della mozione sugli F35 approvata l’altro ieri alla Camera?
«È quello di un’operazione politica che, sulla base della legge approvata nella scorsa legislatura, attribuisce al Parlamento un potere di indirizzo e di controllo sulle spese militari. Il segno è quello di voler riparametrare le spese e la scelta stessa degli aerei sulla base delle nuove esigenze di difesa e dei maggiori rischi per il nostro Paese. Questo è ilmodo migliore di procedere per costruire una nuova politica di difesa».
Un nuovo modello di difesa. Su quali basi dovrebbe fondarsi?
«Il Pd deve farsi promotore di un maggior rapporto, anche in sede istituzionale, fra la politica estera e la difesa, perché è impensabile comprendere le reali esigenze di difesa se non c’è un chiaro orizzonte strategico dell’Italia e dell’Europa che prenda atto dei mutamenti intervenuti in questi anni».
A cosa si riferisce in particolare?
«Se uno guarda agli ultimi trent’anni, emerge con chiarezza come si sia passati da un’Europa nella quale la frontiera Est era quella più esposta, dal punto di vista dei rischi, alla situazione attuale nella quale il Mediterraneo è diventato la nuova linea di frattura e instabilità. Dubito che si abbia la percezione esatta della portata di questa instabilità: c’è un’area di crisi che dal Medio Oriente – con ciò che accade in Siria e Libano – si estende da un lato alla fascia del Sahel, diventata la nuova area di espansione del terrorismo jihadista, e dall’altro al Maghreb, in particolare per ciò che concerne i precari equilibri nella Libia del dopo-Gheddafi. È evidente che questo scenario cambia radicalmente il nostro bisogno, qualitativo e quantitativo, di politica di difesa. Siamo entrati in una nuova fase in cui la prevenzione e la capacità d’intervento rapido sono gli elementi più importanti di una efficace politica di sicurezza. Per questo l’indagine conoscitiva che dovremo fare è importante. Perché deve preludere – come peraltro hanno fatto altri Paesi – a un progetto di difesa nazionale. In questa direzione va la proposta del Pd di mettere a punto un libro bianco sulla difesa nazionale, che coniughi una strategia di politica estera con la definizione delle necessarie spese militari. Non dobbiamo comprare niente di più di quello che serve, favorendo l’avanzamento tecnologico e una scelta di qualità misurata sui nuovi rischi. Per questo è importante lavorare su due obiettivi… ».
Quali?
«Agire con determinazione per dar vita a un sistema di difesa europeo. Una politica di difesa del Mediterraneo ha corto respiro ed è destinata al fallimento se non c’è un coordinamento tra gli Stati europei che in esso si affacciano. Se c’è un coordinamento, tutti possono spenderemeno e supportarsi reciprocamente per una difesa comune. Il secondo obiettivo a cui puntare è il rilancio di una politica atlantica nella quale l’Europa deve assumere un ruolo centrale, da protagonista in ambito Nato, tanto più necessario di fronte al fatto che gli Stati Uniti stanno spostando sempre più il loro interesse strategico verso il Pacifico».
Quale sarebbe questo ruolo centrale dell’Europa in termini di sicurezza e di politica di difesa?
«Il ruolo di presidio del Mediterraneo. Non è un caso che su questi temi si concentrerà il Consiglio europeo di dicembre dedicato ai temi della Difesa. Unappuntamento di straordinaria importanza a cui l’Italia deve arrivare con idee e proposte ben chiare».