Digitale terrestre, a rischio decine di aziende
televisive in Toscana

Firenze –  “Il digitale cambia la tv”. Questo il titolo di un incontro che si è svolto questa mattina a Firenze organizzato dal gruppo consiliare e dal Partito democratico toscani. Ma il digitale terrestre, da tecnologia che apre scenari e opportunità tutti nuovi, in Toscana, rischia di provocare un certo scompiglio nell’emittenza locale, con ripercussioni anche gravi sia sul pluralismo che sui livelli occupazionali.

Queste preoccupazioni sono state al centro dei relatori: il presidente della Commissione Cultura e informazione del Consiglio regionale, Nicola Danti, il capogruppo Vittorio Bugli, il segretario regionale Andrea Manciulli e il deputato ed ex ministro Paolo Gentiloni.

Presenti molti operatori e imprenditori dell’emittenza locale che hanno anche preso la parola per raccontare le loro esperienze e proporre soluzioni alle questioni che si presentano con il passaggio al digitale. In gioco ci sono le frequenze, che per la Toscana– secondo quanto prevede il piano nazionale del governo – penalizzano fortemente l’emittenza locale anche in considerazione della vendita di 9 canali alla telefonia mobile. Quindi si tratta di capire quanti sono i canali per operatori di rete che il governo dovrà distribuire in base a una classifica redatta sulla scorta di alcuni criteri: il patrimonio; il numero di dipendenti con contratto a tempo indeterminato; la copertura della popolazione; l’anzianità dell’emittente.

«Parliamo di una realtà importante – ha spiegato Nicola Danti – In Toscana ci sono una quarantina di emittenti, molto seguite per il loro palinsesto di informazione locale, per un servizio, quindi, che altri non offrono. Parliamo quindi di 40 imprese che dovranno fare i conti con la fatidica scadenza che non è ancora definita e che potrebbe essere anticipata a fine 2011 per il passaggio al digitale, un’innovazione che va sostenuta come si sostiene l’innovazione tecnologica delle altre imprese toscane. Certo – ha aggiunto Danti – il digitale è una grande opportunità, ma questa “rivoluzione”, se non accompagnata e gestita bene, rischia di provocare gravi danni al pluralismo e all’occupazione. Inoltre, in alcune zone della regione, in particolare quelle montane, ci sarà il rischio di un vero e proprio black-out televisivo se non si fa chiarezza sulla gestione degli impianti di ripetizione del segnale e sugli investimenti».

Danti ha anche ricordato che, sul fronte Regione, le cose si stanno muovendo: già nell’ottobre scorso il Consiglio ha approvato all’unanimità un documento e ora la Giunta sta elaborando una specifica normativa che probabilmente tratterà di “misure di sostegno al sistema radiotelevisivo per il passaggio al digitale” e sui cui è aperto un confronto con tutti.

Cosa può fare la Regione per rispondere ai diversi problemi? E’ stato il capogruppo del Pd, Vittorio Bugli, a indicare un percorso istituzionale e di confronto.

«Dobbiamo riportare la questione in Consiglio – ha detto Bugli – aggiornandola perché ora è il momento di fare un’azione stringente nei confronti del governo per chiedere i cambiamenti necessari a consentire un passaggio indolore al digitale. E dobbiamo impegnarci per portare su questa posizione anche le altre Regioni interessata e la stessa Conferenza delle Regioni. E’ una battaglia utile e importante. Noi, come Pd, ci siamo e ci crediamo».

«L’impegno per l’emittenza locale è un impegno che prendiamo non solo per voi, ma per tutti i cittadini – ha spiegato Andrea Manciulli, rivolgendosi alla platea di operatori del settore –. Perché si tratta di una questione di qualità democratica, di rappresentanza nella nostra società, di un settore che svolge un servizio prezioso ed insostituibile di informazione nel territorio, anche per la politica».

Infine, Paolo Gentiloni, che è anche presidente del Forum nazionale Informazione e telecomunicazioni del Pd su, ha fatto il punto sulla situazione ricordando che «la partita non è ancora chiusa e che le Regioni possono esercitare un ruolo che la stessa Costituzione prevede».

«In particolare c’è da rispettare la legge che prevede l’assegnazione delle frequenze nazionali e regionali nella misura, rispettivamente, di 2/3 e 1/3, facendo passare un’interpretazione giusta che non penalizzi le tv locali. Ci sono i presupposti – ha concluso Gentiloni – per vincere questa battaglia e noi ci faremo sentire».