Concluso il primo ciclo di seminari regionali sul referendum costituzionale. Nota e fotogallery
5 marzo 2016 – Terza ed ultima tappa della campagna formativa del PD toscano in vista del prossimo referendum costituzionale.
Dopo i seminari di Firenze e Pisa, dirigenti e amministratori dell’area vasta sudest della Toscana – dai sindaci ai consiglieri comunali e regionali – si sono ritrovati a Siena per ascoltare il professor Massimo Rubechi, docente di diritto costituzionale all’Università di Urbino, allievo di Augusto Barbera, stretto collaboratore del ministro Boschi.
Rubechi prima di spiegarne i punti salienti alla platea, ha ricordato come la riforma tocchi la seconda parte della costituzione, quella organizzativa, e che numerosissimi sono stati nei decenni i tentativi di modifica. Rubechi ha ricordato che gia’ nel 1951 il costituente Giuseppe Dossetti disse che la configurazione costituzionale non funzionava e che avrebbe funzionato bene solo per uno stato che dovesse prendere poche decisioni.
Conclusioni del segretario regionale Pd Dario Parrini che ha parlato della costituzione dei comitati referendari.
“Battiamoci per il referendum mantenendo vivo il senso della nostra storia migliore, senza sbandamenti minoritari – ha detto Parrini -. I referendum che hanno cambiato la storia d’Italia, quelli sui diritti civili del 1974 e del 1981 e quelli elettorali del 1991 e del 1993, hanno sempre visto affermarsi maggioranze referendarie trasversali agli schieramenti politici: in questi casi votarono nello stesso modo al referendum persone che venivano da scelte politiche diverse e che dopo il referendum continuarono a fare scelte politiche diverse. Per questo noi dobbiamo fare Comitati per il Sì più che Comitati del Pd. Promuovere Comitati in cui il Pd sia protagonista ma non in solitudine. Nei Comitati facciamo largo alla società civile che condivide la riforma. I Comitati siano il simbolo del Pd che si apre, non di un Pd che si chiude in se stesso. E no alle strumentalizzazioni: apprezzo ad esempio molto i rappresentanti di associazioni come Anpi e Arci che hanno sentito il bisogno di esprimere in vario modo riserve sulla scelta dei gruppi dirigenti nazionali delle due associazioni di aderire ai Comitati per il No. Che c’entrano le finalità istituzionali di Anpi e Arci, a cui mi onoro di essere iscritto, con il No e anche con il Sì al referendum? Queste associazioni devono a mio modesto avviso restare autonome dai partiti e continuare a portare avanti obiettivi naturalmente unificanti come la difesa dei valori antifascisti e del ruolo sociale e culturale dei circoli, non possono diventare lo strumento della lotta di uno o più partiti contro un altro partito.” conclude Parrini.