L’Unità parla delle fusioni di comuni in Toscana, articolo e intervista a Dario Parrini

l'unitaL’UNITA’ SABATO 28 NOVEMBRE 2016

“La fusione fa la forza”. La pensa così il Pd toscano che oggi a Montecatini riunisce i

suoi dirigenti e amministratori, ma anche le categorie economiche, per parlare delle

fusioni tra comuni, con l’intervento a fine mattinata del sottosegretario Angelo

Rughetti.

In Toscana, dal 2011 – data della legge regionale in materia – si contano 16 comuni in

cui le ipotesi di fusione sono state sottoposte a referendum tra i cittadini. In metà dei

casi è arrivato il via libera e sono stati istituti i nuovi municipi. Domani e domenica

tocca al referendum per la fusione di Abetone e Cutigliano, provincia di Pistoia.

Tra i nuovi nati in Toscana c’è un primato. Figline-Incisa, provincia di Firenze, è a

tutt’oggi l’unico comune italiano sopra 20mila abitanti istituito con fusione, oltre a

quello di Valsamoggia in Emilia. Riccardo Nocentini, allora sindaco di Figline, è

oggi il responsabile attuazione del programma del PD toscano: “Ci poniamo un

doppio obiettivo: quello delle fusioni, in cui, nella maggior parte dei casi, si mettono

insieme due-tre comuni limitrofi molto integrati, e quello delle unioni, che

rappresentano aree territorialmente più ampie per gestire insieme i servizi, ad

esempio quelli sociosanitari ed educativi, ma anche lavori pubblici e urbanistica”.

Le leggi nazionale e regionale prevedono deroghe e fondi per i comuni che si

“sposano”. Per cinque anni sono liberi dai vincoli del patto di stabilità e quindi hanno

risorse da spendere immediate. Roma poi li finanzia per dieci anni con una cifra pari

al 20 percento dei trasferimenti avuti nel 2010. La regione Toscana stanzia altri

250mila euro per ogni comune per cinque anni. Milioni di euro insomma.

Ma non si tratta solo di piccoli comuni che uniscono le forze. Anche i capoluoghi

iniziano a parlare di allargare i propri confini. Antonio Mazzeo, vicesegretario dem

della Toscana, ha lanciato l’idea di un grande comune dell’area pisana: “Si tratta di

comuni che hanno già sperimentato momenti di collaborazione, come l’approvazione

del regolamento edilizio unificato, o che hanno già ottenuto risultati concreti su scala

sovra comunale, come quelli relativi alla società della salute o ai servizi all’infanzia.

Il passo successivo potrebbe essere quello relativo a un corpo unico di polizia

municipale in grado di gestire meglio e con più efficienza un tema delicato e assai

sentito dai cittadini come quello della sicurezza”.

Si è iniziato a parlare di progetti analoghi anche per Firenze, Siena, Arezzo. E lo

stesso Pd vuole andare di pari passo alla riorganizzazione istituzionale. “Stiamo

costruendo coordinamenti politici di area vasta, per costruire anche all’interno del

partito strategie che superano i confini delle federazioni” dice Mazzeo.

A coordinare la mattinata di oggi a Montecatini saranno il deputato pistoiese Edoardo

Fanucci, vicepresidente della commissione bilancio della Camera, con la responsabile

regionale del Pd per le riforme istituzionali, Maria Federica Giuliani. “È il momento

di agire con fusioni e unioni dei comuni, per migliorare l’efficacia, l’efficienza e

dotare gli enti locali degli strumenti per offrire alle persone servizi migliori a costi

ridotti. Occorre mettere da parte campanilismi e scelte anacronistiche – dice Fanucci –

I Comuni che hanno optato per le fusioni sono riusciti ad abbassare tasse e tariffe,

razionalizzando la spesa e rilanciando gli investimenti”.

“Il prossimo anno saremo chiamati ad esprimerci sulla riforma costituzionale –

ricorda Maria Federica Giuliani – e con essa dovremo confrontarci su assetti nuovi

che vedono tre livelli di amministrazione: quella centrale, quella regionale ed i

comuni. La politica è chiamata oggi ad una riflessione importante sul nuovo ruolo ad

essi attribuito in considerazione delle mutate dimensioni e condizioni dei nostri

territori in questi anni, oltre che ovviamente in un’ottica di revisione ed

ottimizzazione delle finanze”.

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INTERVISTA DARIO PARRINI, UNITA’ SABATO 28 NOVEMBRE 2016

“In tempi di risorse limitate, si può risparmiare garantendo servizi pubblici

migliori, una programmazione più efficace, un aumento degli investimenti

e una riduzione delle tasse”. Il segretario del Pd toscano, Dario Parrini,

sostiene da sempre le fusioni tra comuni ed è contento che se ne discuta

sempre di più.

Tra i sindaci che riscontri trovate?

Ci sono state prese di posizione molto coraggiose e lungimiranti. La

Toscana ha da tempo una legge che incentiva i comuni a unirsi. Nei giorni

scorsi il sottosegretario Luca Lotti proprio dalla nostra regione ha speso

parole importanti sull’argomento.

Come intendete procedere?

Immaginiamo una riorganizzazione istituzionale su più fronti, che non si

fermi ai comuni. Abbiamo già ridotto le Asl creando tre sole realtà

interprovinciali. Puntiamo ad avere soggetti industriali almeno regionali

nell’acqua e nel gas per contenere le tariffe e incrementare investimenti e

qualità dei servizi.

Quali sono i numeri ottimali di popolazione per i nuovi comuni?

Variano a seconda delle caratteristiche socio-economiche e demografiche

di ciascuna area. La soglia minima ottimale è più bassa nei comuni rurali o

montani molto estesi e poco popolati. È più alta in contesti densamente

urbanizzati. Serve un’analisi territorio per territorio. Di sicuro,

specialmente dopo l’abolizione delle province, non è ottimale averne 8000,

di comuni. Per le ragioni ben illustrate sul vostro giornale da due esperti

come Alessandro Petretto e Carlo Fusaro.

La decisione finale spetta ai cittadini con i referendum e dovrete

convincerli che mettere da parte le logiche di campanile conviene…

Le imposizioni sono sbagliate. Le fusioni non si calano dall’alto. Si fanno

se i cittadini le ritengono in linea con un bisogno vero della comunità.

Penso che il Pd, nei circoli e con i propri sindaci, debba favorire una

discussione approfondita e documentata. Un’analisi rigorosa farà

emergere, per esempio, che non ha senso l’equazione fusione uguale

mortificazione delle identità territoriali. È vero il contrario: da

un’ottimizzazione degli assetti istituzionali le identità locali possono uscire

positivamente rafforzate.

Alcuni vantaggi in concreto?

Sfruttando le economie di scala e la possibilità di usare in maniera più

efficiente il personale, si possono dare gli stessi servizi spendendo meno, o

più servizi a spesa invariata. Ci sono benefici indubbi in termini di

investimenti, di pressione fiscale, di efficacia programmatoria, di

semplificazione burocratica. Si può ristrutturare il back-office senza tagli

al front-office.

E del progetto delle macroregioni cosa pensa?

Si può discutere del come. Ma che vadano aggregate e ridotte di numero è

indubbio. Una macroregione dell’Italia centrale sarebbe un grande

beneficio per i cittadini e per le imprese di questo  pezzo d’Italia. Con

l’onorevole Morassut ho presentato un ddl in tal senso assai prima che

questa discussione cominciasse. Sono molto felice che oggi sia una

questione ampiamente dibattuta.

Un progetto così ambizioso non rischia di rimanere sulla carta?

Di ogni riforma bisogna sempre valutare l’utilità e la fattibilità. Queste

riforme sono sia utili che fattibili. Il problema è solo di volontà politica. E

già più volte abbiamo dimostrato che non ci tiriamo indietro di fronte alle

sfide.