Festa Pd Firenze, dibattito su religioni, moschea e libertà di culto: “La politica ha bisogno di scelte coraggiose”
“Sappiamo che è nostro diritto costruire la moschea ma prendiamo atto della realtà culturale del nostro paese, e allora stiamo cercando di portare avanti un percorso partecipativo con la cittadinanza e di lavorare per creare una nuova cultura che trasmetta la realtà della società del 2012 e non quella di 50 anni fa”.
Così l’imam e presidente dell’Ucoi Izzedin Elzir si è espresso al riguardo della realizzazione a Firenze della moschea durante l’incontro organizzato alla Festa Democratica in corso al parco delle Cascine di Firenze che aveva a tema, appunto, “Religioni, libertà di culto e moschee” a cui hanno partecipato insieme all’imam Don Andrea Bigalli, Ugo Caffaz, in rappresentanza della comunità ebraica di fiorentina, e il sindaco di Colle Val d’Elsa Paolo Brogioni, venuto a raccontare l’esperienza del suo comune che in questi anni ha vissuto lo stesso dibattito sulla realizzazione di una moschea. Un momento di confronto di stretta attualità, moderato dalla segretaria provinciale dei Giovani Democratici di Firenze Diana Kapo.
Izzedin Elzir ha ricordato che sono 30mila i mussulmani in provincia di Firenze e quanto la nostra società sia “ormai multietnica, multiculturale e multireligiosa. E molti sono stati i tavoli di dialogo interculturale e con la società civile a cui abbiamo preso parte nella direzione di quel percorso partecipativo e di informazione che stiamo perseguendo. Perchè – ha detto Elzir – pur sapendo che la volontà di costruire una moschea a Firenze è un diritto tutelato dal dettato costituzionale, capiamo che non è facile vincere le resistenze culturali. Quindi da parte nostra c’è tutta la sensibilità per fare i passi necessari in modo condiviso e non vogliamo che un nostro diritto danneggi gli altri. La nostra speranza e che la politica vada oltre la campagna elettorale: purtroppo viviamo sotto una campagna elettorale permanente e chi amministra spesso tiene troppo in considerazione le percentuali di gradimento. Le scelte coraggiose vengono fatte da chi ha veramente voglia di governare”.
Dello stesso avviso Don Andrea Bigalli che ha parlato di una politica “che deve avere il coraggio di pre-correre la realtà del tempo forte dei principi sicuri a cui fa riferimento”. Don Bigalli ha parlato della moschea come strumento di coesione sociale: “Se la Costituzione italiana parla di una libertà religiosa di fondo questo si traduce anche in libertà di culto. Allora, forti dell’idea che una moschea non è soltanto un luogo dove si prega ma un luogo attraverso cui si aggrega, si costituiscono reti sociali, si mettono le persone in condizioni di vivere una solidarietà di base, credo che sia fondamentale che si abbia il coraggio di farle fare, anche contro quella che potrebbe essere la difficoltà presente nella cosiddetta pubblica opinione. Questo anche perché tutto sommato dove ci sono non si sono mai avuti problemi di ordine pubblico legato alla moschea. Rientrando in ambito cattolico, non si troverà mai una riga contro la possibilità di costituire un luogo di culto adeguato e significativo all’interno delle nostre città perché se si contesta la libertà religiosa degli altri è inevitabile mettere in discussione quella legata alla propria dimensione religiosa”.
Ugo Caffaz, che ha esordito ricordando che “come ebrei abbiamo una esperienza storica di esclusione e di mancanza di luoghi di culto che abbiamo superato solo in tempi relativamente recenti con l’emancipazione”, ha sostenuto che con le resistenze a far costruire la moschea “si sta rallentando un processo che non è più arrestabile”. “Secondo me – ha detto Caffaz – ci sono degli articoli della Costituzione da rivedere, l’articolo 3 ad esempio dovrebbe limitarsi, in modo più diretto, al ‘tutti i cittadini sono uguali’, senza le specificazioni di razze o religioni. Tutti dobbiamo essere uguali senza pre-condizioni”.
Il Sindaco di Colle Val d’Elsa, sulla scorta del dibattito svilluppato in questi anni nella sua città, ha sottolineato quanto sia “importante che una moschea sorga all’interno del centro urbano e non in zone periferiche proprio affinchè possa essere un luogo vissuto e partecipato, evitando il rischio di ghettizzazione”.