Licenziamenti Camp Darby, interpellanza urgente dei deputati Pd al ministro della Difesa

E’ stata depositata l’interpellanza urgente promossa dai parlamentari pisani Maria Grazia Gatti e Paolo Fontanelli, e sottoscritta da più di 30 deputati del Pd, sulla vicenda dei licenziamenti alla base di Camp Darby. L’interpellanza è centrata sulla preoccupazione per i lavoratori civili della base, richiama anche la denuncia dei sindacati sulla scorrettezza nelle procedure seguite e chiede al governo italiano di intervenire per favorire una soluzione che salvaguardi i lavoratori di un confronto reale con i sindacati e le istituzioni.

Di seguito il testo:

Al Ministro della difesa – per sapere – premesso che:

il 15 febbraio scorso gli interroganti hanno presentato un atto di sindacato ispettivo, n. 5-06165, con il quale richiamavano l’attenzione del Ministro sulla difficile situazione dei 67 dipendenti civili italiani impiegati nella base militare statunitense di Camp Darby (Pisa);

a inizio anno, infatti, a seguito della ridefinizione dell’organico delle installazioni militari statunitensi dislocate in Italia, è stato deciso il “declassamento” della struttura pisana, da comando autonomo a guarnigione “satellite”, con conseguente taglio del personale; i rappresentanti militari statunitensi della base di Camp Darby, avevano affermato che il personale civile italiano sarebbe stato dichiarato in esubero ma avrebbe potuto messere ricollocato nella nuova base di Dal Molin, a Vicenza;

tale scelta era stata contestata dai lavoratori, dalle rappresentanze sindacali e dalle istituzioni locali che, al fine di evitare lo sconvolgimento della vita professionale e familiare dei 67 lavoratori italiani, hanno immediatamente sollecitato: adeguati incentivi all’esodo sull’esempio di procedure già utilizzate negli anni precedenti nelle basi militari di Sigonella; il reimpiego delle posizioni in esubero per attività logistico/manutentive date in appalto esterno; la possibilità di rendere volontario e favorito da incentivi il ricollocamento presso la base militare di Dal Molin;

attualmente, la situazione è ancora più grave di quella descritta alcuni mesi fa, poiché i contatti con i rappresentanti civili e militari statunitensi non hanno, purtroppo, dato alcun frutto e, a quanto risulta agli interroganti, la procedura di riduzione del personale si sta compiendo mediante l’inoltro, per alcuni, delle comunicazioni di trasferimento e, per altri, delle lettere di licenziamento (la cessazione del rapporto è previsto per il 30 settembre prossimo);

la procedura è considerata scorretta dalle OO.SS. in quanto ha scavalcato l’obbligo di un loro coinvolgimento come previsto dalla legge 223/91, ignorando quindi la normativa italiana, che, tra l’altro, anche l’ambasciatore USA Thorne aveva dichiarato di voler considerare in una sua lettera alle istituzioni pisane.

il futuro dei 67 lavoratori (ora 55 dopo la ricollocazione di 12 unità) e delle rispettive famiglie sembra dunque più fosco che mai, dato che l’alternativa cui sono sottoposti è tra il licenziamento – tra l’altro, a causa della particolare natura del rapporto di lavoro, non supportato dalle classiche forme di ammortizzatori sociali spettanti ai dipendenti, ma dall’indennità di mobilità in deroga – e un trasferimento che per molti di essi rappresenta un’ipotesi quasi impossibile da realizzarsi a causa delle situazioni familiari che vedono, in molti casi, figli che frequentano le scuole del territorio pisano e coniugi con impieghi stabili nella medesima area;

gli interroganti si chiedono se sia stato fatto tutto il possibile per tentare di attenuare la portata delle conseguenze dovute alla ristrutturazione delle basi militari statunitensi in Italia, che comporterà dannose ripercussioni su un territorio, come quello pisano, segnato da una serie di crisi aziendali di rilevante portata e condizionato da un contesto nazionale caratterizzato da una congiuntura economica fortemente recessiva:

se non intenda adoperarsi con la massima sollecitudine, vista la delicatezza della vicenda sommariamente descritta in premessa e le drammatiche conseguenze che essa può generare, al fine di porre in essere tutte le iniziative necessarie ad avviare un reale e corretto confronto, con i sindacati e le Istituzioni Locali, che permetta di valutare soluzioni alternative a quelle sin qui prospettate, evitando ai lavoratori coinvolti di subire la perdita del posto del lavoro o un oneroso trasferimento, non sopportabile in termini umani e professionali.