Maurizio Cei: “Proposte credibili e realizzabili indicando un progetto chiaro”

Il consigliere provinciale Maurizio Cei interviene su alcuni temi della campagna elettorale:

«Nel secolo scorso, quando il nostro Paese ha dovuto vivere periodi di crisi economica paragonabili a quello che stiamo vivendo oggi, l’agricoltura era una dei settori più importanti della nostra economia che garantiva la sussistenza di decine di migliaia di famiglie. In quei momenti difficili chi lavorava nei campi ‘tirava la cinghia’ su tutto ma su una cosa non era disposto a mediare: sulla semina. E lo faceva con la consapevolezza che solo un buon raccolto avrebbe potuto migliorare la propria condizione e garantire la sopravvivenza e lo sviluppo.

Gli anni sono trascorsi e tante cose cambiate, e con queste anche la nostra economia.

Abbiamo vissuto gli ultimi anni nei quali chi ci ha governato, il centrodestra soprattutto ma anche il governo tecnico, ha visto nella scuola, nell’istruzione e nella formazione uno dei settori nei quali tagliare di più la spesa nell’ottica suicida dei tagli lineari adottata come se tutti i settori fossero uguali e fare a meno dell’uno o dell’altro fosse ininfluente.

Stiamo vivendo una campagna elettorale nella quale, come ormai succede da vent’anni, c’è chi pensa che sparandola ogni giorno più grossa si possa recuperare il voto di quegli italiani che, duramente colpiti dalla crisi economica, vivono con distacco e diffidenza questa competizione elettorale.

Credo che faccia bene il Partito Democratico a rispondere a questo concorso di castelli campati in aria e di proposte non credibili e irrealizzabili portando avanti il metodo della chiarezza, della serietà e della competenza.

Perché questo metodo sia vincente sono convinto però che alla chiarezza e alla serietà dobbiamo unire anche la capacità di indicare una strada, di mostrare un modello di società nel quale ci riconosciamo e che proveremo a costruire con proposte serie e ragionevoli.

Una società nella quale non ci siano condoni tombali, per esempio, ma nel quale ci sia una lotta vera all’evasione fiscale nella consapevolezza che se tutti paghiamo le tasse è possibile anche pagarne meno.

Una società e un paese nel quale, tornando alla scuola e all’istruzione, si torni ad investire nell’università, con la convinzione non solo che con la cultura si possa mangiare ma che investire in cultura sia l’unica strada per fare in modo che questo Paese abbia ancora qualcosa da dare da mangiare ai propri cittadini.

Un’università pubblica, che metta al centro gli studenti, che crei finalmente un collegamento reale fra la formazione e il mondo del lavoro. Un’università che non passi continuamente da una riforma all’altra, ma che sappia guardare un pochino più in là dell’oggi o del domani mattina ed essere lo strumento fondamentale con il quale costruire quel modello di società che abbiamo in mente.

Al posto delle idee mirabolanti su imposte da rendere in contanti ai cittadini dobbiamo invece proporre prestiti, borse di studio, incentivi a chi vuole iscriversi all’università ma vive in una famiglia che fatica o non può pagare le tasse universitarie.

PDtoscana_logoNel secolo scorso, passata la crisi, molti figli di quelle famiglie che vivevano del lavoro dei campi ebbero la possibilità di iscriversi all’università e in quel modo migliorare la condizione di vita propria e della propria famiglia.

L’impegno di oggi è fare in modo che le conquiste di ieri non diventino le sconfitte provocate dalla crisi economica e da chi ha creduto che non seminare potesse essere un risparmio».