Primarie,Manciulli: “Se Matteo vuole candidarsi,
ci spieghi il programma per l’Italia”

Intervista al segretario regionale del Pd Toscana Andrea Manciulli – Repubblica, 22 giugno 2012

di Massimo Vanni

Manciulli,  lei è il segretario toscano del Pd, che pensa del dossier berlusconiano su Renzi candidato premier?
«A me la politica fatta di colpi bassi non piace».
Ma secondo lei…
«Questi del centrodestra sono proprio alla disperazione. E pensano ancora alla politica come se fosse un film».
Bersani ha accettato le primarie per aprire le porte del Pd però l’effetto è per ora opposto: scontri e chiamate alle armi da entrambe le parti.
«Credo che il Pd si debba occupare dei problemi reali del Paese, dopo tre anni di crisi non si vede ancora l’uscita. Il governo Monti è partito bene, dopo le amministrative però è tornato Berlusconi e le cose si stanno complicando».
Vede un rischio di elezioni ad ottobre?
«Il Pd sosterrà Monti fino in fondo, chiedendo di correggere le cose che ci sembrano di dover correggere, a cominciare dagli esodati. La gente non sa come arrivare in fondo al mese. E il primo partito di questo Paese si deve occupare del Paese».
Renzi ribatte che deve essere un altro Pd a farlo, perché questa classe politica ha già fallito.
«A differenza sua il rinnovamento non l’abbiamo annunciato ma fatto. E i risultati elettorali sono lì a dirlo. Perché una classe dirigente nuova ha senso se ha un progetto. E invece qui sento un disco rotto che parla di primarie e di regole».
Bersani il progetto ce l’ha?
«Ha detto chiaramente che la via è quella della crescita, in sintonia con Hollande e con le forze che potrebbero vincere in Germania. Il confronto sulla leadership si misura su questo, non assecondando l’antipolitica».
Anche Renzi ha un progetto: se vinco io andate tutti a casa.
«Noto che l’essere contro qualcosa è più forte di tutto. Si accarezza la pancia agli elettori piuttosto che dire cosa si vuole fare peri il Paese. Credo invece che si debba parlare dello Stato sociale che non va smantellato ma riformato per le giovani generazioni. Del lavoro e della giustizia sociale in nome della quale chiedere a chi ha di più di contribuire di più per l’istruzione, l’emergenza abitativa e per i nostri figli».
E il rinnovamento del ceto politico?
«Non basta qualche battuta in tv per essere dirigente. Chi arriverà deve essere più internazionale di chi c’era. La politica deve tornare ad essere fatta con competenza e cultura. Deve avere concretezza, anziché lasciarsi andare agli slogan».
Renzi come Berlusconi di sinistra dunque?
«Macché Berlusconi, però non basta parlare, le cose vanno fatte. E invece abbiamo avuto più sogni che infrastrutture».
Il sindaco non dovrebbe candidarsi?
«Tre anni fa, lo slogan della sua campagna elettorale era “Prima Firenze”. Adesso però lascia Firenze, decide di candidarsi prima di vedere il cambiamento che aveva promesso».
Segretario, cos’è per lei il rinnovamento?
«L’abbiamo fatto: alle ultime elezioni abbiamo visto novità generazionali come Bertinelli a Pistoia e novità politiche come Tambellini a Lucca. Se mettessimo insieme nella stessa stanza tutti i nuovi dirigenti di questi anni sarebbe una foto impressionante. Ma vorrei discutere di quali idee mettere in campo perl’Italia e su questo vorrei confrontarmi serenamente».
A quando le primarie per i parlamentari?
«Prima quelle per il leader della coalizione, poi quelle dei candidati del Pd».
Provincia per provincia con un listino di “fuori quota”?
«Dipenderà dalla legge elettorale. E mi sarei anche stufato di prendere lezioni di primarie da chi non le ha mai fatte. Io l’ho fatte tre volte e sono pronto a mettermi in gioco in ogni momento su tutto il territorio regionale, come ho sempre fatto. Ma rimango convinto che la rappresentanza non possa essere fatta solo da chi vince la competizione locale: Ciampi avrebbe vinto le primarie prima di arrivare a Palazzo Chigi? Perché in politica c’è bisogno di competenze di alto livello che non necessariamente vincono le primarie».