Manciulli: “Il finanziamento pubblico ai partiti
è democrazia ma ci vogliono regole trasparenti”

Intervista pubblicata il 19 febbraio 2012 da la Repubblica Firenze, a cura di Massimo Vanni

 

Diversamente dal sindaco Renzi, il segretario toscano del Pd Andrea Manciulli al finanziamento pubblico dei partiti ci crede eccome. E diversamente dal governatore Enrico Rossi vede nel governo Monti più aspetti positivi che negativi.
Segretario Manciulli, soddisfatti del governo Monti?
«E’ sotto gli occhi di tutti il cambio di stile. Il giudizio è positivo, l’immagine dell’Italia non è più la stessa. Questo non è un governo che è solo comunicazione, come Berlusconi, ma entra nel merito. Una svolta positiva, anche se si può non essere d’accordo su alcune cose».
Per esempio su quali cose non siete d’accordo?
«Sul mercato del lavoro sono perplesso su alcuni punti».
Siamo all’articolo 18.
«Su quello è ancora da capire la proposta. Apprezziamo che la questione, a differenza del passato, non sia stata posta in modo ideologica, ma rimaniamo persuasi che dalla crisi si deve uscire senza perdere di vistai diritti. Ora il Pd deve incalzare sul tema della crescita, il solo risanamento non basta».
Monti non è il governo che sognava?
«E’ evidente che questo non è il governo del Pd, noi vorremmo mia via più sociale di uscita dalla crisi. Una direzione più marcata verso chi ha più bisogno, ma siamo altrettanti convinti che serva uno sforzo di unità nazionale per salvare il Paese».
Si attende che il governo Monti cambi il sistema attuale di finanziamento ai partiti?
«Il finanziamento pubblico credo sia la cosa più trasparente e più democratica che si possa avere. Cambierei solo le regole relative alla trasparenza».
E perché il Pd non pubblica i bilanci?
«Il Pd toscano lo fa già, abbiamo il bilancio on line».
Non le varie federazioni.
«Presto lo faranno tutti. Non trovo però scandaloso che chi viene a votare dia 1 euro, perché col suo voto celo può anche togliere: il Pd toscano ha oltre 900 circoli con bollette, computer, fotocopiatrici. La politica costa in tutto il mondo e basarla sui finanziamenti privati significherebbe esporla agli interessi delle lobby. Oltretutto la farebbe solo chi hai soldi».
Candidati alle primarie e alle elezioni non dovrebbero avere l’obbligo della trasparenza sui singoli finanziamenti ricevuti?
«Credo che sia giusto prevederlo. Se Lusi ha sbagliato deve pagare, ma tutti devono dar conto dei soldi che ricevono».
Perché alle primarie qui vincono solo candidati del Pd?
«Da sole le primarie non risolvono mai tutto e serve comunque la politica per arrivarci. E un partito le vince quando i suoi candidati rispondono alle attese di chi vota».
Un candidato scelto senza primarie, come a Lucca, non è un investimento debole?
«Quando c’è confronto e senso di responsabilità non ho timori. Non dimentichiamo com’è andato a Siena l’anno scorso, ma anche ad Arezzo e Grosseto».
Primarie aperte o con l’Albo come chiede Barducci?
«Se si vuole salvare le primarie si deve analizzare bene pregi e difetti. Ne vedo uno, chi perde le primarie anche in Toscana dà vita alle liste civiche. Ne discuteremo quando cambieremo il nostro statuto: le primarie però sono uno strumento per i cittadini che devono scegliere e non per chi si vuole candidare».
Che aspettate allora a presentare la nuova legge elettorale per la Toscana?
«Lo faremo presto, dalla discussione è emersa l’idea del ritorno ai collegi uninominali e, in subordine, delle preferenze».
E che pensa il Pd di una Regione senza più Province?
«Presenteremo una nostra idea, perché anche superando le Province resterebbe l’esigenza di un livello di governo sovracomunale che decida dove fare l’inceneritore o una nuova strada. E i sindaci devono comprendere che, per il bene della Toscana, si deve decidere insieme, oltre la visione localistica».

 

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