Manifesto “Il Partito Democratico che vogliamo”. La proposta della Toscana al Pd nazionale per una nuova forma partito

image16 gennaio 2016 – La Toscana lancia al Pd nazionale una proposta per la nuova forma organizzativa del partito. Il manifesto “Per costruire il Partito Democratico che vogliamo” è stato presentato oggi nel corso dell’assemblea regionale del PD al vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini. Un tema, quello della forma organizzativa del Pd, rilanciato recentemente da Matteo Renzi e su cui il Pd toscano, primo in Italia, formula una propria proposta dopo la discussione avvenuta negli ultimi quattro mesi in circoli e federazioni.

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Intorno al documento c’è stata una partecipazione ampia e approfondita. Il partito che oggi disegniamo è un partito aperto al capitale di idee che risiede nella società, un partito che fa formazione, che prepara la propria classe dirigente” sintetizza il segretario toscano PD Dario Parrini. “A questo proposito promuoveremo da subito tre appuntamenti sul referendum costituzionale con docenti della materia perché i nostri dirigenti e amministratori abbiano tutti gli strumenti per andare a spiegare le ragioni del sì punto per punto”.

Gli appuntamenti si terranno il 19 febbraio a Firenze con Carlo Fusaro, il 26 a Pisa con Stefano Ceccanti, il 5 marzo a Siena con Massimo Rubechi.

Nel documento, sottolineata “la vocazione maggioritaria del PD, dove coincidano leadership politica e premiership”, si propone“un deciso cambio di paradigma: da partito tradizionale basato sulla militanza attiva e di massa, a partito aperto che valorizza iscritti e simpatizzanti, potenziando quel capitale di relazioni rappresentato dall’albo degli elettori delle primarie. Questo non avviene ancora, nonostante le primarie e i tentativi di apertura all’esterno. E’ necessario attivare nuove modalità partecipative”. In questo modello “il ruolo degli iscritti rimane certamente essenziale rispetto alle attività di organizzazione e tesseramento, ma dovranno anche fungere da elementi di sintesi politica rispetto alle idee e proposte affiorate”.

In un’organizzazione di questo tipo, iscritti ed elettori si integrano. I cittadini che ci votano sono un capitale di competenza. Possono non essere interessati alla militanza attiva, ma sono in grado di apportare un contributo fondamentale con idee e proposte anche innovative” dice il responsabile organizzazione e vicesegretario toscano Antonio Mazzeo.

“Un modello a matrice dinamica, meno autoreferenziale, dove a fianco delle funzioni tradizionali del partito vengono avviati processi di ascolto. Pensiamo a focus group gestiti con metodi partecipativi, dove si discute di un progetto preciso e con un limite temporale definito in particolare sulle scelte dell’amministrazione a livello locale” spiega Riccardo Nocentini, responsabile dell’attuazione del programma per il Pd toscano.

Tra gli altri punti il documento ribadisce la necessità di un’organizzazione territoriale del partito con due nuovi livelli previsti: i coordinamenti di area vasta, dove discutere le politiche di sviluppo di livello regionale, e i livelli sovracomunali per i servizi. “Gli incontri tra i segretari delle federazioni sono già iniziati. Entro la fine di gennaio saremo pronti per dare vita ai tre coordinamenti della Toscana” spiega Mazzeo.

Nel documento viene ribadita la regola “che nessun incarico politico può durare più di due mandati pieni, o tre parziali, senza eccezioni”. Tra le proposte arrivate dai territori, la riduzione dei componenti degli organismi dirigenti affinché “non siano solo deiconsessi di ratifica”, meccanismi di valutazione dei risultati dei circoli, il “crowdfunding”, forma di finanziamento che sfrutta le potenzialità del web per promuovere progetti a cui più persone possono contribuire con somme di varia entità.

 

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