«Flessibilità sì, ma anche da parte delle aziende»

“La politica deve scoprire un ruolo nuovo nei rapporti con le forze economiche. Se siamo nell’attuale crisi, anche nel Comune di Lucca, non è solo per colpa dei mercati finanziari, ma anche per la totale assenza di una politica economica e industriale.
Le istituzioni, quindi la democrazia, non possono essere ancelle povere del mercato. C’è bisogno di una politica, di uno stato leggero, capace di essere garante delle regole e dell’equità sociale all’interno del contesto del libero mercato. Parliamo, per esempio, dei rapporti tra lavoratori ed aziende. Per garantire lavoro e presenza dei capitali sul territorio, dobbiamo chiedere flessibilità sia al lavoratore sia alle aziende (flessibilità che non può più essere precarietà). Cambiare più volte lavoro nell’arco della propria esistenza con la possibilità di essere retribuiti adeguatamente quando si è senza occupazione o avere l’opportunità di riqualificarsi professionalmente è a mio avviso un buon modo per chiedere flessibilità sia al capitale sia al lavoro.
Al lavoratore flessibile però, si deve garantire uno stipendio più alto. E’ una sfida che la politica deve impostare, dove possibile, anche a partire dai nostri territori. Possiamo forse immaginare un mondo in cui tutti si lavora a tempo indeterminato per tutta la vita? Sarebbe il mondo ideale, ma oggi porterebbe solo allo stallo ed alla totale disoccupazione giovanile. E’ preferibile un mondo in cui il lavoratore è schiavo e senza diritti? Certamente no, per questo anche dalle aziende è giusto e imprescindibile pretendere flessibilità”.

 

Patrizio Andreuccetti, segretario provinciale del PD di Lucca